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Scherma, Curatoli: "Mi manca solo una medaglia individuale ai Giochi"

02 Nov 2025 - 12:08

Un figlio di Napoli. Un ragazzo che poteva scegliere la pallanuoto perché da mancino sarebbe stato un avversario scomodo per tutti e il presidente del Posillipo ha fatto il possibile per convincerlo. Luca Curatoli, invece, all'età di sette anni prende un'altra strada. "Papà, voglio fare scherma". E così è stato, per buona pace del circolo dove comunque cresce, anche se non in vasca. Lo fa in pedana con il fratello, anche lui schermitore e bronzo olimpico ad Atlanta '96, che è tutt'oggi il suo allenatore. Insomma, un affare di famiglia perché il padre è stato un dirigente e i weekend, fin da quando Luca aveva tre anni, lo portava con sé alle gare. Oggi che di primavere ne ha 31 si può dire senza timore di smentita che è stata la scelta giusta. Bronzo olimpico a squadre a Tokyo 2021, otto medaglie iridate in bacheca, di cui due ori, anche questi a squadre, diventando l'unico sciabolatore italiano della storia a vincere due mondiali. "Ora per completare un palmares di tutto rispetto mi manca solo la medaglia individuale ai Giochi", dice al telefono con l'ANSA.

"Nella sciabola non sono in tanti ad avere una bacheca come la mia - aggiunge -. La medaglia olimpica mi farebbe dire 'ho fatto il mio, posso smettere sereno'. Oggi invece mi manca qualcosa, l'aver fatto le Olimpiadi secondo le mie possibilità. So che posso valere una medaglia olimpica". A Los Angeles, però, mancano ancora tre anni, per questo nel frattempo si gode i successi iridati perché a distanza di 10 anni si conferma oro a squadre. E se Curatoli nel 2015 parla del "mondiale della spensieratezza", perché aveva 21 anni e si approcciava ai grandi con l'inconsapevolezza che solo i ragazzi hanno, nel 2025 a Tiblisi si presenta da veterano di una squadra giovanissima. "È stato un oro sudato e sacrificato - ci racconta -. Con i miei compagni ci abbiamo messo tanto a ritrovare quella forma che non avevamo dal 2021. Con Berrè e Montano che hanno smesso io mi sono ritrovato a essere il più grande ed esperto. Se posso prendermi qualche merito è stato quello di fargli capire che anche quando eravamo in difficoltà non dovevamo mai mollare. Davo sempre tutto, in ogni circostanza, perché si cresce anche nei match di spareggio dove uno tira sconsolato perché sa che la medaglia non arriverà". È arrivata, eccome, in Georgia e adesso l'8 e 9 dicembre si presenterà in Coppa del Mondo da capitano della squadra campione mondiale. "Un onore, ma non c'è tempo per guardarsi indietro". Vero, nonostante la stagione appena chiusa sia stata "quasi perfetta". Oltre all'oro di squadra è arrivato anche il bronzo individuale e la posizione numero 4 nel ranking. "Ma con un podio europeo e un paio in più in coppa del mondo sarebbe stata perfetta", ci tiene a precisare chi nel mirino ha già Los Angeles. Luca è anche conscio di cosa gli sia mancato a Tokyo e Parigi per arrivare alla tanto sognata medaglia individuale. "In Giappone penso di aver pagato il rinvio di un anno e l'aver sofferto il palcoscenico - l'analisi dello sciabolatore azzurro -. Mentre a Parigi ho dovuto affrontare Samele e queste gare interne sono sempre imprevedibili".

Ma il 2021, più del 2024, aveva lasciato i segni della delusione olimpica. "Ci ho messo un paio d'anni a tornare ai miei livelli, però quando sono uscito dai 16 ho capito di esser al limite e da lì ho cominciato a risalire. Se questo e Parigi mi serviranno per fare bene a Los Angeles, allora lo accetto". In America poi ci arriverà da laureato LUISS che ringrazia per il percorso che l'ateneo cuce su misura degli atleti. Ancora pochi esami, infatti, e sarà un avvocato, ma al dopo scherma ancora non ci pensa. Anche se un sogno ce l'ha. "Vorrei ridare allo sport qualcosa. Mi piacerebbe lavorare al Coni - ci confida Curatoli -. Andare a vedere dove fare le Olimpiadi, cercare i posti per Casa Italia, insomma tutto quello che si fa prima dei Giochi". Oggi è un sogno, sia chiaro, come quando era piccolo e sognava le Olimpiadi. Ai Giochi, però, poi c'è andato veramente. E allora perché non continuare a sognare a occhi aperti all'ombra di quel Vesuvio che lo ha cresciuto e di una città che ama profondamente. Perché sarà anche più maturo, meno esuberante di quando era giovane, ma gli occhi di uno 'scugnizzo' sognatore restano gli stessi di quando a 7 anni disse al papà di voler fare scherma. E aveva ragione lui.