La sempre difficilissima e affascinante discesa di Wengen va allo svizzero Beat Feuz, capace di percorrere il tracciato di Lauberhorn in 1:42.53. Non è però solo il vincitore a sorridere, dato che uno strepitoso Dominik Paris si piazza secondo: l'azzurro si riscatta su una pista con cui non è mai andato troppo d'accordo e chiude a +0.29, conquistando punti fondamentali per la corsa alla Coppa del Mondo. Completa il podio il tedesco Dressen.
Se la discesa di Wengen, disputata fin dal lontanissimo 1930 sul tracciato di Lauberhorn, è considerata una delle più affascinanti da vedere e selettive da percorrere, un motivo c'è. E tra i salti e i tornanti dell'impianto del Canton Berna spunta uno dei beniamini di casa: è Beat Feuz, che è perfetto o quasi (la perfezione a Wengen è pressoché impossibile da trovare) e per la terza volta in carriera va a vincere da queste parti. Se non costituisce una gran sorpresa il trionfo del 32enne (nato a pochi km dalla pista di cui è ormai da considerare il sovrano assoluto), gli applausi più belli perché in parte inattesi sono quelli che spettano a Dominik Paris: l'azzurro arriva infatti secondo con soli 29 centesimi di ritardo dal vincitore, e lo fa su un tracciato che da sempre rappresenta uno dei suoi talloni d'Achille. Dome è però straordinario nella seconda parte della discesa, a partire dallo spauracchio Kernen S (la difficilissima doppia curva dove si sfreccia a oltre 100 km all'ora a un passo dalle transenne). Il suo finale è poderoso, e resta da chiedersi come sarebbe potuta finire trovando velocità già nella parte iniziale del tracciato. Poco male: Paris si mette alle spalle l'incantesimo Wengen e si prende anche un bottino di punti molto pesante in Coppa del Mondo. Ora è infatti quarto a quota 556, mentre il leader Pinturault è a 613, seguito da Kristoffersen a 611 e Kilde a 591.
Il resto della classifica è molto compresso, ma premia il tedesco Thomas Dressen (che si becca un distacco di 0.31 da Feuz). Ma i primi dieci classificati sono compressi in un secondo e i primi quattordici addirittura in 1.30. Questo anche a causa delle tante insidie della pista, che esalta e tradisce anche i fuoriclasse a seconda delle loro caratteristiche. Ne sa qualcosa Kilde, che dopo il primo salto lascia tutti a bocca aperta e sembra pronto a prendersi una vittoria indimenticabile, ma perde tantissimo nell'ultimo cambio di direzione e chiude sesto a +0.48. Permettendo a Paris di guadagnargli qualche ulteriore punticino. Il grande equilibrio è ulteriormente dimostrato da Mattia Casse, che chiude a +1.54 (dopo aver sperato nella Top 10 fino alla Kernen S inclusa) ed è 15°, con lo stesso identico crono di altri tre colleghi: Allegre, Striedinger e Janka. Per quanto riguarda gli altri italiani, da sottolineare l'ottima prova di Davide Cazzaniga, 23° dopo una prima parte da primi cinque, e la grande paura di Emanuele Buzzi: quasi scivolato prima di un difficilissimo salto, il 25enne altoatesino si impenna in volo e riesce a salvarsi da una rovinosa caduta, chiudendo però lontanissimo a +4.71. Fuori dai primi trenta anche Peter Fill, che rimanda ancora l'appuntamento con i primi punti iridati di questa stagione. E il suo saluto finale al pubblico, dopo una discesa il cui ritardo di 2.47, è quello di un vecchio leone che sa di aver tagliato per l'ultima volta il traguardo di Wengen.
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