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Safety Experience con Simone Moro

La tecnologia satellitare al servizio dell'attività outdoor: limitare i rischi, aumentare il valore dell'esperienza

23 Nov 2019 - 16:05

Perdersi … a soli cinque chilometri in linea d’aria dal centro di Bergamo. Impossibile, improbabile? No, è tutto vero ma solo … a certe condizioni! Questa è stata infatti la nostra esperienza, anzi la nostra “Safety Experience” sulle prime elevazioni boscose a nord del capoluogo orobico. Perdersi dietro casa e .. ritrovarsi grazie ad una voce gentile che proviene dall’altra parte dell’Oceano Atlantico. Ma andiamo con ordine!

Ci muoviamo “in convoglio” di buon mattino dalla sede milanese dell’azienda americana che ha organizzato per la stampa specializzata una dimostrazione pratica, sul campo, dello “stato dell’arte” sull’utilità della tecnologia satellitare nelle attività outdoor: in alta quota, in alto mare ma poi (ed è questo il senso ultimo della giornata) più semplicemente nelle nostre uscite del fine settimana: tra i boschi, sui sentieri, nella wilderness. Che non significa per forza Alaska, Patagonia o L’Outback australiano. Per questo il testimonial della giornata (di più: il garante) è Simone Moro, uno dei più grandi alpinisti ed esploratori contemporanei. Di casa da queste parti ma pure lui disposto .. a smarrirsi di proposito, per una giusta causa. Una breve ma esauriente camminata in sua compagnia, raccogliendo consigli e valutazioni (in buona sostanza: istruzioni per l’uso) riguardo all’equilibrio tra i rischi connessi all’avventura e l’esigenza di contenerli: nell’interesse della sicurezza ed in funzione della qualità dell’esperienza. Non solo e non tanto nell’ottica dell’alpinista di punta o magari del navigatore solitario di fama mondiale, quanto dal punto di vista del semplice escursionista, del cercatore di funghi, del biker o del canoista. La parola quindi a Simone Moro per quello che, nella nostra chiacchierata davanti ad un microfono, mi è sembrato il ragionamento più riassuntivo e conclusivo dell’intera uscita “orobica”.

"Dispositivi come inReach non diminuiscono i rischi: questo è importante, anzi basilare. Non è che lo acquisto e quindi posso rischiare. Perché se ti fai male, ti ammazzi … ed è finita, puoi avere tutta la tecnologia del mondo ma … Quindi questo non deve cambiare il proprio comportamento nell’approccio al pericolo, ai propri limiti o alle difficoltà. Ma è uno strumento necessario perché in qualsiasi situazione, anche senza farsi particolarmente male, si può scoprire che il telefonino non prende. Non vorrei che passasse il solito messaggio: mi compro la bicicletta bellissima e … vinco il Giro d’Italia. No, compri la bici bellissima e sei ancora … in garage. Allo stesso modo, ti procuri un dispositivo bellissimo ma … se non esci non serve a un tubo. Non bisogna pensare che il fatto che uno possa essere soccorso elimini le ostilità del mondo outdoor. Io ne faccio uso, un uso quotidiano, e me lo porto anche in Himalaya. Non mi è mai capitato di schiacciare il pulsante SOS ma so che - se mai dovessi farlo - questa ultima spiaggia (che sarebbe stata definitivamente l’ultima, se non lo avessi) si tramuterebbe  in un’operazione di soccorso”.

Al rientro dalla breve camminata, l’esperimento si completa: la simulazione di richiesta di soccorso viene raccolta dalla centrale “oltreoceanica”, dalla quale una voce gentile e superprofessionale ci viene letteralmente … in soccorso appunto, spiegandoci le modalità di intervento conseguenti al lancio dell’SOS. Non ci dilungheremo nei dettagli ma quelli che teniamo a sottolineare, prima di lasciarvi alle parole di Stefano Viganò, amministratore delegato di Garmin Italia, sono un paio di punti qualificanti (e decisivi) del servizio: la possibilità di ricevere risposta immediata alla vostra richiesta di aiuto e di riceverla nella vostra lingua! Ciò che fa appunto la differenza, perché – insieme ad una risposta amica – ad esservi trasmessa è la certezza che il vostro caso è stato preso in carico, che sanno dove vi trovate, che l’assistenza arriverà dai soccorritori più vicini a voi (quindi più rapidi) e - per diretta conseguenza, sperabilmente – insieme alla voce amica, azzerando tempi e distanze, a "raggiungervi"saranno la calma indispensabile a conservare il sangue freddo e la lucidità necessaria per resistere e collaborare. 

“In sostanza ti trovi in qualsiasi punto del territorio, anche dove non c’è  copertura telefonica, né GSM né di dati, e riesci a comunicare attraverso un sistema di messaggistica o semplicemente schiacciando un pulsante di SOS, per comunicare il tuo stato di salute, le tue condizioni ma anche solo per fare un saluto a chi è a casa. Una cosa importante perché garantisce la massima espressione dell’esperienza che si sta facendo senza doversi occupare o preoccupare di quello che potrebbe nascere a seguito di una conseguenza inaspettata della propria attività”.

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