Tra le big sorride solo Houston, che con un grande Harden vince a Toronto. Per i californiani arriva contro i Celtics la peggiore sconfitta dell'era Kerr
Notte di stelle cadenti in Nba, dove tra le big sorride solo Houston: i Rockets, guidati da un grande James Harden, vanno infatti a vincere 95-107 a Toronto. Ma i Raptors non sono l'unica big di giornata a finire ko: sonora anche la caduta di Oklahoma City, piegata dai Timberwolves per 131-120. Ma fa rumore il tonfo casalingo dei Golden State Warriors, piegati per 95-128 dai Celtics: nell'era Kerr i californiani non avevano mai perso di 33 punti.
GOLDEN STATE WARRIORS-BOSTON CELTICS 95-128
Una sconfitta che fa male, e parecchio. E su cui a Oakland si dovranno certamente interrogare. Dopo tre partite consecutive giocate a est (e due sconfitte in Florida contro Miami e Orlando), i Warriors tornano a casa e sul parquet della Oracle Arena trovano una brutta sorpresa: un ko con un disavanzo finale di 33 punti, come mai ne erano arrivati nell'era Steve Kerr. Che la notte sia difficile per Golden State lo si capisce dall'11-0 con cui si apre la partita e dal devastante -25 dell'intervallo lungo. La realtà è che Gordon Hayward è troppo in forma (30 punti) e Boston vola anche grazie a Kyrie Irving (19 + 11 assist), Jaylen Brown (18) e Jayson Tatum (17). I Warriors si aggrappano a Steph Curry, che non va oltre i 23 punti, mentre Kevin Durant si ferma a 18 e DeMarcus Cousins si segnala per un fallo tecnico per intemperanze. Segnale che anche l'umore, in terra di California, non è quello dei giorni d'oro.
TORONTO RAPTORS-HOUSTON ROCKETS 95-107
Houston spicca il volo in una giornata negativa per le altre big in campo a Ovest. E la vittoria ottenuta sul parquet di un'altra tra le grandi favorite della stagione, Toronto, vale doppio: i texani vanno infatti a superare sia Oklahoma City che Portland sedendosi al terzo posto della Western Conference. E i Rockets devono ringraziare in buona percentuale il solito James Harden, che infila 35 punti complessivi di cui ben 19 nell'ultimo, decisivo quarto. Quello che permette a Houston di riacciuffare una partita che sembrava in mano all'intervallo lungo (37-55) e che stava invece prendendo la via dei Raptors che nel terzo periodo avevano centrato una poderosa rimonta. Il Barba scrive la storia per altri due record: la quota 18mila punti in carriera raggiunta e sfondata, e la partita numero 39 di fila in cui ha messo a segno più di 28 punti. Toronto cade invece sul parquet amico dopo sette successi casalinghi consecutivi: inutili, ai fini del risultato, i 26 punti di Kawhi Leonard.
MINNESOTA TIMBERWOLVES-OKLAHOMA CITY THUNDER 131-120
Quando hai 23 anni, ma sei già un affermato giocatore della Nba (di cui non hai saltato nemmeno una partita sin dal tuo debutto, 303 partite fa) e poi arriva un incidente stradale che ti obbliga a fermarti. Ma in meno di due settimane non solo torni in azione, ma infili 41 punti e 14 rimbalzi guidando la tua squadra a battere Oklahoma City, una delle corazzate della Western Conference, scombinandone la classifica in vista dei playoff. Questa la parabola vissuta dal 22 febbraio da Karl-Anthony Towns, che - chissà - un domani potrebbe vedere il suo inverno 2019 raccontato in un film: il tempo rema dalla sua parte. E così Minnesota si stringe intorno al suo piccolo grande centro, mentre i Thunder cercano di realizzare cosa sia avvenuto sul parquet del Target Center (dove hanno perso la quinta partita delle ultime sei). Certo, Russell Westbrook torna a casa forte dei suoi 38 punti e 13 rimbalzi, ma i segnali in vista della post season sono tutt'altro che positivi in quel dell'Oklahoma. INDIANA PACERS-CHICAGO BULLS 105-96 I Pacers ottengono una vittoria abbastanza tranquilla sui Bulls e consolidano il terzo posto in Eastern Conference, con la consapevolezza però di avere davanti a sé un filotto di partite tutt'altro che facili (a partire dalla prossima, in casa dei formidabili Milwaukee Bucks). Il maggior numero di punti sul parquet del Bankers Life Fieldhouse è però condiviso da Bojan Bogdanovic con un uomo di Chicago: uno Zach LaVine che porta a casa 27 punti, gli stessi del croato trapiantato a Indianapolis. Fondamentale per i Pacers anche Darren Collison, l'uomo del sorpasso sui Bulls nell'ultimo strappo arrivato nel corso del quarto parziale di una partita che Chicago era stata brava a riacciuffare dopo un primo tempo tutto a marca Indiana.
PHILADELPHIA 76ERS-ORLANDO MAGIC 114-106
Il sogno playoff è ancora vivo per Orlando, che però trova al Wells Fargo Center una sconfitta che potrebbe pesare non poco in vista dello sprint finale con Miami, Charlotte e Brooklyn. Sorridono invece i Sixers, che pur in formazione rimaneggiata (e l'assenza di Embiid non è certo indolore) soffrono i Magic fino a metà secondo quarto, per poi dare l'accelerata che non dà scampo agli avversari, dominati nella ripresa. Sugli scudi JJ Redick, che mette a referto 26 punti con un ottimo 6/9 dall'arco. Nel finale Orlando prova a rientrare e a metà quarto periodo è addirittura a un solo punto da Philadelphia, che però poi piazza un tramortente 15-5 che rende vani gli sforzi di Fournier (25 punti) e Gordon (24).
MEMPHIS GRIZZLIES-PORTLAND TRAIL BLAZERS 120-111
Non è dolorosa la caduta di Portland in vista dei playoff, ma certo a livello psicologico potrebbe anche pesare tra gli uomini di coach Stotts ciò che si consuma nel finale del FedExForum di Memphis. I Blazers sembrano infatti volare sin dal primo quarto, in cui a un certo punto si ritrovano sul 28-12 (a +16 sugli avversari). Poi i Grizzlies si risvegliano dal letargo e vanno a rosicchiare punto su punto agli avversari, guidati da un Mike Conley a quota 0 punti dopo il primo parziale e che chiude la partita mettendone a referto addirittura 40, il massimo della sua carriera. E proprio lui centra tre triple che valgono il sorpasso finale, con i ragazzi del Tennessee che erano stati capaci di portarsi sul -9. Ai Blazers non resta che accontentarsi delle buone prove di CJ McCollum (27 punti) e Damian Lillard (24), al termine di una serata da archiviare al più presto.