Russia 2018: schiavi nord-coreani per costruire stadi

Il reportage shock di Josimar: vivono in container senza diritti e vengono pagati 100 dollari al mese (ma il 70% va al regime)

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Almeno 110 lavoratori nord-coreani sono stati impiegati per la costruzione del nuovo stadio dello Zenit St. Pietroburgo, uno dei principali impianti dei Mondiali di Russia 2018. Senza diritti, pagati una miseria (100 dollari al mese, ma il 70% va al regime nord-coreano), costretti a dormire in container senza acqua e riscaldamento. In una parola: schiavi. E' quanto emerge dal reportage shock della rivista norvegese Josimar.

Sono inquietanti e fanno rabbrividire i particolari che emergono dal reportage. Uomini trattati come bestie, in pratica venduti dal regime nord-coreano alle imprese russe. Secondo le organizzazioni umanitarie presenti in Russia, sono circa 30mila i lavoratori della Nord Corea 'deportati' in Russia: la maggior parte è ingaggiata nell'industria delle foreste, nelle miniere e nelle costruzioni. Come il nuovo stadio dello Zenit, un'opera iniziata nel 2006 e non ancora conclusa, sulla quale la corruzione ha mangiato milioni e milioni di rubli, tanto da far levitare il prezzo dai 220 milioni di dollari preventivati fino a 1,5 miliardi.

Sono tantissimi i lavoratori stranieri impiegati dalle industrie russe, ma la situazione degli operai nord-coreani è davvero sconvolgente. Con la promessa di eterna gratitudine da parte del leader supremo Kim Jong-un e della garanzia di un certo benessera per la propria famiglia, uomini e donne vengono in pratica deportati in Russia, dove gli viene ritirato il passaporto e lavorano senza alcun diritto. Turni dalle 7 del mattino a mezzanotte, con solo un paio di giorni di riposo al mese. Qualche tempo fa un lavoratore è stato trovato morto dentro un container e da agosto altre 4 persone sono decedute tra l'indifferenza generale.

Come raccontato da un avvocato di un'organizzazione umanitaria locale, gli operai nord-coreani sono tenuti costantemente sotto stretta sorveglianza, hanno rapporti ridotti al minimo con gli altri lavoratori e sono pagati una miseria. La maggior parte dello stipendio, poi, finisce nelle tasche del regime, sempre alla ricerca di moneta estera per mantenersi in vita.  Nonostante tutto, la maggior parte preferisce vivere in questo modo piuttosto che tornare a casa. 

Uno scenario, insomma, molto simile a quello del Qatar dove si stanno costruendo gli impianti per i Mondiali 2022 e già al centro delle polemiche per le condizioni dei lavoratori che vengono da fuori. La Fifa condanna (a parole) ogni violazione dei diritti umani, in Russia dicono che le leggi non sono infrante e a pagare sono tutti quei poveri cristi che si spaccano la schiena per un tozzo di pane. E, da quanto emerge, sono davvero tantissimi...

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