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Milano, serve l'impresa a Istanbul: l'ultima chance per gli uomini di Messina

L'Olimpia ha mollato sul più bello in gara-3. Con una sconfitta in casa dell'Efes è fuori: obbligatorio vincere per riportare la serie in Italia

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© Getty Images

Alla Sinan Erdem Sports Hall di Istanbul sarà una serata da dentro o fuori per Milano. Niente possibilità di appello. Con le spalle al muro gli uomini di Messina devono avere la forza di reagire. Il bivio è netto. I cali di fiducia, come è successo in alcuni momenti di gara-3, quelli che fanno tremare le mani e fanno perdere lucidità consegnerebbero il biglietto per le Final Four di Belgrado all'Efes. Servirà una partita perfetta ai meneghini per superare l'ostacolo. Una partita giocata di nervi, senza "più nulla da perdere", per ridirezionare la serie verso il Forum, riprendendosi il fattore campo, che farebbe tutta la differenza del mondo. Sì, perché coach Ergin Ataman aveva avvisato: nel sold-out di Istanbul, Milano avrebbe trovato un clima infernale. Ed è stato così, anche se quando l'Olimpia ha messo la testa avanti il pubblico è ammutolito. Il problema è stato che da lì in poi l'ottimo lo slancio si è spento e la palla ha cominciato a pesare di più in mano ai giocatori in maglia biancorossa.

Milano deve ripartire da quel 61-63. Capire perché non è riuscita a cavalcare l'onda dell'entusiasmo dopo aver messo, faticosamente, per la prima volta la testa avanti. Una verità cristallina traspare dalle statistiche. Le basse percentuali frustrano l'ottima circolazione di palla del gioco di Messina. Tanti, troppi ottimi tiri sono stati sbagliati. Un Datome a mezzo servizio è un rimpianto grandissimo per l'Armani, le sue abilità da dietro l'arco sarebbero state fondamentali per rendere giustizia al gioco espresso sul parquet, troppo spesso non capitalizzato sul tabellino. Nonostante le difficoltà realizzative, l'intesità e la fisicità, spinte da orgoglio, tenacia e resilienza, messe sul campo dall'Olimpia lasciano ben sperare. Alla luce degli intoppi nella metà campo offensiva, la difesa diventa un fattore di ancor più fondamentale importanza. La rosa attuale ha al massimo una settantina di punti nelle mani, dunque la possibilità di raggiungere Belgrado passa inevitabilmente dal lavoro nella propria metà campo.

Una doverosa menzione, poi, va fatta poi agli avversari. Micic (20+5) e Larkin (16 + 5) hanno dimostrato che il peso specifico del talento puro nei momenti decisivi fa ancora la differenza. E l'Efes ne ha sicuramente più di Milano. I turchi d'altro canto fanno eccessivamente leva sulle oro premiata ditta e alle fiammate personali, specialmente nei momenti decisivi. In gara-3 hanno avuto ragione, ma potrebbe non essere sempre così. L'impressione è che affidarsi troppo alle individualità sia la delizia, ma anche la croce, di questa Efes. Citando Micheal Jordan "con il talento si vincono le partite, ma è con il lavoro di squadra e l’intelligenza che si vincono i campionati". Coach Messina e tutta Milano lo sanno. La prova caparbia di Gara-2 è lì a dimostrarlo. Stasera, per ribaltare il pronostico, un gruppo coeso sarà la base da cui partire, cercando di vedere, magari, un canestro un po' meno piccolo. 

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