FORMULA 1

Emergenza sanitaria e quarantena: possibile scambio di date tra il GP dell'Arabia Saudita e quello di Abu Dhabi?

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Dopo la definitiva cancellazione del GP d'Australia - che era già stato spostato dal 21 marzo al 21 novembre - un altro scossone alla parte autunnale e culminante del calendario iridato potrebbe venire dal possibile scambio di date tra quelli dell'Arabia Saudita (al debutto sulla Corniche di Jedda) e quello di Abu Dhabi a Marina Bay, attualmente in programma nei primi due fine settimana di dicembre, rispettivamente domenica 5 e domenica 12 dicembre.

Alla Formula Uno gli organizzatori pagano un prezzo altissimo l'onore di chiudere il Mondiale, ma l'emergenza sanitaria ancora in corso - come lo sarà anche tra quattro mesi, potrebbe imporre lo scambio di date dei due GP in questione. Abu Dhabi infatti compare infatti sulla "black list" del Regno Unito, che comprende i Paesi dai quali chi proviene deve osservare un periodo di quarantena al rientro in patria. Eventualità che - per il personale di nazionalità britannica della F.1 (la stragrande maggioranza) - significherebbe una condizione di isolamento a ridosso del periodo natalizio. L'Arabia Saudita invece non è sulla lista nera di Sua Maestà Elisabetta II, i cui sudditi (in caso di inversione Jedda-Abu Dhabi) smaltirebbero la quarantena post-Abu Dhabi nei giorni del GP dell'Arabia Saudita, potendo così poi rientrare direttamente a Londra al'indomani della conclusione del Mondiale. 

Al momento questa è una semplice eventualità. Difficile però che Abu Dhabi rinunci (diciamo così... a cuor leggero)  al ruolo di "showdown" di un Mondiale combattuto come quello in corso. Gli organizzatori di Jedda - che hanno ricevuto uno slot" autunnale per avere il tempo di allestire per la prima volta il tracciato cittadino della Corniche, ma puntano invece ad una data primaverile, abbinata al Bahrain - hanno espresso il loro interesse nell'organizzazione della terza "Sprint Qualifying" sperimentale (il MiniGP del sabato) nel caso in cui - dopo Silverstone e Monza - San Paolo fosse costretta a rinunciare.

A monte di tutto (ed a complicare il tutto) resta la spinosa questione del rispetto dei diritti umani. Il principe Khalid Bin Sultan Al Faisal (presidente della Federazione Automobilistica e Motoristica saudita) ha visitato il paddock del recente GP d'Inghilterra per promuovere il proprio GP anche... da questo punto di vista. Si tratta appunto di un nodo abbastanza complesso da sciogliere anche per Stefano Domenicali, CEO di Formula 1, visto che - già dalla scorsa stagione - il Mondiale ha "sposato" la causa globale della campagna "We Race As One" e l'immagine da allontanare è quell di un GP dell'Arabia Saudita che - agli occhi del mondo - serve a quel Paese per distogliere l'attenzione dalla questione del rispetto dei diritti umani: "sportswashing" insomma, come rende con grande efficacia ed immediatezza la lingua inglese.

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