LA RUBRICA - SDOTTORATE

Inter efficace, ma brutta | Juve, non è tutto oro

Otto squadre in 6 punti, tre superbomber nel giro di 3 gol...

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Un bel 30 e lode per il Milan che all'Università del San Paolo supera brillantemente l'esame di ammissione al Master Scudetto. Un bel 10 e lode per Ibrahimovic che va in doppia cifra ma che fa preoccupare per quella fitta alla coscia sinistra che lo ha costretto a uscire al minuto 78. Il Milan che vince 3-1 a Napoli stacca gli azzurri e mantiene a distanza di sicurezza Juventus, Sassuolo, Roma, Lazio e Inter, tutte e cinque vittoriose in questa giornata numero 8 di campionato. Con la sconfitta del Verona, rimangono otto le squadre raggruppate in sei punti, dai 20 del Milan ai 14 di Atalanta e Lazio. Nel giro di tre gol, invece, i tre superbomber stranieri delle tre grandi tradizionali del nostro calcio: Ibra guida a quota 10, inseguono Cristiano Ronaldo a 8 e Lukaku a 7.

LEZIONE ALLA SCALA - L'Inter vince, evviva l'Inter. Però c'è qualcosa che sfugge alla logica nella recita del Meazza tra Inter e Torino. Il Toro - già arrivato a Milano privo causa Covid del tecnico Giampaolo e di 4 giocatori (il titolarissimo Lukic, i titolari precari Vojvoda e Gojak e il portiere di riserva Ujkani) - perde nel riscaldamento prepartita il capitano e goleador Belotti e, dopo una manciata di minuti, Verdi. Eppure i granata, ben guidati dalla panchina dal bravo Francesco Conti, impartiscono ai nerazzurri - nella prima ora di partita - una vera e propria lezione di calcio: gioco vario (d'attacco e in contropiede), armonioso e piacevole alla vista, due gol con il corredo di tante azioni pericolose. Zaza imbeccato da un geniale tacco di Meite e Ansaldi dal dischetto fanno 0-2. Poi, due minuti dopo il raddoppio, Rincon perde un pallone sanguinoso sulla trequarti: sugli sviluppi dell'azione Lukaku di testa colpisce la traversa e Sanchez accorcia le distanze in tap in. Passano altri tre minuti: Sanchez si traveste da assist-man e Lukaku firma il 2-2. Saranno poi un ingenuo rigore di Nkoulou su Hakimi trasformato da Lukaku e una zampata a porta spalancata di Lautaro su passaggio-gol del centravanti belga a fissare il 4-2 finale. Pazza Inter. Anche un po' epica? Sarà... Ma sul campo il Toro per due terzi di gara ha spadroneggiato. La differenza sta tutta negli episodi e nella diversa "nobiltà" delle panchine: mentre in casa nerazzurra Conte ha potuto buttar dentro quattro nazionali di grande spessore (Lautaro Martinez, Skriniar, De Vrij e Perisic) e Nainggolan (con un certo Eriksen rimasto a cuccia per 90 minuti...), sull'altro versante Conti (questione non solo di... vocali) ha fatto ricorso a tre ragazzi di buona volontà (Bonazzoli e, nei minuti finali, Edera e Millico). Il tecnico interista, maestro dell'assetto difensivo, ha comunque incassato due reti e sofferto almeno tre-quattro clamorose occasioni da una squadra priva del suo centravanti-bandiera-goleador e del suo ispirato trequartista. Il conteggio delle reti incassate in campionato sale a 13 in 8 partite: ergo, la difesa dell'Inter è soltanto l'undicesima della Serie A. Più o meno la stessa musica in Champions (3 gare, 5 gol sul groppone). Certo, i numeri dell'attacco parlano di 20 centri all'attivo (nessuno ha fatto meglio, soltanto il Sassuolo eguaglia i nerazzurri). Ma questa Inter oggi come oggi non è da scudetto. E questo Toro non merita di stazionare in zona retrocessione. Post scriptum: Conte (o in subordine qualche dirigente dell'Inter) può spiegarci i motivi delle vibranti proteste a fine partita all'indirizzo dei direttori di gara? Grazie.

VITTORIA DI... PIRLO - La Juve (sabato) vince. Evviva la Juve. Partono i peana per una Juventus ritrovata e per un Cr7 ritornato in versione Fenomeno. E Pirlo, pure lui, cambia nel giro di pochi giorni una vocale. Tutto giusto, tutto vero. Forse però sarebbe bene ricordare che a Di Francesco sabato mancavano, sempre causa Covid, tre nazionali, tre pilastri del Cagliari 2020-21: il leader difensivo (Godin), il titolare della fascia sinistra (Lykogiannis) e il leader di centrocampo (Nandez). Con tutto il rispetto, Klavan e Tripaldelli non sono esattamente la stessa cosa...

ROMA CAPOCCIA - Non è in testa alla classifica, ma è l'unica delle 20 squadre di A a non aver mai perso (sul campo) tra campionato e coppe: per Fonseca 7 vittorie e 4 pareggi. Gioco spumeggiante e attacco devastante (senza Dzeko, sei gol nelle ultime due di campionato). Un senso "di squadra" a tutto tondo, nonostante le assenze pesanti dell'ultima sfida (oltre al centravanti bosniaco e ai lungodegenti Zaniolo e Pastore, fuori contro il Parma praticamente tutta la difesa, da Smalling a Kumbulla passando per Fazio e Santon).   

FALSA RIPARTENZA - Forse tutte le colpe per l'andamento lento della Fiorentina non erano di Beppe Iachini. Cesare Prandelli, salutato con simpatia per il suo ritorno a Firenze, parte (anzi, riparte) con il piede sbagliato: il Benevento reduce da 4 sconfitte consecutive sbanca il Franchi. E Improta Riccardo da Pozzuoli, classe '93, firma il suo primo gol in Serie A. Un gol pesante. Un gol da tre punti.

NUOVA DEA - Mancano Caputo e Defrel? Niente paura, il Sassuolo vince al Bentegodi grazie alle magie della B2 (Boga nel primo tempo, Berardi nella ripresa) e a una bella dose di fattore... C, con il Verona di Juric che non demerita e colpisce la bellezza di 4 legni. Nella giornata in cui la Dea nerazzurra forse distratta dai pensieri al Liverpool fa 0-0 a Cesena con lo Spezia, la Dea Fortuna si veste di neroverde. E fa eurosogni di Champions. E' il Sassuolo la nuova Atalanta? 

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