Nba: i Lakers di LeBron travolti a Philadelphia, i Big Three trascinano Golden State

I gialloviola crollano al Wells Fargo Center 143-120, gli Warriors soffrono ma vincono 120-118 con Miami

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I playoff, ora, sono davvero a rischio per i Los Angeles Lakers e per LeBron James, travolti a Philadelphia 143-120 da un super Joel Embiid (37 punti e 14 rimbalzi). Vince, non senza soffrire, Golden State che, trascinata dai suoi Big Three, piega Miami 120-118. I 28 punti di Luka Doncic regalano un successo in rimonta a Dallas contro Portland (101-102), mentre il massimo in carriera di Marvin Bagley permette a Sacramento di superare i Suns 117-104.

PHILADELPHIA 76ERS-LOS ANGELES LAKERS 143-120
Chissà se, uscendo dal Wells Fargo Center, LeBron James avrà alzato lo sguardo verso le tribune per osservare quello che avrebbe potuto essere il suo palazzetto con un pizzico di rammarico. In estate, infatti, il ‘Re' ha scelto di volare a Los Angeles per provare a ricostruire la dinastia dei Lakers ma, per il momento, anche solo arrivare ai playoff appare assai complicato. Contro i Sixers, i gialloviola subiscono un'altra durissima lezione, finendo travolti 143-120 sotto i colpi di un Joel Embiid dominante da 37 punti e 14 rimbalzi. Eppure, la partita si era messa subito bene per gli ospiti, guidati dai 23 punti di un ispiratissimo Kyle Kuzma nel solo primo quarto. Philadelphia, però, non si scompone, decide di stare al gioco dei Lakers, alza il ritmo e ribatte colpo su colpo con i canestri di un chirurgico Tobias Harris e con il dominio sotto ai tabelloni del centro camerunense (12/16 al tiro e 11/12 ai liberi). I Lakers calano drasticamente alla distanza, con LeBron James che non sembra avere la forza (e forse nemmeno la voglia) di provare ad accelerare ulteriormente i ritmi. Il 'Re' sfiora la tripla doppia, chiudendo con 18 punti, 10 rimbalzi e 9 assist, ma deve fare i contri con le percentuali incredibili dei padroni di casa, che viaggiano con il 57.7% dal campo e il 50% dall'arco. Alla sirena finale, sono 39 i punti di Kuzma, ai quali si aggiungono i 21 (con 13 rimbalzi) di JaVale McGee e i 19 di un Brandon Ingram apparso ancora troppo timido. Dall'altra parte, invece, oltre al già citato Embiid, brillano Tobias Harris, che ne mette 22 (con 6 rimbalzi e 6 assist) e JJ Redick, che ritocca il proprio bottino nell'ultimo periodo, chiudendo a quota 21. Una sconfitta pesantissima per i Lakers, che non riescono a dare continuità alla bella affermazione contro Boston. L'obiettivo playoff resta lontano: l'ultimo posto a Ovest è occupato dai cugini dei Clippers, distanti 2.5 partite... E occhio alla mina vagante Sacramento Kings!

GOLDEN STATE WARRIORS-MIAMI HEAT 120-118
I Golden State Warriors erano già di gran lunga la squadra più forte della Nba, ancora prima dell'approdo nella Baia di DeMarcus Cousins, e i tre Larry O'Brien Trophy nelle ultime quattro stagioni sono lì a testimoniarlo. Ora, con l'aggiunta di uno dei centri più dominanti della lega, i campioni in carica fanno sempre più paura. Contro Miami arriva la quindicesima vittoria nelle ultime 16 partite giocate, non senza un pizzico di sofferenza. Decisivi, infatti, i due liberi proprio di Cousins nel finale, che scrivono la parola fine sul match dopo la tripla di Kevin Durant, che aveva riportato il punteggio in parità. Proprio l'ex Oklahoma City Thunder è il vero mattatore della sfida con una prova da 39 punti, che permette a Golden State di prendersi l'undicesima vittoria in rimonta della propria stagione: mai sottostimare il cuore di un campione... A questi, si aggiungono anche quelli degli altri due Big Three, Steph Curry e Klay Thompson, che ne aggiungono 25 e 29 a testa, confermando il teorema secondo cui i Guerrieri della Baia non perdono mai quando le sue tre stelle più luminose segnano almeno 90 punti. Dall'altra parte, Miami è brava a crederci fino alla fine e a riportarsi addirittura davanti con la bomba di Justise Winslow a 57 secondi dalla sirena finale. Il miglior marcatore per gli Heat è Josh Richardson, che ferma il tassametro a quota 37 punti e registra il suo massimo in carriera nella Nba. Sono 10, invece, i punti di Dwayne Wade, omaggiato dalla standing ovation dal pubblico della Oracle Arena in quello che è stato il suo ultimo ballo in carriera a Golden State.

DALLAS MAVERICKS-PORTLAND TRAIL BLAZERS 102-101
Luka Doncic non è affatto un tipo vendicativo. Da quando ha saputo di non essere stato convocato per l'All-Star Game della domenica, lo sloveno ha iniziato a inanellare una serie di prestazioni da incorniciare che, forse, avranno fatto rimpiangere a LeBron James e Giannis Antetokounmpo di non averlo selezionato nella propria squadra. Contro i Portland Trail Blazers, lo sloveno è l'anima della rimonta di Dallas, capace di recuperare 15 punti agli uomini di coach Terry Stotts nel solo quarto quarto e di imporsi per il 102-101 finale. L'ex Real Madrid chiude con 28 punti, 9 rimbalzi e 6 assist, a cui si aggiungono quelli del neoacquisto Tim Hardaway Jr, che ne mette 24. In doppia cifra anche Dorian Finney-Smith, autore di 11 punti, e Dwight Powell, che ne aggiunge 13 uscendo dalla panchina. Dall'altra parte, invece, Portland si scioglie sul più bello, vanificando nell'ultima frazione quanto di buono aveva costruito fino a quel momento. Soprattutto nel terzo quarto, quando Damian Lillard (30 per lui alla sirena finale) aveva spinto i suoi sul +15 con 21 punti e un eccellente 8/10 dal campo. A quelli del numero 0 si aggiungono i 18 di Jusuf Nurkic e i 14 di Cj McCollum in una sconfitta cocente per Balzers. Nonostante l'inatteso ko, il margine di vantaggio nei confronti dell'ultimo posto valido per il playoff a Ovest non dovrebbe essere in discussione.

SACRAMENTO KINGS-PHOENIX SUNS 117-104
Per quel famoso ottavo posto in classifica nella Western Conference, guai a dimenticarsi dei Sacramento Kings, vera e propria mina vagante, che tutti vorrebbero provare a evitare in un ipotetico primo turno. Nella notte, infatti, arriva un'altra vittoria, che porta i californiani a sola mezza partita di distanza dai Los Angeles Clippers. Contro Phoenix, non certo un avversario irresistibile, i Kings si impongono 117-104 nel segno di Marvin Bagley III. Il rookie sta prendendo sempre più confidenza con la Nba e, forse, ha finalmente trovato anche una propria collocazione in campo: al sirena finale sono 32 i punti (con 7 rimbalzi), che gli valgono il nuovo massimo in carriera. A questi, si aggiungono anche i 35 della coppia Fox-Hield (17 punti con 6 assist e 9 rimbalzi per il primo, 18 con 6 rimbalzi per il secondo), che mette a ferro e fuoco la difesa dei Suns con accelerazioni brucianti. 14 i punti del sempre più convincente Bogdan Bogdanovic in uscita dalla panchina. Per Phoenix, alla 47esima sconfitta stagione, non possono bastare i 27 punti del solito Devin Booker, che ci aggiunge anche 8 rimbalzi e 6 assist, ma che predica nel deserto (dell'Ariziona). Perde il duello sotto alle plance con l'amico/nemico Bagley, l'altro rookie in campo, DeAndre Ayton, che si ferma a quota 18 punti con 9 rimbalzi catturati.

ATLANTA HAWKS-ORLANDO MAGIC 108-124
Terza vittoria consecutiva per gli Orlando Magic, che stanno attraversando il momento più positivo della propria tribolata stagione. Contro Atlanta, arriva una bella e convincente vittoria per 124-108, che dà tanto morale il vista del prosieguo della stagione: la squadra di coach Steve Clifford, infatti, è lontana solo una partita e mezzo dall'ottavo posto occupato dai Detroit Pistons. Se anche non dovessero centrare la post season, questo ultimo scorcio di stagione servirà ai Magic soprattutto per accrescere quella chimica di squadra, apparsa già eccellente contro gli Hawks. Sono sette, infatti, gli uomini in doppia cifra per Orlando, guidata dai 19 (con 12 rimbalzi) del centro montenegrino Nikola Vicevic. A questi si aggiungono i 17 del francese Evan Fournier e i 18 di Terrence Ross, sempre più decisivo in uscita dalla panchina e sempre più candidato al premio di sesto uomo dell'anno. Dall'altra parte, invece, arriva la sconfitta numero 38 per Atlanta, davvero troppo inconsistente e svogliata. I migliori marcatori per gli Hawks sono Kevin Huerter e John Collins, che chiudono con 15 punti a testa, a cui si aggiungono i 13 del rookie Trae Young, che colleziona anche 5 rimbalzi e 7 assist. Torna in doppia cifra anche Jeremy Lin, che ferma il tassametro a quota 12, uscendo dalla panchina.

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