CONTRASTI

La normalità di Simone Inzaghi

L'allenatore dell'Inter non fa notizia, ed è un bene

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"Fare delle scelte qui non è semplice”. È, come al solito, un afono Simone Inzaghi quello che si presenta davanti ai microfoni dopo la vittoria sullo Shakthar, valsa il primo obiettivo stagionale. Portare l’Inter agli ottavi di Champions League è un’impresa che nessuno, nei dieci anni prima di lui, era riuscito ad ottenere. Dovrebbe festeggiare, ricordare a tutti che gli era stata affidata una squadra privata ad agosto dei suoi migliori interpreti. Potrebbe, perché no, andare a cercare quegli scettici che in lui, di Antonio Conte, rivedevano a malapena la capigliatura. Eppure non lo fa e parla di scelte. Quelle che deve compiere ad ogni partita, come d’altronde il suo ruolo richiede. A volte forzate, altre rivedibili, spesso decisive. E lo fa con la faccia di chi è convinto di quello che dice. Ogni sua dichiarazione potrebbe essere sintetizzata così: ho una squadra forte, sta a me porli nelle condizioni di rendere al meglio.

Ringrazia i giocatori per la prestazione qualunque sia il risultato, la dirigenza per il sostegno e la vicinanza, i tifosi per la presenza. Analizza i dettagli in maniera oggettiva, conosce i tanti punti di forza della sua squadra e prova a correggere quelli di debolezza (come la gestione degli ultimi venti minuti di gara). Poi saluta tutti e arrivederci alla prossima conferenza. Fino ad allora, silenzio.

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