Oggi a Zurigo si elegge il nuovo presidente del calcio mondiale. Chi sono i candidati. Lo sceicco del Bahrein favorito su Infantino
Cinque nomi per una poltrona, quella del presidente Fifa: il principe di Giordania Ali bin Al Hussein, lo sceicco del Bahrein Salman bin Ebrahim Al Khalifa, il francese Jerome Champagne, lo svizzero Gianni Infantino ed il sudafricano Tokyo Sexwale. I 209 membri dell'assemblea elettiva di Zurigo, decideranno a chi spetterà l'arduo compito di traghettare il calcio oltre il guado di scandali e corruzione in cui è finito Sepp Blatter. E che ha finito per risucchiare anche il nome più accreditato a succedergli, quello di Michel Platini.
I pronostici dicono che il prossimo presidente Fifa uscirà dalla coppia Infantino-Al Khalifa, quest'ultimo presidente della Federazione asiatica. Un passo dietro c'è Ali Bin Al Hussein, che già lo scorso anno aveva sfidato Blatter. Semplici outsider Champagne (57 anni, parigino, vicesegretario generale della Fifa dal 2002 al 2010, zavorrato dall'essere stato braccio destro del presidente uscente) e Sexwale (62 anni, uomo d'affari, attivista per i diritti umani, a lungo compagno di prigione di Nelson Mandela su Robben Island).
Infantino, 45 anni, avvocato di origini calabresi, sposato e padre di quattro figli, parla correntemente tedesco, italiano, inglese, francese e spagnolo. Ma se la cava anche con l'arabo. Lavora con la Uefa dal 2000 ed attualmente ricopre la carica di Segretario generale. La Federazione europea è stata la prima a schierarsi al suo fianco, appena naufragata la candidatura del presidente Platini. A suo favore si sono espresse anche la federazione sudamericana (Conmebol, 10 voti) e quella del Centro America (Uncaf, 7 voti). Inoltre si è detto certo di "avere l'appoggio di molti paesi dell'Africa", riuniti nella Caf. Africa che, almeno ufficialmente, nel suo Congresso di inizio febbraio ha però dato "pieno sostegno" a Salman bin Ebrahim Al Khalifa, 50 anni. E che porta in dote ben 54 voti, il pacchetto più "pesante".
Cugino del re del Bahrain, Al Khalifa guida la Federazione asiatica (Afc) dal 2013. Sulla sua candidatura pesa l'ombra di aver violato i diritti umani per reprimere le proteste inscenate nel 2011 in Bahrein da alcuni sportivi che chiedevano maggiore democrazia. E Damian Collins, membro conservatore del parlamento britannico, lo ha accusato di aver stornato fondi Fifa per finanziare il suo primo tentativo di arrivare alla presidenza della Afc, fallito nel 2009. Figlio del re di Giordania,
Ali bin Al Hussein, 40 anni, nel 2015 era dato per battuto, ma costrinse Blatter al ballottaggio. Calcio giovanile, lotta al razzismo e trasparenza della Fifa i suoi chiodi fissi. Intanto avrebbe voluto trasparenti almeno le urne elettorali per assicurare la correttezza del voto, sulla quale ha avuto più di un dubbio nel 2015. Richiesta respinta.