SDOTTORATE

Le Sdottorate: l'Europa fatale a Milan e Roma e le troppe amnesie di Paratici

Analisi, protagonisti, curiosità della 27esima giornata di Serie A

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Delle prime quattro vince senza convincere l’Inter, vince (con l’aiutino) la Juventus, perdono le protagoniste di un grande giovedì europeo, Milan e Roma. Scudetto quasi in cassaforte per la squadra di Conte, con +9 sui rossoneri (e il conforto del vantaggio negli scontri diretti) e +10 sulla Juve (che può accorciare a 7 il distacco in caso di vittoria nel recupero contro il Napoli).

COLPACCIO – San Siro ispira evidentemente il Napoli. Contro l’Inter a dicembre giocò forse la sua miglior partita stagionale, meritando di vincere (ma alla fine perse e perse anche per infortunio Mertens). Ieri contro il Milan sono arrivati dal destro strozzato di Politano (il suo piede sbagliato…) tre punti fondamentali per riprendere a sognare di agganciare un posto Champions.

BUCHI & MAGIE – L’Ottovolante nerazzurro che lancia l’Inter verso lo scudetto arriva da una delle prestazioni più deludenti della squadra di Conte. Un’ora orribile (soporifera, ad essere buonisti…), due clamorosi buchi difensivi sempre su calcio fermo: quello che porta Lyanco a colpire il palo nel primo tempo e quello che regala a Sanabria la palla del momentaneo pareggio. Poi la magia che decide la partita: il cross al bacio di Sanchez (complimenti alla scelta di non cambiare - come quasi sempre - il cileno con l’argentino…), il movimento e il colpo di testa di Lautaro Martinez per il gol del 2-1. Vittoria ancora nel segno della Lu-La, almeno sul tabellino dei marcatori. Perché Big Rom in effetti, rigore a parte, a Torino non si è proprio visto… Una bella mano al sogno tricolore dei nerazzurri arriva qualche ora dopo dall’ex Politano (mai troppo considerato da Conte).

GOL E CARTELLINI – Tre gol (totale alla Juve 95 in 122 partite), sorpasso su Pelè (770 contro 767), il ditino portato all’orecchio in modo provocatorio dopo il tris, come a dire: vi siete permessi di criticarmi? Ecco qui la mia risposta… Detto che ogni juventino di buon senso avrebbe barattato volentieri la tripletta di Cagliari con un gol decisivo contro il Porto, a monte del tris calato in Sardegna rimane la discussione da Bar Sport del lunedì: l’intervento su Cragno sanzionato da un timido Calvarese con il giallo (e avallato da Chiffi in sala Var) era meritevole di espulsione? A nostro avviso sì. Per la cronaca, si era al minuto 14 con Cagliari-Juventus ancora sullo 0-1.

AMNESIE – Nel pre partita di Cagliari-Juventus il direttore generale bianconero Fabio Paratici (Managing Director Football Area, come da gerenza ufficiale della società…) ha snocciolato i numeri dei gol e dei trofei vinti da Cristiano Ronaldo. Si è guardato bene però dal ricordare che l’investimento Cr7 è stato, nell’estate 2018, di 112 milioni (costo del cartellino) più 60 milioni lordi all’anno di ingaggio: moltiplicato per tre fa 180, più 112 arriviamo a 292 milioni totali. Con il rischio che quest’anno (oltre alla figuraccia Champions replicata rispetto al 2019 e al 2020) sfumi - per la prima volta dal 2012 - lo scudetto, evidentemente obiettivo minimo di una squadra-società che lo vince ininterrottamente da nove stagioni. Parlando poi di Kulusevski il dg ha sottolineato come, data la giovane età, siano da metterne in preventivo gli alti e bassi di questo suo primo anno alla Juventus. Kulusevski è un classe 2000. Esattamente come Erling Haaland, il fenomeno del Borussia Dortmund che la Juventus aveva in pugno nel dicembre 2019: bastava, allora, pagare al Salisburgo la clausola rescissoria di 20 milioni (e magari una prebenda al suo procuratore, Mino Raiola). Misteriosamente la Juve mollò Haaland e di milioni, a gennaio 2020, ne investì 35 (più bonus) per prendere dall’Atalanta (e lasciare in prestito fino a fine stagione) Kulusevski. I fatti, finora, parlano da soli… E i numeri, quelli di Haaland, sono i seguenti: 20 gol in Champions dopo le prime 14 presenze. Nessuno, a questo punto, ha fatto meglio. Né Messi né Cristiano Ronaldo.      

TRIPLETTE – Da quattro anni e mezzo un giocatore della Fiorentina non segnava tre gol lontano dal Franchi. Prima della tripletta del serbo Dusan Vlahovic a Benevento l’ultimo a riuscirci era stato il croato Nikola Kalinic nel 5-3 viola a Cagliari il 22 ottobre 2016. La Fiorentina si coccola il bomber classe 2000 che molti vedono come possibile erede di Ibrahimovic e che a questo punto del campionato ha già doppiato (con 12 centri) il bottino dello scorso torneo. Negli ultimi trent’anni sono state 17 in totale le triplette viola in Serie A: 6 a firma Gabriel Batistuta, 2 di Kalinic, una ciascuna per Toni, Mutu, Ljajic, Aquilani, Pepito Rossi, Simeone, Veretout, Federico Chiesa. E, appunto, Vlahovic.

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