Europeo Under 21, fu vera gloria?

Una riflessione partendo dalle edizioni passate

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È arrivato l’Europeo Under 21 e non sappiamo cosa metterci. Nel senso, che dobbiamo aspettarci da una competizione per cui, a posteriori, le aspettative sono quasi sempre state mal riposte? Che cosa porta questa manifestazione a parte dei posti alle Olimpiadi, che è comunque un traguardo importante per molte squadre? Forse troppa gloria momentanea rispetto al proseguimento delle carriere dei vari protagonisti. Abbiamo voluto fare un viaggio a ritroso nelle varie edizioni precedenti.

Italia
Abbiamo una grandissima tradizione in questo torneo fin da quando, nel 1992, in un’agonica doppia finale contro la Svezia (2-0 all’andata e 0-1 al ritorno), conquistammo il primo titolo continentale. Ne sarebbero arrivati altri due, nelle successive edizioni, e ogni volta in maniera sempre più entusiasmante.

Torniamo al 1992, però, quando con Cesare Maldini in panchina i protagonisti in campo erano Alessandro Melli, centravanti del Parma, e a centrocampo Demetrio Albertini del Milan e Renato Buso della Sampdoria. Di quest’ultimo uno dei due gol con cui pieghiamo la Svezia a Ferrara, mentre l’altro è di Gianluca Sordo del Torino, destinato a finire al Milan per non giocare praticamente mai e tornato sulle pagine dei giornali non per motivi calcistici, ma per una rissa in cui era finito addirittura in coma. In porta c’è Francesco Antonioli e in difesa, tra gli altri, Giuseppe Favalli. Tutti ragazzi di provincia, qualcuno assaggerà anche la Nazionale maggiore.

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