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Juve, Agnelli: "Il mio futuro alla Juve? Non faccio caso ai rumors"

Il presidente bianconero ospite a un evento milanese torna a parlare dopo mesi di silenzio

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Dopo un periodo di silenzio e di tanti rumors sul suo futuro e sulla sua posizione nel club, oggi il presidente della Juve Andrea Agnelli è tornato a parlare. Ospite di un evento organizzato dal Foglio Sportivo presso lo stadio Meazza di San Siro, il numero uno bianconero ha affrontato diversi temi, in primo luogo quello riguardante il suo ruolo: "Le cose dette e scritte sul mio futuro alla Juve? Non faccio caso ai rumors. Sono sereno, so quello che stiamo facendo e mi sto divertendo, che è la cosa fondamentale”.

Come si diceva Andrea Agnelli non si è poi sottratto alle domande riguardanti la stagione in corso, la prossima finale di Coppa Italia contro l'Inter, il rapporto con Allegri, la querelle SuperLega e, non poteva mancare, la decisione di separarsi da Dybala. Ma ha parlato anche del rapporto con Marotta e del ritorno alla Stadium di Del Piero. Insomma, una confessione a 360°.

Su Allegri è stato perentorio: "Abbiamo un progetto di lungo periodo, sapevamo che quest'anno sarebbe stato difficile e avere rimpianti per la mancata vittoria finale è di buon auspicio per il futuro. D'altra parte chi non vince porta rimpianti. Ci sono stati momenti negativi, quello che fa effetto è che Juventus-Inter ha portato a giudizi diametralmente opposti sulle stagioni delle due squadre."

Adesso l'obiettivo è puntare al terzo posto. Prima però la Coppa Italia contro l'Inter: "La Coppa Italia conta solo se si perde? No, ogni trofeo conta e credo che il più importante in assoluto sia il campionato perché ti dà la fotografia di chi è più forte di tutta la stagione. Quella con più appeal è la Champions League ma ogni titulo conta".

Parole dolci per Dybala. Dolci, ma senza un filo di rimpianto: "Paulo è un grande giocatore, le decisioni sono figlie di momenti. A dicembre se mi aveste chiesto di Vlahovic alla Juventus vi avrei detto che era impossibile... Poi si è scelta un'altra strada e come ha bene detto Arrivabene sarebbe stato offensivo proporre a Dybala un contratto al ribasso. Le risorse sono limitate e si deve scegliere come investirle. In questa visione abbiamo Vlahovic, DeLigt, Locatelli e Chiesa. Fare un'offerta a Paulo non consona al suo livello non sarebbe stato giusto anche per lui che a 29-30 anni deve trovare l'ultimo passaggio".

Un passaggio importante è stato poi dedicato a Marotta, attuale a.d. dell'Inter, e a Del Piero, che qualcuno ha voluto vedere come suo possibile successore in seno alla Juve, specie dopo il ritorno allo Stadium: "Marotta una persona che manca perché gli voglio bene. In quel momento sono state prese decisioni e su di lui fatte riflessioni che all'inizio lo attiravano e poi non più. La società a quel punto aveva preso altre decisioni. Che sia un ottimo dirigente lo dimostra quanto sta facendo all'Inter. DelPiero è sempre benvenuto alla Juve ma ora mi pare abbia una sua vita altrove. Entrare in società significa cambiare stile di vita e in questo momento Alex è molto concentrato su quello che sta facendo e mi sembra sia felice".

Detto questo, non è mancato il capitolo SuperLega e il rapporto con Ceferin: "Con calma e serenità attenderemo il giudizio della Corte europea. I dialoghi sono interrotti ma questo non toglie che dal mio punto di vista rimangano affinità. Non è stato un attacco a Ceferin, il tempo sarà galantuomo. Di certo fa riflettere la veemente reazione delle organizzazioni internazionali su un gruppo di club, alcuni dei quali si sono spaventati. Per sostenere la battaglia giuridica bisogna sentire di avere le spalle larghe".

"La Champions League? Sul formato si può discutere, ma è la Governance che va discussa. Quello di cui non ci rendiamo conto, e non è un tema solo italiano, è che una Superlega di fatto ce l'abbiamo già: è la Premier, perché il talento va dove è meglio pagato. La Premier viaggia a 4,2 miliardi di introiti all'anno - ha aggiunto - La Uefa si aspetta oltre 5 miliardi per il prossimo ciclo della Champions League, quindi questo lascia intendere quale spazio rimane per altri paesi come Italia, Francia o Spagna". 

Infine un commento sulle inchieste che hanno coinvolto la Juve, a partire dal caso Suarez fino alle plusvalenze ("E' stato un anno complicato, ma come abbiamo rispetto per tutti gli organi inquirenti pretendiamo altrettanto. Siamo fiduciosi che l'operato della società sia stato corretto"), e una battuta sul campionato: "Chi lo vince? Beh, con due punti in quattro giornate tutto può succedere. Io spero in un suicidio collettivo: noi ne vinciamo quattro ed è fatta..."

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