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L'INTERVISTA

Bosman, 30 anni dopo: "Sentenza una benedizione, ma non per me: Rabiot uno dei pochi ad aiutarmi"

Il suo caso portò all'abolizione della restrizione sugli stranieri. Lui all'Equipe: "Ho arricchito tanti colleghi, io vivo con 2mila euro al mese"

di Redazione
15 Dic 2025 - 17:54
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Il 15 dicembre 1995 la Corte di Giustizia europea aboliva il limite dei tre stranieri provenienti dall'UE per i club europei, a seguito di una causa intentata da Jean-Marc Bosman, difensore belga ed ex nazionale, cui era stato impedito di firmare con il Dunkerque dal Liegi cinque anni e mezzo prima. Nasceva così la 'sentenza-Bosman'. Trent'anni dopo L'Equipe lo ha intervistato in occasione della pubblicazione del suo libro, "La mia lotta per la libertà": "Prima della sentenza, ognuno giocava nel proprio Paese. Dopo è cambiato tutto: le finestre di mercato, il numero di sostituzioni. Per tutti coloro che ne hanno beneficiato - club, calciatori, FIFA, UEFA - questa sentenza è stata una benedizione. Tranne che per me", dice Bosman.

Lui, infatti, sostiene di aver pagato in prima persona il prezzo della rivoluzione da lui innescata: "Sì, è stato difficile in tutti questi anni. Ricordo che il 7 dicembre 1995, furono l'UNFP (Unione Nazionale Calciatori Professionisti Francese) e Philippe Piat, insieme al sindacato dei calciatori spagnoli, a concedermi i fondi affinché non scendessi a compromessi con UEFA e FIFA, dopo cinque anni di lotta, una lunga lotta". Il sindacato dei calciatori professionisti (FIFPro) lo sostiene, perché dopo quella sentenza la sua carriera si è praticamente conclusa. "Da diversi anni, FIFPro mi dice che bisogna fare qualcosa per la mia pensione, che ammonta a circa 2.000 euro al mese. So che sono soldi dei giocatori, ma ho un figlio da mantenere. Ho subito un intervento chirurgico alla colonna cervicale nel 2019 e non riesco più a girare completamente la testa".

Bosman spera che il libro possa raccontare la sua storia ai giocatori che, per la maggior parte, oggi non la conoscono: "Sì, è bene diffonderla e dire loro: questo è ciò che questo signore ti ha dato". Adrien Rabiot è uno dei pochi che lo hanno aiutato: "E' L'unico, sì. Sua madre mi chiamò una sera, quando Adrien era del Psg. Mi disse 'vogliamo fare qualcosa per te, perché vediamo la lotta che hai dovuto affrontare'. La ringraziai, le dissi che era gentile da parte sua e mi chiese i miei dati bancari. Mi richiamò qualche giorno dopo per chiedermi se avessi controllato il mio conto. Fu allora che vidi che mi aveva trasferito 10.000 euro".

Poi ci fu l'idea di una colletta. Il suo ex avvocato contattò tutti i giocatori d'Europa: "Mi diede un assegno di 45.000 euro. Ho fatto un piccolo calcolo in trent'anni - ricorda Bosman -: 45.000 euro divisi per 70.000 membri della FIFPro fanno 64 centesimi ciascuno...".