LeBron James e soci conquistano una vittoria difficile in casa dei Celtics, a Chicago è ‘Dame time’ con la tripla allo scadere che regala la vittoria ai Blazers. Bucks ko a Charlotte
I Lakers battono 96-95 i Celtics nella ‘classica’ per eccellenza della Nba: Davis e James (27 e 21 punti rispettivamente) frustrano le ambizioni di Boston, cui non bastano 30 punti di Tatum e 28 di Brown. Lillard protagonista a Chicago: sua la tripla allo scadere che vale il 123-122 dei Blazers sui Bulls. Charlotte stende Milwaukee 126-114, Phoenix supera una Dallas sempre più in crisi 111-105. Successi per Rockets, Heat, Grizzlies e Warriors.
BOSTON CELTICS-LOS ANGELES LAKERS 95-96
Punteggio basso, poche triple a segno, grande intensità difensiva. Sembra quasi una partita di playoff quella fra Celtics e Lakers, la classica per eccellenza della Nba: un incontro che i gialloviola conquistano non senza fatica, contro una squadra tosta, che avrebbe anche l’opportunità di vincere allo scadere dopo il tentativo di rimonta dal -5 nell’ultimo minuto. Ma alla fine a prevalere è la squadra allenata da Frank Vogel, guidata in campo dai 27 punti di Anthony Davis (per lui anche 14 rimbalzi) e dai 21 di LeBron James, oltre che da un ottimo Montrezl Harrell, che dalla panchina aggiunge 16 punti. A Boston non sono sufficienti 30 punti di Jayson Tatum e 28 di Jaylen Brown: l’ultimo tiro finisce nelle mani di Kemba Walker, che conferma la sua serataccia sbagliando l’undicesima conclusione sulle 12 tentate (per lui solo 4 punti), permettendo così ai Lakers di tirare un sospiro di sollievo e tornare alla vittoria dopo due sconfitte consecutive.
CHICAGO BULLS-PORTLAND TRAIL BLAZERS 122-123
È ‘Dame time’ allo United Center di Chicago: Damian Lillard è infatti il protagonista assoluto del ritorno al successo di Portland, con una prestazione mostruosa da 44 punti (season-high), 9 assist e 5 rimbalzi, e soprattutto con le due triple negli ultimi 9 secondi, l’ultima delle quali proprio sulla sirena finale, che permettono alla squadra dell’Oregon di rimontare da un -5 che, visto il poco tempo a disposizione, pareva una sentenza. Per Lillard si tratta del terzo buzzer beater in carriera per vincere una partita, record nella storia della franchigia. Ai Bulls non basta quindi una prova generosa, caratterizzata dalla rimonta dal -19 nel terzo periodo e dalle prestazioni da 31 punti di Lauri Markkanen e da 26 di Zach LaVine. Ma quando, dall’altra parte, c’è Lillard in serata, per gli avversari c’è davvero poco da fare.
CHARLOTTE HORNETS-MILWAUKEE BUCKS 126-114
Non è certo un momento semplice per i Bucks, che raccolgono in North Carolina la loro seconda sconfitta di fila, la quarta nelle ultime sei partite, nonostante un Giannis Antetokounmpo da 34 punti, 18 rimbalzi e 9 assist. Charlotte, infatti, è guidata da un LaMelo Ball indemoniato, capace di segnare, partendo dalla panchina, 27 punti, mettendo a tabellino anche 9 assist e soprattutto facendo registrare un impressionante +37 di plus-minus. 27 sono anche i punti di Gordon Hayward (per lui il plus-minus è -11, per capire la differenza nell’impatto sul match), ma merita menzione anche la prova di Cody Zeller, non tanto per le cifre in sé (7 punti e 15 rimbalzi) quanto per l’emblematica ‘poster dunk’ su Giannis che apre l’allungo nel finale di partita. L’unica nota stonata della serata vittoriosa degli Hornets è l’infortunio di Terry Rozier, che si fa male alla caviglia nel tentativo di segnare da metà campo allo scadere del primo tempo.
DALLAS MAVERICKS-PHOENIX SUNS 105-111
Luka Doncic ha provato a risvegliare i suoi, prima sfogandosi in conferenza stampa (“Sembra quasi che non ci importi della partita” ha chiosato dopo la sconfitta contro Utah di ventiquattr’ore fa), e poi realizzando in campo, contro Phoenix, una prestazione da 29 punti, 8 rimbalzi e 7 assist. Senza Kristaps Porzingis (fermo per un problema al ginocchio destro) e con un Tim Hardaway jr impreciso (19 punti con 8/19 dal campo), Dallas molla però alla distanza, concedendo un parziale di 15-2 a cavallo dell’ultimo mini intervallo e lasciando il palcoscenico a Chris Paul e compagni nel finale. Sono 29 i punti di CP3, che aggiunge al suo tabellino 12 assist, l’ultimo dei quali lancia Deandre Ayton (18 punti e 17 rimbalzi) in alley-oop a poco più di un minuto dalla fine e chiude definitivamente i conti. Per Phoenix è la seconda vittoria consecutiva, Dallas è invece in crisi nera: i ko di fila sono cinque.
NEW ORLEANS PELICANS-HOUSTON ROCKETS 112-126
I Rockets non vogliono smettere di sognare. La rinnovata squadra di Stephen Silas sembra aver trovato la chimica giusta e continua il momento magico con la quinta vittoria consecutiva, grazie alla quale i texani tornano a ‘quota 500’ in classifica, con 9 vinte e altrettante perse. Solo a inizio match i Rockets sembrano soffrire le iniziative di Zion Williamson (saranno 26 i punti del prodotto di Duke University alla sirena finale): nel secondo periodo Victor Oladipo e compagni si scatenano, segnando 48 punti nel singolo quarto e acquisendo un vantaggio che i Pelicans non riusciranno a rimontare. Il top scorer di serata è il sempre più convincente Christian Wood con 27 punti, mentre Oladipo ne aggiunge 20 e a John Wall ne bastano 15, con 4/6 dalla distanza, per incidere. Dall’altra parte c’è poco spazio per Nicolò Melli: 10 minuti sul parquet per 4 punti totali.
MIAMI HEAT-SACRAMENTO KINGS 105-104
Jimmy Butler torna sul parquet dopo un’assenza di dieci partite per via del protocollo di sicurezza anti-Covid, e l’ex Chicago, Minnesota e Philadelphia lo fa in grande stile, con una prestazione da 30 punti, 8 assist e 7 rimbalzi (e zero palle perse, dato da non sottovalutare), mettendo a segno anche il layup della vittoria negli ultimi secondi, che permette agli Heat di riassaporare il gusto del successo dopo cinque sconfitte. Miami, però, non è solo Butler: fra i protagonisti della vittoria contro i Kings c’è anche Bam Adebayo, che mette a referto 18 punti, 13 rimbalzi e la stoppata sul tentativo alla sirena di Richaun Holmes, mentre Tyler Herro, pur impreciso (5/12 al tiro), contribuisce alla causa con 15 punti importanti nell’economia del match. Sacramento chiude quindi una serie vincente di tre partite: non bastano 30 punti di De’Aaron Fox, che però sbaglia 14 conclusioni sulle 26 tentate.
SAN ANTONIO SPURS-MEMPHIS GRIZZLIES 112-129
Sette uomini in doppia cifra, nessuno sopra i 20: i Grizzlies portano a sei la striscia di vittorie consecutive e confermano un’alchimia di squadra con pochi pari nel panorama Nba attuale: l’unico ad arrivare alla doppia decina è De’Anthony Melton (partito dalla panchina), mentre Ja Morant ‘si accontenta’ di 19 punti, ma è il protagonista principale dell’allungo dopo l’intervallo che consente a Memphis di conquistare un successo relativamente semplice. Molto bene anche Gorgui Dieng e Desmond Bane, che pur non partendo titolari mettono a segno 15 punti ciascuno, frustrando le ambizioni di successo degli Spurs, al primo ko dopo tre vittorie di fila. Sono sette anche gli uomini allenati da Gregg Popovich in doppia cifra, ma il loro impatto sulla partita è globalmente deludente. Solo 5 punti per DeMar DeRozan, con un misero 2/6 dal campo.
GOLDEN STATE WARRIORS-DETROIT PISTONS 118-91
È un match senza storia quello che va in scena al Chase Center di San Francisco: grazie all’ottimo primo tempo di Kelly Oubre jr (saranno 18 i punti al termine dell’incontro per l’ex Phoenix) e soprattutto alle triple di un ispirato Steph Curry (28 punti per il due volte Mvp della regular season), Golden State vola oltre i 20 di vantaggio già prima dell’intervallo, e dopo l’intervallo tocca anche il +35. Oltre alle prestazioni di Curry e Oubre, meritano menzione anche i 20 punti di Andrew Wiggins e i 16, dalla panchina, di Jordan Poole. Assente invece Nico Mannion, prossimo ad unirsi alla squadra affiliata degli Warriors in G-League, la lega di sviluppo. Poco da dire, dall’altra parte, sui Pistons, che dopo la sorprendente vittoria contro i Lakers tornano mestamente sulla terra: sono solo due gli uomini in doppia cifra, Jerami Grant con 18 punti e Josh Jackson con 17. Serata no per Blake Griffin: 5 punti, 1/8 dal campo.