CALCIO FEMMINILE

Serie A femminile, Eleonora Goldoni: "Lotto ogni giorno per riprendermi la maglia della Nazionale"

La centrocampista del Sassuolo racconta il passaggio al professionismo: "Per noi è un vero e proprio lavoro che ci impegna h24. È una porta che si apre su un mondo tutto nuovo in via di costruzione"

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Calciatrice, nutrizionista, scrittrice e influencer: Eleonora Goldoni è una delle sportive più conosciute e apprezzate del panorama sportivo nazionale. Nel primo anno in cui la Serie A femminile è passata al professionismo, l'abbiamo incontrata in una delle poche pause tra le sue innumerevoli attività per fare due chiacchiere su di un movimento in continua crescita ed espansione e su una carriera che, a soli 26 anni, è già molto ricca di tappe importanti.

Ciao Eleonora, innanzitutto come stai? Sappiamo di un pre-campionato condizionato da un fastidioso infortunio, ma è da qualche settimana che hai ritrovato campo e continuità

Sì, finalmente sto bene. Purtroppo ho avuto a che fare per tre mesi con un rognoso infortunio tendineo che non mi ha permesso di iniziare da subito con la nuova squadra (il Sassuolo ndr). Ho lavorato tanto con il preparatore e lo staff medico per tornare sul campo. È stato un periodo veramente duro perché l’entusiasmo di iniziare questa annata in un club come il Sassuolo era incontenibile e non poterlo fare fa male. Nonostante questo ho cercato di rimanere ottimista, perché certamente influisce sui tempi di recupero.

Al Sassuolo, ultimo in classifica in Serie A, manca ancora la vittoria in campionato, ma ha bloccato sul pari Juventus e Inter perdendo solo 0-1 contro la Roma. Che idea ti sei fatta di questo inizio di stagione così particolare?

Il campionato è lungo e ogni fine settimana vediamo risultati sorprendenti. La mia squadra è stata completamente rinnovata ed è normale ci voglia un attimo di tempo in più perché si trovino le alchimie giuste. È una squadra di grandissimo potenziale e sono certa che presto riusciremo a esprimermelo in campo portando a casa belle vittorie.

Hai solamente 26 anni ma hai fatto tantissime cose: studiato e giocato in America, studiato canto, danza e recitazione, ti occupi di nutrizione, utilizzi molto i social e non disdegni eventi mondani. Ma cosa vorresti fare "da grande"?

Non saprei da dove cominciare. Ancora non ho un’idea di dove collocarmi perché ho una miriade di progetti per la testa e che sto avviando. Oltre alla passione per la nutrizione e il desiderio di aiutare le persone con le mie conoscenze, mi piacerebbe svolgere un ruolo dirigenziale. In realtà, l’ambizione è quella della libera imprenditoria con la creazione di progetti in giro per il mondo per ragazzi per me molto speciali: bambini senza possibilità economiche, ragazzi con difficoltà motorie, sindrome di down e altre problematiche.
Mi piacerebbe dar loro la possibilità di giocare in vere e proprie squadre e società, svolgere attività lavorative che permettano loro di sentirsi importanti e forti, godendosi pienamente questo meraviglioso viaggio chiamato vita.

Hai dei modelli, nel calcio o fuori dal campo, cui ti ispiri?

La persona che più di tutte vedo come modello di vita è il mio papà. Con lui ho un rapporto speciale: è come se fosse il mio migliore amico, sa tutto di me e io tengo a condividere con lui ciò che sono, faccio, penso e vivo, senza alcuna barriera. È una persona dal cuore enorme e sono grata di essere sua figlia.

Hai vestito la maglia delle Lady Bucaneers segnando tantissimi goal. Cosa ti è rimasto della tua esperienza negli Stati Uniti? Sei pentita di essere tornata?

L’esperienza nel college in America è stata pazzesca. Mi ha completamente cambiata. Sono partita come una ragazzina timida e insicura di sé, e sono tornata come una ragazza estroversa, maturata e con chiarezza in testa. Ho conosciuto persone da tutto il mondo e mi sono approcciata alle loro culture e tradizioni, viaggiato alla scoperta degli Stati Uniti, giocato in strutture, campi, campus da sogno, ho totalmente aperto i miei orizzonti spingendomi oltre quelli che pensavo fossero i miei limiti, scoprendo poi che non c’è limite a ciò che possiamo fare e a chi vogliamo essere. Poter studiare e giocare ad alti livelli con una borsa di studio completa è una grande benedizione. Non sono pentita di essere tornata perché ho desiderato tornare in Italia e portare un po' di quello che ho visto, vissuto e imparato. Ci tornerò sicuramente a trovare amici e visitare nuovi posti.

Proprio come negli USA, finalmente quest’anno la Serie A femminile è diventata professionistica. Quali sono i benefici che a tuo avviso trarrà il movimento? 

Finalmente siamo professioniste! Una porta che si apre su un mondo tutto nuovo in via di costruzione. Le tutele sono maggiori, e spero lo diventino anche gli introiti, l’interesse e il seguito. Alla fine è un vero e proprio lavoro per noi che ci occupa h24, perché anche la vita fuori dal campo è allenamento: alla disciplina, al focus, al miglioramento di sé per quello della squadra. Per questo e tanti altri motivi è giusto che il movimento migliori ancora di più sotto tutte le sue sfaccettature. Un enorme grazie va a chi prima di noi ha tracciato i primi passi per arrivare al professionismo e che purtroppo non ha potuto toccarlo con mano.

L’altra novità è il format del campionato: 10 squadre che si divideranno poi in playoff e playout. Ti piace? 

È un format particolare, avvincente ed entusiasmante. Mi piace sì, anche se mi piacerebbe ancor di più che la Serie A italiana si estendesse a un numero maggiore di squadre.

Hai anche scritto un libro: "Preferisco i tacchetti". Da dove nasce questa idea e… Perché hai preferito proprio i tacchetti ad altri sport?

È un’idea nata dalla casa editrice Mondadori. Io mai avrei immaginato di poter scrivere un libro tanto che inizialmente avevo detto "no" perché non me la sentivo. Successivamente invece ho cambiato idea: ho pensato che magari la mia storia fino a quel momento, o ciò che avrei voluto raccontare, sarebbe potuta capitare nelle mani anche solo di una persona che ne avrebbe potuto trarre una sorta d'ispirazione, sprono, motivazione a rimboccarsi le maniche, a credere nell’impegno, ad apprezzare anche i grandi dolori per rialzarsi, rafforzarsi e lottare per i propri desideri. Ecco che ho deciso di trascrivere tra le pagine la mia storia. I tacchetti… È semplicemente inspiegabile ciò che mi fa provare questo sport. Imparagonabile con altri.

Sui social sei fra le atlete italiane più seguite: come li utilizzi? Ci sono messaggi che ti proponi di lanciare attraverso i tuoi post?

È una grande responsabilità e una enorme opportunità se utilizzata bene. Sono per me uno strumento per fare del bene. Con un semplice video o foto si può arrivare a centinaia di migliaia di persone che non si conoscono. Sono come un enorme megafono, ed ecco che il mio utilizzo è volto a lanciare messaggi positivi, passando da foto di ciò che sono o faccio durante il giorno a video di allenamenti, famiglia o riflessioni. Cerco di portare le persone nel mio mondo, far ascoltare loro il mio cuore e ciò che voglio dire, perché ancora una volta, chissà che ciò che pubblico possa toccare anche solo l’anima di una persona, per me è una grande vittoria. Sono la persona più felice del mondo quando chi mi segue mi scrive, ringraziandomi per ciò che pubblico perché gli ha migliorato la giornata o li ha aiutati a uscire da un periodo veramente buio, ad apprezzare maggiormente un dettaglio della giornata o a ricordare a chi sta loro accanto di essere fortunato. Ecco sono piccole cose, che se moltiplicate possono fare tanto bene, una dopo l’altra.

Segui il calcio maschile? Il Napoli - dove hai militato per due stagioni - sembra imprendibile…

Il Napoli per me quest’anno è grande favorito. Glielo auguro perché i tifosi napoletani sono uno spettacolo puro: sono calore, affetto e passione vera. E Napoli, beh... È bellissima. Ho lasciato un pezzo di cuore lì.

Che obiettivo si dà Eleonora Goldoni da qui a fine stagione? I Mondiali sono nei tuoi pensieri?

I Mondiali e la Nazionale sono sempre nei miei pensieri. Lavoro anche per questo, lotto per tornarci e non lasciarla più quella maglia azzurra. È il mio sogno, lo desidero con tutta me stessa. Sono consapevole che con tanta umiltà e voglia di fare devo lavorare ininterrottamente per arrivarci. Sono pronta a farlo. Oltre a questo penso al mio miglioramento, allenamento dopo allenamento. Ogni mattina scrivo gli obiettivi specifici sui quali voglio dedicarmi in campo. A fine giornata appunto tutto ciò che ho fatto, e dove posso migliorare. So che c’è ancora tantissimo da fare.

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