I voti del quarto titolo degli azzurri: decisivi anche il ritrovato Di Lorenzo, il partente Anguissa e la sicurezza Buongiorno
di Enzo PalladiniConte e Lukaku © IPA
Meret 8 – Poche parole, secondo la tradizione dei grandi portieri friulani. Molti fatti, secondo la tradizione dei grandi portieri in generale. Partito con l’ombra di qualche malumore, si è riconquistato la fiducia dell’allenatore e di tutta la tifoseria, dando sicurezza a un reparto che nell’arco della stagione non ha mai fatto registrare sbandamenti a parte la mezza incertezza finale contro il Genoa. Maturo.
Scuffet 6,5 – Arrivato a gennaio per consentire a Caprile di esprimersi altrove, è stato chiamato in causa nella delicata trasferta di Bologna lunedì 7 aprile e ha risposto con una prestazione molto positiva. Adeguato.
Buongiorno 7,5 – Costato parecchio la scorsa estate, quando è stato in condizione di giocare ha dimostrato di valere fino all’ultimo centesimo la valigia di banconote che Urbano Cairo si è fatto versare per il suo trasferimento. Peccato per gli stop causati dagli infortuni. Difensore di grande personalità, rappresenta il futuro del Napoli e della Nazionale italiana. Indispensabile.
Rrahmani 8 – Passa il tempo, ma il kosovaro continua inesorabile a mantenere un altissimo livello di rendimento. Nei periodi di emergenza ha tenuto in piedi la baracca da solo, senza farsi condizionare dall’assenza dei compagni di reparto, pronto a dare il suo contributo anche nella metà campo avversaria. Insuperabile.
Rafa Marin 6 – Non ha trovato la sintonia giusta con il suo allenatore. Ha avuto poco spazio, solo quando era indispensabile il suo utilizzo. Probabilmente non ha assimilato alla perfezione il passaggio dal mondo Real Madrid al mondo Napoli. Rivedibile.
Juan Jesus 7 – Si è reso utile tutte le volte che è stato chiamato in causa, soprattutto in occasione delle assenze di Buongiorno. Nonostante la lunga carriera che porta nella valigia, ha sempre dimostrato una grande reattività e la solita abilità nell’uno contro uno. Peccato per l’infortunio che l’ha stoppato. Affidabile.
Olivera 7 – Non è un caso se a marzo il Napoli gli ha rinnovato il contratto fino al 2030. L’uruguayano si è perfettamente calato nei meccanismi del gioco di Conte e se si eccettuano gli stop per infortunio, ha dato il suo contributo con attenzione e costanza, anche quando l’allenatore gli ha chiesto di fare il difensore centrale, ruolo che ricopre con profitto anche nella Nazionale uruguayana. Polivalente.
Spinazzola 6,5 – Era arrivato come “pupillo” di Conte ma anche con il peso di qualche infortunio serio patito nelle stagioni passate. La sua stagione non è stata semplice, ma ha dato il suo contributo, anche perché si è fatto trovare pronto a entrare in campo in diverse posizioni in base alle esigenze. Utile.
Di Lorenzo 9 – Trascinato nella bufera di una stagione 2023-24 nata e proseguita sotto i peggiori auspici, il capitano della squadra azzurra è tornato il gigante che aveva dimostrato di essere nell’anno del terzo scudetto. Cancellate malumori, incertezze, polemiche, guai del recente passato, è tornato a guidare la squadra dall’alto della sua esperienza e della sua saggezza. Trascinante.
Mazzocchi 7 – Suo padre gli ha sempre detto: “Se non puoi essere titolare, prova a essere la migliore riserva”. Parole sagge, perfettamente interpretate da Pasquale, che con la sua applicazione si è fatto volere bene dai compagni e dall’allenatore, dando un contributo di corsa e dinamismo alle fasce della squadra azzurra. Umile.
Lobotka 9 – La notizia è quando sbaglia un passaggio. Ma succede proprio di rado. Qualunque pallone passi per i suoi piedi, diventa merce preziosa. Fa sempre la cosa giusta, come ai tempi di Spalletti. Si è lavato via il tentativo di trasformazione in medianaccio ringhioso che Rudi Garcia aveva tentato di operare su di lui. È tornato a dipingere calcio geometrico. Robotico.
Gilmour 7,5 – Conte l’ha voluto come possibile sostituto di Lobotka, compito svolto comunque con profitto, ma a sorpresa è riuscito anche a rappresentare un’ottima alternativa ad Anguissa quando è stato necessario. Ma la sua presenza ha anche aiutato McTominay, scozzese come lui, ad ambientarsi alla perfezione nella nuova realtà, formando una piccola ma significativa enclave. Rassicurante.
McTominay 9 – Il miglior centrocampista del campionato, con buona pace di Barella e Calhanoglu tanto per fare due nomi. Voluto a tutti i costi, preso alla fine di una trattativa massacrante, ha dato tutto quello che ci si aspettava da lui e anche di più, capace di superare il suo record di gol segnati, ma anche di risultare decisivo in tutti i ribaltamenti di fronte messi in atto dalla sua squadra. Monumentale.
Anguissa 8 – Il suo percorso napoletano è stato tutto di altissimo livello. L’anno del precedente scudetto l’aveva visto protagonista assoluto, stavolta è stato un po’ frenato dagli infortuni ma quando è sceso in campo ha dato contributi decisivi. Ora sarà difficile sostituirlo, visto che sembra avere deciso di accettare una maxiproposta dal calcio arabo. Concreto.
Billing 7,5 – Un jolly prezioso al quale va attribuito un merito fondamentale: ha segnato il gol del pareggio nella partita di ritorno al Maradona contro l’Inter. Quell’inserimento nell’area avversaria rappresenta una delle chiavi di questo scudetto. Puntuale.
David Neres 7,5 – I suoi dribbling sembravano la medicina giusta per lenire i dolori derivati dalla mancanza di Kvaratskhelia da gennaio in poi. Ha partecipato con giocate spettacolari ad alcune delle vittorie importanti ottenute dalla squadra, ma in qualche occasione è stato un po’ latitante e poi – non per colpa sua ovviamente – ha saltato qualche gara di troppo. Ubriacante.
Okafor 6 – Arrivato all’ultimo momento nel mercato di gennaio senza avere il gradimento deciso del suo nuovo allenatore, si è presentato già infortunato e non è mai riuscito a ribaltare questa situazione. Sfortunato.
Politano 8 – Una delle tante vittime (parzialmente incolpevoli) della stagione disastrosa da cui proveniva il Napoli l’estate scorsa. Con Conte ha ritrovato la sua forma migliore, addirittura è stato capace di migliorare, di aumentare la sua presenza tanto nella fase di possesso quanto in quella di non possesso. Non a caso ha riconquistato anche la fiducia di Luciano Spalletti che l’ha rivoluto in Nazionale dopo un’assenza prolungata. Continuo.
Ngonge 6,5 – Uno dei molti acquisti un po’ azzardati dell’annus horribilis, non è mai entrato nel novero dei preferiti di Conte, che del resto ha scelto subito Politano come titolare. Qualche spezzone per dare respiro ai titolari gli fa comunque meritare un posto tra i campioni d’Italia. Sufficiente.
Raspadori 8 – Le occasioni per dimostrare la sua bravura non sono state tante, però il ragazzo arrivato dal Sassuolo le ha sfruttate quasi tutte. Ha accettato senza fiatare esperimenti estemporanei che l’hanno visto agire da attaccante esterno o addirittura da centrocampista. Però quando ha giocato nel suo ruolo naturale, da punta vera (prima o seconda) ha segnato gol decisivi. Perseverante.
Lukaku 9 – Date Romelu ad Antonio Conte e il gioco è fatto. La squadra è praticamente costruita. Ma se ai tempi dell’Inter lo schema era “palla a Lukaku e tutti ad abbracciarlo”, adesso che il belga è ulteriormente maturato le possibilità sono infinte. Se è vero che il numero dei gol direttamente realizzati non è straordinario, è stato fondamentale il contributo al gioco d’attacco in tutti i modi: con la forza ma anche con la tecnica. Gladiatorio.
Simeone 7 – Sul primo scudetto aveva lasciato un segno più marcato, anche quando entrava dalla panchina per lottare a sportellate con le difese avversarie. Stavolta non gli è andata altrettanto bene, ma qualche lampo nel corso della stagione l’ha tirato fuori. Applicato.
Antonio Conte 10 – Ha dettato subito la linea: “Se vogliamo dimenticare il recente passato negativo, dobbiamo lavorare e faticare”. Ha lavorato e faticato, lui insieme a tutta la squadra. È partito con il piede sbagliato, poi ha raddrizzato la situazione, ha iniziato a vincere, magari per 1-0 o 2-1, ma tanto quello che conta sono i tre punti. Ha mantenuto la scia dell’Inter quando ha dovuto gestire l’emergenza, ha portato a termine il delitto perfetto quando i molteplici impegni dell’avversaria gli hanno dato un piccolo aiuto. Ha dimostrato ancora una volta che quando ha un solo obiettivo da centrare, 99 volte su cento non se lo lascia sfuggire. Segnante.