AUSTRALIAN OPEN

Tennis, Australian Open: Djokovic primo finalista, Federer si arrende in tre set

Il serbo conquista il 50esimo atto della sfida con King Roger: 7-6 (1) 6-4 6-3 i parziali, ora uno tra Thiem e Zverev. Tra le donne finale Muguruza-Kenin

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Novak Djokovic è il primo finalista degli Australian Open: alla Rod Laver Arena di Melbourne il serbo batte Roger Federer con i parziali di 7-6 (1) 6-4 6-3. Lo svizzero ha la colpa di non chiudere il primo set quando avrebbe potuto, facendo tornare in corsa Djokovic, che ha dominato il tie-break e gli altri due set. Il serbo attende il vincente tra Dominic Thiem e Alexander Zverev. Tra le donne finale a sorpresa tra Garbiñe Muguruza e Sofia Kenin.

L'atto numero 50 di Djokovic-Federer è una replica che va in scena dal 2014 nei grandi teatri di tutto il mondo. Nel tennis questi palcoscenici corrispondono agli Slam: tra Wimbledon, Roland Garros, US Open e Australian Open lo svizzero ha perso gli ultimi sei confronti con il Djoker. Ormai un caso irrisolvibile per il Maestro, che non si impone in uno Slam contro il serbo dalla semifinale di Wimbledon 2012. O forse la semplice consapevolezza che Djokovic, oltre ad avere sei anni in meno, a Melbourne si trova come nel salotto di casa sua.

E dire che il numero due del mondo parte male. Con un passante da capogiro, Federer conquista subito il break e vola sul 2-0. Subito controbreak di Djokovic, che esulta come Diego Armando Maradona alla Grecia nel Mondiale del 1994, manca solo la corsa verso la telecamera. Federer però toglie ancora il servizio al Djoker e sale sul 4-1, con tre palle break per chiudere i giochi in anticipo. Non lo fa, e l'orgoglio di Djokovic viene fuori: il serbo lascia a zero Federer, si prende il 5-4 e consolida il break con il 5-5. Nel tie-break non c'è storia: subito 3-0, poi un rovescio in rete di Federer dà due minibreak al serbo, che ringrazia e vince addirittura 7-1. Si tratta del sesto tie-break consecutivo vinto da Djokovic contro Federer: non ne perde uno dal 2015. E il Maestro mastica amaro nonostante 26 vincenti (saranno 46 a fine match), contro i dieci del serbo.

Il secondo e il terzo set sono dominati dal Djoker, che al servizio non concede mai i vantaggi, anche perché con la seconda vince nove punti su 14 (sette su nove nel secondo parziale). Federer, al contrario, soffre in battuta e deve annullare tre palle break prima di capitolare su quella decisiva che dà a Djokovic il 6-4 e il 2-0. Troppo poco incisiva la seconda del Maestro: 29% dei punti vinti nel primo set, 40% nel secondo. Di poco meglio nel terzo, ma Djokovic è entrato da tempo nella modalità-macchina: sei ace, più di quanti ne aveva fatti sommando i due set precedenti, 82% di prime in campo, 78% di punti vinti con la prima. Con questi numeri, a Federer basta perdere una volta il servizio per dire addio a Melbourne. E così è: dritto sulla riga di Djokovic e 4-2, Federer chiama il challenge ma dal suo volto si capisce che la sua chiamata è l'ultima illusione per rimanere aggrappato al match. Un match che scorre via liscio (due ore e 18 minuti), dando a Djokovic l'ottava finale a Melbourne e il 27esimo successo contro uno dei più grandi interpreti nella storia di questo sport.

TABELLONE FEMMINILE

Il mondo alla rovescia, ma perfettamente allineato a una classifica Wta più fluida di una minerale al bar. Escono in semifinale anche la testa di serie numero uno e quattro, rispettivamente Ashleigh Barty e Simona Halep, per mano di Garbiñe Muguruza e Sofia Kenin. Se per la spagnola, ex leader del ranking femminile, si tratta di un ritorno tra le grandi, per la statunitense si tratta di un esordio assoluto, essendo alla prima finale di uno Slam. È proprio quest'ultima a raggiungere per prima l'obiettivo, battendo Barty in casa sua con il risultato di 7-6 (6) 7-5, sotto un sole cocente (più di 37 gradi) che caratterizza la prima vera giornata estiva del torneo. Kenin soffre in ricezione contro la prima dell'australiana (80% di punti vinti e otto inutili ace) e ha meno della metà dei vincenti (16 contro 33), ma risponde bene alla seconda (48% di punti vinti) e compie complessivamente meno errori gratuiti (25 contro 36). Conquistato il primo set, Kenin perde il servizio ma lo recupera andando sul 5-5 grazie a un errore della padrona di casa, tifata incessantemente dal pubblico. L'errore costa caro a Barty, che perde la tranquillità e, successivamente, il match, esagerando con un diritto nel tentativo di recuperare l'avversaria.

Impresa altrettanto importante quella di Muguruza, che nel primo turno di servizio deve annullare due palle break ma vola sul 5-3 con un gioco aggressivo, talvolta rischioso. Halep reagisce con un controbreak a zero consolidato dal 6-5. La romena sciupa due set point, Muguruza si salva ancora e conquista il set al tie-break dopo aver annullato due set point. Nel secondo parziale crolla ulteriormente il fattore-battuta (in cinque game su 12 vince chi riceve) e fioccano le palle break (11 per Muguruza, sette per Halep). L'ultima, convertita dalla spagnola, decide il match per il 7-6 (8) 7-5 definitivo.

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