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La consueta rubrica del lunedì del nostro Matteo Dotto
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In attesa di Torino-Milan di questa sera, Antonio Conte si gode per una notte, l’ennesima, la testa solitaria della classifica. Il suo Napoli ha 31 punti, appena uno in meno di quello (alla fine scudettato) dello scorso anno. La vittoria del Maradona è la settima di fila del Napoli su una Juventus che non passa sul Golfo dal marzo 2019 (1-2, reti di Pjanic, Emre Can e Callejon con Ancelotti sulla panchina azzurra e Allegri su quella bianconera). Le sconfitte di Roma, Como e Juve e il pareggio del Bologna allungano una classifica che potrebbe vedere tre squadre in due punti (in caso di pareggio Milan a Torino), in tre (se i rossoneri dovessero perdere) o in un sol punto (se il Milan batte il Toro).
POKERISSIMI - Quinta vittoria di fila per Conte tra campionato e coppe (anche se in realtà sarebbero 4 successi e un pareggio, con il turno di Coppa Italia contro il Cagliari passato ai rigori dopo che al 90’ il risultato era stato di 1-1). La crisetta partenopea di inizio novembre (pareggi casalinghi contro Como ed Eintracht, sconfitta a Bologna) sembra insomma superata. Il pokerissimo è anche quello di Hojlund, che ha già nel carniere 3 gol in A e 2 in Champions. Per inciso, trattasi della sua prima doppietta italiana, non avendo mai realizzato marcature multiple ai tempi dell’Atalanta (stagione 2022-23, 10 centri complessivi di cui 9 in A e uno in Coppa Italia.
AUTOGOL - Tanti i meriti di Conte per la marcia al vertice del Napoli capolista e fresco di scudetto. Ma il tecnico salentino ha anche le sue belle responsabilità per l’ecatombe di infortuni che ha colpito il Napoli. Se non altro per aver parlato troppo e in modo troppo improvvido. Martedì sera 21 ottobre, interno notte nella pancia del Philips Stadium di Amsterdam, è appena finita Psv-Napoli 6-2 e sotto evidente stato di choc Conte affida ai microfoni le seguenti (e deliranti) dichiarazioni: “Mi trovo in difficoltà, 9 acquisti sono troppi…” riferendosi alla campagna mercatara della scorsa estate. Proprio lui, Conte, capace di mollare nel 2013 la Juventus campione in carica perché “non si può andare con 10 euro in ristoranti da 100 euro”. Juve che poi sarà guidata pochi mesi dopo da Allegri alla finale Champions del 2015 con bis due anni più tardi. Sempre Conte ai tempi dell’Inter minacciò di lasciare il club nerazzurro per carenza di rinforzi. Qualche mese dopo arrivò Inzaghi che, come Allegri, conquistò due finali Champions. Ma torniamo agli effetti di quella dichiarazione “olandese”. Tre giorni dopo, il 24 di ottobre, Meret si frattura il metatarso; quindi il 25, calciando un rigore contro l’Inter, De Bruyne si strappa il bicipite femorale destro. Il 13 novembre Anguissa, in allenamento con il Camerun, si strappa il bicipite femorale sinistro. Pochi giorni dopo si ferma Gilmour che decide di operarsi di pubalgia con ritorno in campo a febbraio. Infine, a ridosso della sfida con la Juve, Lobotka accusa un risentimento muscolare al tibiale posteriore sinistro. Cinque ko pesanti (che si aggiungono a quello di Lukaku di inizio ritiro precampionato). Come dire: mal gliene incolse a Conte… Oppure: un bel tacer non fu mai scritto. Ricordiamo per inciso che Napoli è e sarà sempre la patria della scaramanzia…
TRAGI… KELLY - Tante le assenze del Napoli, certo, soprattutto a centrocampo. Ma tante anche quelle nel reparto difensivo juventino. Bremer, Rugani e Gatti, tre centrali. Uno qualsiasi dei tre, ne siamo sicuri, avrebbe fatto meglio dello spaesato Kelly in occasione dei due gol di Hojlund.