L'atleta ipovedente, dopo un bronzo e un argento, entra nella storia con un oro pianificato tre anni fa...
Esistono uomini nati per invertire la rotta, per capovolgere ogni prospettiva, per accendere una nuova luce. Anime speciali che diventano modelli da seguire e sorgente di vibrazioni magari prima inesplorate. L'italiano Giacomo Bertagnolli, nato a Cavalese il 18 gennaio 1999, sceglie il 14 marzo 2018 per rivelarsi al pianeta con tutta la sua grandezza. Un oro olimpico che è arte, musica, poesia, sinfonia. Un risultato arrivato dopo 19 anni di convivenza con l'ipovisione a causa di un'atrofia del nervo ottico. L'accettazione, l'evoluzione, la consapevolezza, la sublimazione.
Quando sei padrone di te stesso, succede che puoi pianificare nel dettaglio ogni traguardo senza il minimo dubbio di essere smentito, a prescindere da tutto. Il 2 marzo scorso, poche ore prima di decollare per PyeongChang, Giacomo al telefono chiudeva così una piacevole chiacchierata che, ricordata oggi, fa venire la pelle d'oca: "Ci siamo preparati bene e sono tranquillo. Sono pronto tecnicamente e mentalmente. Voglio tornare a casa con una medaglia d'oro e vincere più medaglie possibili. Io vado sempre per step: due anni fa l'obiettivo era vincere in Coppa del Mondo e ce l'abbiamo fatta, l'anno scorso volevamo vincere i Mondiali e ce l'abbiamo fatta. Ora ci sono le Olimpiadi...".
Sì, ora ci sono le Olimpiadi e nella prima gara dei Giochi, in discesa, è subito bronzo. Poi le prove generali con l'argento nel SuperG e poi, il giorno prima dell'apoteosi, la grande delusione nella Supercombinata dove, insieme alla straordinaria guida Fabrizio Casal, era il super favorito. Una gara, quella della Supercombinata, persa per uno sci di Fabrizio che si stacca in curva e cancella in un secondo un lavoro di tre anni. Un episodio che può diventare mazzata o benzina, a seconda di come lo si decida di interpretare. Per loro diventa una scossa che scatena il fuoco di stanotte, documentato dai numeri extraterrestri con cui spazzano via la concorrenza. Nella prima manche dello slalom gigante, Giacomo e Fabrizio azzannano la pista con una ferocia e una determinazione spaventose, chiudendo la loro dimostrazione di forza con 3"37 sul secondo. Alla fine, con il crono che nella seconda manche si ferma a 2:10.51, la distanza rifilata al primo inseguitore sarà addirittura di 5"08. Un abisso, un mondo. Onnipotenza pura.
Qualcosa che accade soltanto se ogni cellula del tuo corpo è pronta per simili traguardi. Succede soltanto se mente, cuore e viscere si allineano per anni, in vista di un capolavoro appena entrato nella storia. Come sia possibile tutto questo? Il segreto viene svelato direttamente da Giacomo sabato scorso, dopo la prima medaglia olimpica conquistata in discesa: "Tre anni di duro allenamento, sacrifici, gioie e sconfitte. Tutto per un attimo come questo, in cui ti dimentichi di ogni cosa e capisci solo che il più grande risultato che hai raggiunto non sta in quello che hai ottenuto, ma in chi sei diventato".