Nba, Golden State brucia Boston

I campioni in carica piegano i Celtics all'overtime. L'azzurro si ferma a 8 punti, ma San Antonio passa

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L'urlo dei Warriors terrorizza la Nba. Decima vittoria in fila per Golden State, che supera Boston all'overtime 115-111 grazie ai 33 punti di Durant. Tutto facile per gli Spurs di Marco Belinelli (8 punti), che piegano i New Orleans Pelicans 126-114. Le triple doppie di Jokic e McCollum lanciano Denver e Portland contro Philadelphia (126-110) e Atlanta (111-120), mentre crolla, a sorpresa, Indiana contro Memphis: 106-103 il punteggio finale.

BOSTON CELTICS-GOLDEN STATE WARRIORS 111-115
Questa volta hanno avuto bisogno di un overtime per piegare le resistenze dei Celtics ma, alla fine, l'esito è sempre lo stesso. Decima vittoria consecutiva per i Golden State Warriors che, al TD Garden, superano anche l'esame Boston 115-111 e si confermano al primo posto della Western Conference. In quello che, secondo molti addetti ai lavori, potrebbe essere un antipasto delle Finals Nba, sono le stelle di Golden State a fare la differenza: Kevin Durant chiude con 33 punti e 9 rimbalzi, ai quali si aggiungono i 24 (con 6 canestri dall'arco dei 3 punti) di Steph Curry e i 21 di Klay Thompson, che ha il merito di realizzare i liberi decisivi nel finale. Boston, infatti, avrebbe la chance per provare a ribaltare il punteggio, ma, prima Irving, poi Smart e Morris, vengono respinti dal ferro. Draymond Green fa 1/2 dalla lunetta, ma cattura il rimbalzo e mette così la propria firma sul match. Tra le fila dei Celtics, l'ultimo a mollare è il solito Kyrie Irving, che chiude con l'undicesima doppia doppia da 32 punti e 10 rimbalzi, che gli permette di pareggiare il record di un mostro sacro come Larry Bird. A questi, si aggiungono i 22 punti (con 13 rimbalzi) di Al Horford, che si aggiudica il duello sotto ai tabelloni con DeMarcus Cousins, e i 20 di Jayson Tatum. Una vittoria dal sapore speciale soprattutto per coach Steve Kerr, che festeggia la W numero 300 in carriera in regular season. E' il più precoce a riuscirci nella storia della Nba e la percentuale di successi è da stropicciarsi gli occhi: 300 vinte, 77 perse (74,3%).

NEW ORLEANS PELICANS-SAN ANTONIO SPURS 114-126
Nonostante il problema al polso sinistro, LaMarcus Aldridge guida San Antonio al successo contro New Orleans: 126-114 il punteggio finale. Dopo un primo tempo equilibrato, chiuso sul punteggio di 57-60, i texani allungano nella ripresa, senza più voltarsi indietro. L'ex Portland Trail Blazers gioca sul dolore e lo fa molto bene: sono 28 per lui i punti alla sirena, a cui aggiunge anche 12 rimbalzi, che gli valgono la quindicesima doppia doppia stagionale. A questi, si aggiungono i 22 punti di Rudy Gay, che cattura 11 rimbalzi e non fa per nulla rimpiangere l'assenza di DeMar DeRozan. Dall'altra parte, invece, si avverte eccome la mancanza di Anthony Davis, costretto a restare in borghese da un problema a un dito della mano sinistra. Senza il proprio faro, infatti, New Orleans incassa la terza sconfitta consecutiva, che sa tanto di definitivo addio al sogno chiamato playoff. L'Unibrow, però, non è l'unico indisponibile di una squadra falcidiata dagli infortuni: oltre all'ex Kentucky, infatti, coach Gentry non può contare nemmeno su Mirotic, Moore e Randle: praticamente l'intero quintetto titolare. Il migliore tra le fila dei Pelicans è Jrue Holyday, che chiude con 29 punti, mentre va in doppia doppia Jahlil Okafor, che ne mette 29 con 15 rimbalzi. Partita senza grandi spunti per Marco Belinelli che, in uscita dalla panchina, realizza 8 punti, tirando 3/7 dal campo. Un successo fondamentale per gli Spurs, che restano al sesto posto a Ovest, ma che devono guardarsi le spalle da Jazz e Clippers.

DENVER NUGGETS-PHILADELPHIA 76ERS 126-110
Dopo aver saltato l'ultima partita per la sospensione rimediata contro i Jazz, Nikola Jokic torna sul parquet più arrabbiato che mai. Il centro di Denver chiude con una prestazione sontuosa (32 punti, 18 rimbalzi e 10 assist), che permette ai Nuggets di stendere Philadelphia 126-110. Il serbo approfitta dell'assenza di Joel Embiid per fare il vuoto sotto ai tabelloni e spinge il piede sull'acceleratore sin da subito, permettendo ai padroni di casa di toccare un vantaggio in doppia cifra già nel corso del primo quarto. Denver fa girare benissimo la palla e domina a rimbalzo, riuscendo sempre a mantenere un margine di sicurezza fino all'ultimo quarto, quando chiude definitivamente i conti. Decisiva la percentuale di squadra dei Nuggets, che viaggiano con il 51% dal campo. In totale, sono sei i giocatori di coach Mike Malone in doppia cifra: oltre al già citato Jokic, ne arrivano 17 per Mason Plumlee, in uscita dalla panchina per far rifiatare il serbo, e 31 dalla coppia Barton-Creig. Dall'altra parte, invece, il miglior realizzatore è JJ Rredick, che ne mette 22, tirando 4/10 dall'arco. A questi, si aggiungono la doppia doppia da 19 punti e 12 rimbalzi di Ben Simmons, e i 20 di Corey Brewer, che si becca anche un tecnico nel primo quarto per aver scalciato un avversario dopo una schiacciata. Grazie a questa vittoria, Denver resta in scia dei Golden State Warriors, con una sola partita e mezzo di ritardo dai campioni in carica.

MEMPHIS GRIZZLIES-INDIANA PACERS 106-103
Clamoroso al FedEx Forum di Memphis. Si interrompe la striscia di otto sconfitte consecutive dei Grizzlies, che piegano le resistenze di Indiana 106-103, strappando la vittoria più sorprendente della notte Nba. La terza forza della Eastern Conference, nonché una delle difese più efficienti di tutta la lega, si lascia travolgere dalla coppia Conley-Jackson Jr: il primo chiude con 22 punti e 11 assist, il secondo ne aggiunge 20 con precisione chirurgica. A questi si va a sommare anche il ritrovato Marc Gasol, che ne mette 18, compresa la tripla della staffa nel finale. I Pacers, che devono fare i conti con la pesantissima assenza di Victor Oladipo, la cui stagione è finita anzitempo per un infortunio serio al ginocchio, non riescono a trovare le contromisure alle numerose conclusioni dall'arco dei padroni di casa che, per una notte, si dimenticano di essere tra le peggiori squadre della lega, mettendo sul parquet una grinta inedita (almeno nelle ultime 20 partite). Il migliore tra le fila dei Pacers è Bogdan Bogdanovic, chiamato a prendersi più responsabilità in contumacia dell'ex Indiana Hoosiers: sono 21 per lui alla sirena, a cui si aggiungono i 18 di Darren Collison (anche 9 assist). In classifica, Indiana resta comunque in terza posizione, complice la contestuale sconfitta di Philadelphia contro Denver, ma la stagione rischia di complicarsi maledettamente. Troppo importante, soprattutto in ottica playoff, infatti, l'assenza di Oladipo, vero e proprio barometro del gioco di coach Nate McMillan.

PORTLAND TRAIL BLAZERS-ATLANTA HAWKS 120-111

Se per Denver è stata fondamentale la tripla doppia di Nikola Jokic, a Portland serve, invece, quella di Cj McCollum (la prima in carriera) per avere ragione degli Atlanta Hawks. Il numero 3 colleziona numeri da capogiro: 28 punti, 10 assist e 10 rimbalzi, che permettono ai Trail Blazers di imporsi 120-111. A rendere ancora più decisiva la prova di McCollum è l'assenza di Damian Lillard, che costringe CJ ad assumersi maggiori responsabilità in attacco. A non far rimpiangere il numero 0, però, contribuisce anche Seth Curry che, per una notte, si traveste da suo fratello maggiore, Steph, chiudendo con 22 punti e un rotondo 4/8 dall'arco dei 3 punti. In doppia cifra ci va tutto il quintetto di Portland, con Nurkic, Harkless e Aminu tutti sopra quota 15. Per Atlanta, che incassa la sconfitta numero nove nelle ultime 13 partite giocate, le uniche note positive sono Trae Young e John Collins, le due pietre angolari attorno a cui provare a costruire la squadra del futuro. Il rookie chiude con 30 punti, a cui si aggiungono i 21 di Collins. Grazie a questo successo, Portland consolida il proprio quarto posto nella Western Conference, allungando sugli Houston Rockets di James Harden e mettendo nel mirino il terzo, occupato dagli Oklahoma City Thunder.

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