L'INTERVISTA

Basket, vino e l'esilarante aneddoto su Popovich: Luca Banchi si racconta

All'interno del podcast NONSOLOVIRTUS, il coach di Bologna ha rivelato passioni e tanto altro, compreso un retroscena sul tecnico di San Antonio

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Basket, vino e l'esilarante aneddoto su Popovich: Luca Banchi si racconta - foto 1
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"Un fulminato". Per definirsi, Luca Banchi ha scelto questo aggettivo dai risvolti comici. È la parola che descrive il carattere, l'animo, la passione che trascina il coach della Virtus Segafredo Bologna, che si è raccontato nel corso del podcast NONSOLOVIRTUS rivelando, tra le altre cose, il suo amore per il vino e un divertente aneddoto su Gregg Popovich, storico allenatore dei San Antonio Spurs.

L'episodio risale alla sfida tra San Antonio e Siena di qualche anno fa: "Sapendo della passione di Popovich per il vino, ci presentiamo con un discreto numero di bottiglie di Brunello di Montalcino di buona annata da consegnare prima della partita. La sera prima ci invitano a cena, e al tavolo arrivano vini pregiatissimi direttamente dalla cantina personale di Pop, essendo lui sommelier e collezionatore. Seleziona le bottiglie migliori per la cena e le distribuisce in base all’importanza, con frasi tipo "Dai, questo modestissimo Sassicaia del '98 lo diamo a loro, che non capiscono niente". Erano vini da migliaia e migliaia di euro". Si arriva quindi al momento dello scambio dei doni prima del match: "Con grande vergogna, mi sono intrufolato nella loro panchina e sono corso via senza farmi vedere perché non volevo che si accorgesse che lo stavamo omaggiando di un vino buono, ma non certo del livello dei suoi. Penso che lo avrà regalato, di certo non lo ha bevuto visto l’imbarazzo della scelta nella sua cantina".

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Allenatore di basket, 58 anni. Luca Banchi si definisce un "consumatore, ma non intenditore di vini", la figlia è una produttrice che ha preso in mano di recente un terreno di famiglia. Lui stesso ha raccontato di non aver talento per la vigna: "Non ho tempo, le sostengo in altro modo". Suo figlio, invece, è appassionato di sport. È un fisioterapista che gioca a basket: "Se gli do consigli? Difficile onestamente, ho poche occasioni di vederlo giocare e cerco sempre di essere discreto per non metterlo in imbarazzo davanti al suo allenatore. Però, ad esempio, abbiamo passato del tempo in palestra prima dei Mondiali per delle sedute personali. Ho grande ammirazione per chi è riuscito a essere allenatore seguendo i figli, come per esempio Meo Sacchetti".

Che idea si è fatto dell'NBA? "Ho avuto il privilegio per due volte di partecipare alla Summer League e viaggiare per visitare gli Atlanta Hawks e i Long Island Nets in G League. Una realtà che è un riferimento, un’ispirazione per tutto ciò che li circonda. Per preparazione, selezione, risorse umane. Resta una distanza che non riusciremo mai a colmare. Un gap troppo ampio".

Sul come vive le gare e la sua passione per il basket: "È difficile restare emotivamente distanti dalla partita. Quando la squadra gioca sento davvero la responsabilità. Non so quanto aiuti, ma a me è di supporto per restare focalizzato sulla gara e per prendere le decisioni più corrette possibili in modo tempestivo. Mi mancherà tremendamente quando smetterò di allenare". Smettere di allenare? "Sì, perché c'è un'età per tutto. Questo lavoro ha un livello di richiesta altissimo, lo farò finché sentirò il fuoco, ma arriva il momento in cui devi dare spazio ai più giovani".

Cosa fa nei momenti liberi Luca Banchi? "In genere guardo basket, mi piacerebbe scoprire qualcosa in più della città in cui vivo, mi incuriosiscono le persone di Bologna. Venendo però da una estate così impegnativa devo cercare di dosare le energie, perché anche per me ci sono tanti sforzi. Viaggiamo molto, giochiamo molto e con partite di grande intensità. Recuperare è importante".

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