L'Oratorio, le scuole, i bambini: il mondo che oggi ha perso il "Mondo"

L'associazionismo e il volontariato: impegni costanti di un uomo che è andato ben oltre il calcio

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Il “Mondo” era per noi bambini di Rivolta degli anni '80 l'allenatore della “Cremo” che lottava per la Serie A, che andava a Roma per i mitici spareggi dell'Olimpico e che una volta all'anno portava Vialli e compagni qui in Paese. E poi la guida del Toro "europeo", dell'Atalanta, e così via: Emiliano in panchina, in televisione, in Italia e in Europa. Per tutti noi semplicemente il Mister. E quando il lunedì, libero dagli impegni calcistici, lo vedevamo sotto i portici del bar Centrale, mentre parlava e raccontava senza mai atteggiarsi, lo guardavamo con un misto di ammirazione e deferenza e lui ti rispondeva invece con un sorriso. Semplice e cordiale, carico di umanità. Ma anche di carisma. E poi sai che orgoglio, quando andavi in vacanza, poter dire “sono di Rivolta d'Adda” e non avere neppure il tempo di finire la frase perché subito ti rispondevano “ah, il paese di Emiliano Mondonico!”.

Oggi, qui, c'è un cielo particolarmente grigio. La notizia era attesa e temuta. Il Paese piange. Letteralmente. Emiliano, uomo di sport, era innanzitutto marito, padre, nonno. La famiglia, le sue origini. Strette intorno a sé. Nella sua splendida cascina. E poi l'argine, l'Adda, il Ponte. Il campanile. L'uomo di calcio lo conoscevano tutti, ma Emiliano era molto altro. Molto di più. L'Oratorio, le scuole, i bambini, i ragazzi in difficoltà. L'associazionismo e il volontariato. Il sostegno, costante, al lavoro del dottor Cerizza e alla sua attività di recupero. Sempre al fianco di chi aveva bisogno, con l'esempio e l'insegnamento. E soprattutto col sorriso. Quello che ci siamo scambiati due settimane fa l'ultima volta che l'ho visto: io correvo, lui era in macchina, uno sguardo e un saluto. Ciao Mondo, ti sia lieve il campo. Grazie di tutto.

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