500 MIGLIA DI INDIANAPOLIS

Alonso rinvia il sogno di vincere la Indy 500. Takuma, successo bis...Sato!

Il giapponese Takuma Sato vince per la seconda volta la 500 Miglia di Indianapolis davanti a Scott Dixon. Deludono Alonso, Andretti e il Team Penske.

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Aveva corso la sua prima 500 Miglia di Indianapolis nel 2017, Fernando Alonso, costretto al ritiro dal motore Honda ad una ventina di passaggi dal traguardo che a tagliare per primo era stato Takuma Sato, primo pilota giapponese a vincere la corsa del Memorial Day. Quest’anno Alonso (dopo la mancata qualificazione dell’anno scorso) ha preso il via della sua seconda Indy 500 (per il momento l’ultima, visto che lo spagnolo nel 2021 torna in F.1 con la Renault) ed a vincere è stato ancora una volta Sato!

L’ex pilota di Jordan, BAR e SuperAguri in Formula Uno ha messo a segno la sua seconda affermazione nella 104esima edizione della corsa, andata in scena con tre mesi di ritardo sulla tradizionale data di fine maggio (e con le sterminate tribune desolatamente deserte) causa pandemia. A differenza del 2017 però stavolta Alonso è riuscito a completare la distanza dei 200 giri ma lo ha fatto solo in 21esima posizione (dopo essere partito dalla 26esima) e senza mai entrare nel vivo della battaglia, rallentato da un problema alla frizione della Dallara-Chevrolet Arrow McLaren. E pensare che, negli anni dei due titoli iridati conquistati dallo spagnolo in Formula Uno, Sato era ugualmente impegnato nei Gran Premi, senza mai brillare troppo ma, curiosamente, salendo per la prima ed unica volta sul podio nel Gran Premio degli  USA del 2004 (al terzo posto) proprio a Indianapolis, sul tracciato misto ricavato all'interno del perimetro dello speedway, del quale utilizzava solo la prima curva ed il rettilineo principale, ma percorsi in senso orario. Vincendo la "500" più anomala di sempre, Takuma raggiunge nell'albo d'oro della corsa altri nove piloti capaci di imporsi due volte: tra gli altri, Emerson Fittipaldi e Juan Pablo Montoya.

Al volante della Dallara-Honda del team Rahal Letterman Lanigan, Takuma ha corso costantemente nelle posizioni di testa ma ha lanciato il guanto di sfida a Scott Dixon solo nell’ultimo quarto di gara, dopo l’uscita di scena per incidente - al 143esimo passaggio - di Alexander Rossi (Dallara-Honda Andretti), a lungo principale avversario di Dixon. Il neozelandese, scattato dal centro della prima fila (Sato all’esterno, terzo tempo delle qualifiche) ha coperto al comando 111 dei 200 giri in programma e stringeva tra le mani il volante della monoposto più veloce del gruppo, la Dallara-Honda del Chip Ganassi Racing. Superato da Sato nel finale, Scott contava sull'impossibilità - da parte del giapponese - di completare la gara senza uno "splash and go" (un ultimo rabbocco di carburante) ed era comunque pronto per lanciare il controsorpasso decisivo, che non avrebbe lasciato a Sato possibilità di replica. La neutralizzazione provocata dall’incidente di Spencer Pigot (tra l'altro compagno di squadra dello stesso Sato) al giro 195 si è però protratta fino alla bandiera a scacchi, “proteggendo” la prima posizione del giapponese e lasciando rimpianti enormi a Dixon che ha perso un’occasione… imperdibile di cogliere il secondo successo personale, dopo quello ormai lontano del 2008, dovendo così accontentarsi di collezionare per la terza volta la seconda piazza finale che - a Indy più che altrove - ha il sapore di una vera e propria beffa.

Il neozelandese si consola con una leadership rafforzata nella classifica generale della Indycar che riprende nell’ultimo weekend di agosto con una doubleheader al World Wide Technology Raceway di Madison, Illinois. Scott sale a 335 punti, seguito a 251 dal campione in carica Josef Newgarden (Team Penske), che ha chiuso la 500 Miglia in quinta posizione, miglior piazzamento per i motori Chevrolet in una edizione della “500” dominata dalla Honda. Terza piazza della generale con 218 punti per Pato O’Ward che (al volante della Dallara-Chevrolet Arrow McLaren SP, quindi compagno di squadra di Alonso) ha chiuso la Indy 500 in sesta posizione, aggudicandosi il significativo titolo di miglior rookie (esordiente) del 2020. Nella generale, il giovanissimo messicano è seguito a quota 214 da Graham Rahal che, con il terzo posto al traguardo davanti al sorprendente statunitense di lontane origini italiane Santino Ferrucci (Dallara-Honda Dale Coyne Racing), ha completato la straordinaria performance di squadra del Rahal Letterman Racing. Seguono Simon Pagenaud (vincitore della Indy 500 del 2019, stavolta solo 22esimo al traguardo sulla Dallara-Chevy del Team Pesnske) con 212 punti ed il trionfatore di quest’anno Takama Sato con 207.

La ripresa del campionato servirà al Team Penske per mettersi alle spalle una "campagna" 2020 parecchio deludente, soprattutto tenendo conto delle 18 vittorie precedenti e del fatto che il team correva letteralmente "in casa", visto che Roger Penske ("The Captain", un nickname che la dice lunga) lo scorso inverno ha completato l'acquisto dell'Indianapolis Motor Speedway ed è proprietario della Indy 500 e dell'intera Indycar Series. La ripresa del campionato lenirà anche le "ferite" di Marco Andretti, autore della pole position ma solo 13esimo al traguardo (mai in lotta per scrivere il nome Andretti per la seconda volta nell'albo d'oro a cinquantuno anni di distanza dal nonno Mario) ed all’intero team Andretti Autosport (la squadra con la quale Sato aveva vinto nel 2017...) che ha dominato le qualifiche ma lascia l’Indianapolis Motor Speedway con il settimo posto di James Hinchcliffe come miglior piazzamento finale.

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