ALPINISMO

La famiglia Snorri: "Siamo convinti che siano riusciti ad arrivare in vetta, l’incidente nella discesa"    

A due settimane dalla scomparsa sul K2 - il 5 febbraio scorso - dichiarati morti gli alpinisti John Snorri, Muhammad Ali Sadpara e Juan Pablo Mohr.

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Abbandonate definitivamente le ricerche di John Snorri, Muhammad Ali Sadpara e Juan Pablo Mohr sul K2. La storica ed al tempo stesso drammatica stagione invernale sulle montagne più alte del pianeta (sei le vittime) volge ormai al termine. Anche Alex Txikon ha interrotto il suo tentativo di vetta sul Manaslu con Iñaki Alvarez e tre sherpa. Sono tutti rientrati sani e salvi al Campo Base dell'ottava vetta della Terra, raggiungendo Simone Moro che - a causa delle previsioni meteo avverse - al "summit push" aveva rinunciato già nei giorni scorsi.

L’ultimo contatto con i dispersi del K2 risale a venerdì 5 febbraio e nel corso di una conferenza stampa alla quale ha preso parte anche Sajid Ali Sadpara (figlio di Muhammad Ali, una delle vittime) le autorità pakistane hanno comunicato la decisione di arrendersi all’evidenza e di abbandonare le operazioni di soccorso prima, semplice ricerca in seguito.

Sajid era stato l’ultimo a vedere in vita il padre, l’islandese John Snorri ed il cileno Juan Pablo Mohr, che aveva lasciato all’inizio del summit push, il tentativo di vetta, all'altezza del Bottleneck (il Collo di Bottiglia), uno dei punti chiave della via insieme al Traverso che si trova alla sua uscita (sovrastato da un gigantesco seracco), facendo rientro al campo 3 a causa di un problema al respiratore dell’ossigeno. Per poi attendere il padre ed i suoi compagni di cordata inutilmente ed angosciosamente per tutta la notte nella tendina del C3 appunto a 7300 metri, prima di dover intraprendere una drammatica e solitaria discesa per raggiungere il campo base.

Snorri, Sadpara e Mohr restano da qualche parte sulla seconda vetta del pianeta, che se li è presi. Come Daniele Nardi e Tom Ballard sulla parete del Nanga Parbat da 2019 (saranno due anni il prossimo 25 febbraio). L’italiano ed il britannico vennero cercati e trovati sullo Sperone Mummery dodici giorni più tardi, il 9 marzo, proprio da Txikon e dai suoi compagni di spedizione baschi che - alle operazioni - sacrificarono le residue speranze di “prima” invernale sul K2 riuscita poco più di un mese fa ai nepalesi.

Se e quando verranno ritrovati, i cadaveri di Snorri, Sadpara e Mohr e la loro dislocazione sulla montagna potrebbero spiegare o almeno raccontare qualcosa in più sulla natura ed i tempi dell’incidente. Oltre che fornire eventualmente una risposta sulla riuscita del tentativo di vetta, naturalmente nel caso fosse possibile rinvenire un dispositivo contenente documentazione fotografica dagli 8611 metri della cima.

La famiglia di Snorri ha intanto diffuso un comunicato che – al di là dei ringraziamenti per i soccorritori - esprime la convinzione che John (l’alpinista più noto del suo Paese) ed i suoi due compagni Sadpara e Mohr (ugualmente personaggi molto conosciuti in Pakistan e Cile, Sadpara addirittura un mito) siano riusciti a realizzare la prima ripetizione invernale del K2 e che l’incidente sia poi avvenuto sulla via del ritorno.

“Siamo molto grati a tutti coloro che hanno preso parte alle operazioni di ricerca e soccorso del nostro amato John Snorri, Muhammad Ali Sadpara e Juan Pablo Mohr su K2. Tutti e tre erano forti alpinisti volenterosi, capaci e dotati del coraggio necessario a provare a fare la storia raggiungendo la cima del K2 in inverno. Sulla base delle tempistiche dell'ultimo contatto conosciuto con il telefono di John Snorri siamo convinti che tutti e tre siano riusciti ad arrivare in vetta e che l’incidente sia successo nella discesa. La famiglia di John Snorri desidera esprimere la propria gratitudine alle autorità del Pakistan, Cile e Islanda per la dedizione e l'impegno profuso per trovare i nostri cari. Non c'è dubbio nella nostra mente che l'estensione della ricerca e le tecnologie utilizzate nella ricerca siano state senza precedenti e speriamo possano migliorare in futuro la sicurezza degli alpinisti in tutto il mondo”.

Snorri, Sadpara e Mohr sono solo le vittime più recenti di una stagione di scalate invernali sugli "ottomila" della Terra al tempo stesso storica e tragica, anche nelle sue coincidenze: sabato 16 gennaio, nelle ore in cui dieci alpinisti nepalesi raggiungevano per la prima volta in inverno la vetta del K2 - l’ultimo “ottomila” rimasto da salire nella stagione fredda - un incidente costava la vita al catalano Sergi Mingote nella parte inferiore della seconda vetta del pianeta ed un altro – sul vicino Pastore Peak di 6209 metri – all’alpinista statunitense Alex Goldfarb. Sempre sulla via di discesa dal K2, il bulgaro Atanas Skatov perdeva la vita due settimane fa, proprio nelle ore in cui Snorri, Sadpara e Mohr davano il via al loro tentativo di vetta: sfortunato, misterioso e comunque fatale. 

 

 

 

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