OGGI CON BORZILLO

Cuore Tifoso Inter: Sì, ma che fatica!

I nerazzurri vincono soffrendo a Cagliari: la risolve, tanto per cambiare, Stefano Sensi

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Sardegna Arena, campo ostico e complicato, dove la scorsa stagione l’Inter perse malamente. I rossoblù rappresentano uno scoglio durissimo sul cammino che porta alla consapevolezza di essere gruppo, squadra, la prova del nove dopo Lecce. I nerazzurri incontrano una squadra ben costruita, solida, partita male in virtù della sconfitta interna col Brescia su un rigore di quelli che fanno e faranno discutere, finché non si deciderà di mettere fine allo sfacelo della nuova regola sul fallo di mano e, perciò, vogliosi di rivincita. Guardando il risultato finale è tutto a posto; ma, siamo sinceri, dal punto di vista del gioco le cose sono davvero andate malino.

Inter bruttina, a tratti fin brutta. La differenza l’ha fatta l’ultima mezz’ora di Stefano Sensi, il trottolino amoroso dudu dadada nerazzurro che, ad un certo punto, ha deciso di prendere per mano i compagni, inventarsi una giocata pazzesca sul rigore, toccare un numero impressionante di palloni sbagliandone pochissimi. Ottimo, in una serata dove Vecino era smarrito sul terreno di gioco, alla ricerca della posizione perduta o, peggio ancora, dove Brozovic stava sfoderando una delle tre o quattro partite sotto la sufficienza che metti in preventivo ad inizio anno. Se l’orologio al polso di Antonio Conte settimana scorsa aveva raccontato che il tecnico salentino si era sparato sette chilometri di camminata su e giù per l’area tecnica, mi farebbe piacere sapere quanti ne ha coperti ieri sera, perché ho idea che il record sia stato ampiamente battuto.

Ecco, parliamo un secondo di Antonio Conte. Lui è il top player nerazzurro – lo ha detto Marotta, mica pizza e fichi - grintoso, assatanato, trascinatore della truppa. Lui è lo spettacolo nello spettacolo, l’allenatore che ogni presidente vorrebbe alla guida della sua squadra. Conte trasmette calcio, insegna calcio, vive di calcio. E pretende che i suoi lo seguano passo passo; chi non si allinea sta fuori, chiunque sia e comunque si chiami ha poca importanza. Conte è quello che su una rimessa laterale punta Lukaku (glaciale dal dischetto in un ambiente particolarmente surriscaldato non si capisce bene da cosa), lo richiama, gli indica dove deve stare e come ricevere palla. Ecco, se i giocatori interisti vivranno e respireranno il pathos calcistico che ci mette il loro allenatore, allora vivremo una annata interessante. Ma, per adesso, abbassare il capino; c’è tanto, tantissimo da lavorare. Piedi per terra e correre. Tanto. Parecchio. Alla prossima.

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