L'attaccante italiano: "Non rifarei il lancio della maglia dell'Inter. In Nazionale vedo giocatori senza voglia di difendere la maglia del Paese"
La seconda esperienza in Serie A di Mario Balotelli sarebbe potuta essere molto diversa, l'ha raccontato lui stesso: "Nel 2013 parto dal Manchester (era un giocatore del City, ndr) per andare a Torino, alla Juve. Ma alla fine con Mino Raiola (che era il suo procuratore, ndr) abbiamo fatto una scappata a Milano e alla fine sono andato al Milan". Dove trovò Ibrahimovic: "Un rompipalle ma solo a chi vuole bene. Voleva che dessi il meglio di me a ogni partita e ogni allenamento, era il suo modo di volermi bene".
L'attaccante 35enne, oggi svincolato, torna a parlare anche dei tempi dell'Inter: "Moratti ha aperto le porte di tutta la mia carriera, mi ha regalato il giocare per l'Inter a solo 17 anni. Era quando Mancini mi voleva ancora bene.. (ride, ndr). Sto scherzando, penso mi voglia ancora bene". Eppure l'esperienza nerazzurra, nonostante la Champions vinta nel 2010 ("Un sogno, esperienza che ti rimangono dentro e vorresti rivivere"), finì in modo brusco anche per via della maglietta lanciata per terra al termine della partita col Barcellona: "Quando ero giovane i tifosi dell'Inter mi hanno sempre voluto tanto bene, non ero abituato a sentire i loro fischi. Avevo 18 anni, l'ho gestita così ma oggi non lo rifarei".
Questo il parere sulla Nazionale: "Un punto fondamentale per me. Però oggi tante volte vedo giocatori che non hanno più quella voglia di difendere la maglia del proprio Paese, non mi fa piacere. Pio Esposito? È forte. Camarda? Forte anche lui ma a questi giocatori va dato tempo. Fiducia per i Mondiali 2026? Sono convinto che a questo ci andremo".
Infine Balotelli dal palco del Festival di Trento si toglie un sassolino dalla scarpa: "Perché non mi hanno più voluto in Nazionale? Non lo so neppure io il motivo, me lo immagino ma non posso esserne certo. C'entra la poca affinità col mondo Juve? Forse sì, dai. Ma non ho mai litigato con nessuno, hanno fatto scelte diverse ascoltando determinate persone: tutto qui. C'entrava Cassano? Ho giocato con pochi giocatori forti come lui, a me importava solo che faceva la differenza in campo".