L'ex discesista ampezzano ha fatto il punto anche sullo sci azzurro: "Serve un ricambio in velocità"
di Marco Cangelli© afp
Kristian Ghedina rappresenta una sorta di filo conduttore fra Torino 2006 e Milano-Cortina 2026. Dopo aver chiuso la propria carriera nella rassegna a cinque cerchi piemontese, l'ex discesista ampezzano è pronto a vivere una nuova esperienza sulle montagne dove è cresciuto, nella speranza di vedere il tricolore innalzarsi all'ombra delle Tofane. Un sogno che non riguarda soltanto lo sci alpino, ma anche gli sport del budello e il curling che hanno rivitalizzato Cortina d'Ampezzo con la realizzazione delle nuove opere.
Cortina è pronta per l'appuntamento olimpico?
Siamo partiti tardi e questo è un dato di fatto. Tutto ciò fa specie considerato che, una volta assegnata un'Olimpiade, si dovrebbe partire subito. Non dico il giorno dopo, ma almeno nei mesi successivi. Siamo invece partiti tardi, ma siamo riusciti a recuperare soprattutto risolvendo il grande problema della pista da bob dove si sono già svolti i test event così come nel palazzetto per il curling. Le piste da sci sono pronte visto che vi gareggia già la Coppa del Mondo ed è sempre andato tutto bene. Ciò che forse va un attimo sistemato sono le strade e le infrastrutture dove si stanno facendo molti lavori, così come le opere private che riguardano alberghi e ospitalità. Speriamo di riuscir a concludere tutti i lavori in tempo per l'Olimpiade.
C'è un legame fra Torino 2006, la sua ultima Olimpiade, e Milano-Cortina 2026?
Innanzitutto sono tutte Olimpiadi italiane come Cortina 1956 o Roma 1960. È un bel traguardo per il nostro paese, anche se, a differenza di Torino, possiamo parlare per la prima volta di Olimpiadi allargate in maniera tale da utilizzare le opere già esistenti rinnovandole o mettendole a posto. Abbiamo visto le ultime esperienze a Sochi, Pyeongchang o Pechino, dove si sono realizzate infrastrutture enormi senza che venissero più utilizzate. Io mi auguro che ciò non ricapiti e la pista di Cortina non possa far la fine di quella di Torino.
Nella velocità maschile c'è qualcuno che possa prendere l'eredità di Dominik Paris?
In quel settore pecchiamo un po'. Mattia Casse si è ormai datato, Christof Innerhofer vuol fare ancora le Olimpiadi, ma ormai è vecchio, manca insomma un po' di ricambio generazionale. Nonostante ciò in discesa siamo più tranquilli perché gli uomini stanno facendo vedere belle cose. Il problema sono le discipline tecniche dove siamo veramente carenti. Un discorso che vale anche per il femminile.
Secondo lei Federica Brignone sarà al via dell'Olimpiade, mentre per Sofia Goggia potrebbe esser la grande occasione?
Sicuramente Sofia considera l'Olimpiade come un punto d'arrivo, anche perché un appuntamento a cinque cerchi in casa non capita tutti i giorni. A Federica auguro di riuscire a recuperare, tuttavia soltanto le può sapere se ce la farà o meno. Immagino che lei stia facendo di tutto per arrivare pronta, però, visto le esperienze che ha avuto sinora, penso che affronterà i Giochi soltanto se starà bene e sarà all'altezza del risultato. Non penso valga la pena affrontare un'Olimpiade così tanto per farla.