VERSO LAZIO-FIORENTINA

Lazio, Sarri: "Problemi non fisici ma di approccio mentale. Luis Alberto? Prima il bene del gruppo"

Il tecnico biancoceleste: "Dobbiamo essere più umili, per diventare una grande squadra bisogna lavorare molto"

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Alti e bassi, continui e ripetuti. L'ultimo ko della Lazio, il poker subito col Verona, ha lasciato però ferite da rimarginare che i biancocelesti hanno provato a curare chiudendosi in ritiro, alla ricerca delle risposte utili per ripartire. Ora arriva la sfida non certo facile con la Fiorentina: "I nostri alti e bassi vanno avanti da un anno e mezzo, soprattutto con le squadre di seconda fascia" ha precisato Sarri nella conferenza della vigilia. "Ci deve portare a delle riflessioni, c'è qualcosa che non va nell'approccio. Ci capita spesso di fallire la terza gara settimanale, ma i dati fisici sono buoni. Probabilmente bisogna lavorare sul piano mentale. La squadra sta dando grande disponibilità e sta lavorando al massimo. Dobbiamo essere più umili, per diventare una grande squadra abbiamo bisogno di lavorare molto".

"Il ritiro? Questo è un momento di riflessione - ha ribadito Sarri - sentendo parlare i ragazzi, andando a scavare abbiamo visto che questi alti e bassi si ripetono da un anno e mezzo e quasi sempre si verificano contro squadre di seconda fascia, ci deve portare a riflessioni e correzioni. Vuol dire che alla base c'è qualcosa di sbagliato negli approcci di certe gare, spesso si verificano alla terza gara. Vedendo i dati non c'è troppa differenza tra prima e terza partita, forse c'è l'abitudine a non tenere le energie nervose per tempo prolungato. Si deve lavorare su questo. La squadra è in un momento di transizione, dobbiamo aspettarci un cambio rispetto al passato ed il passaggio alla nostra idea di calcio: ci vogliono tempo e lavoro". Ipotesi di lavoro da un lato e certezze invece da un altro: "Abbiamo fatto dodici partite e Luis Alberto ne ha fatte otto da titolare, quattro da 40 minuti, faccio fatica a dire che non sta giocando. Poi ci sono dei momenti in cui le necessità del singolo non corrispondono a quelle della squadra, si guarda al collettivo. Resta però un giocatore importante".

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