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IL CASO

Taremi e il regime iraniano: dall'inno in silenzio al post contro l'attacco di Israele

Il rapporto contrastato e fatto di equilibrismi dell'attaccante dell'Inter con il governo del suo Paese

14 Giu 2025 - 13:19

Mehdi Taremi non è solo un campione in campo, ma anche una figura che si è distinta per il coraggio di esprimere giudizi critici nei confronti del regime iraniano. In un Paese dove il dissenso pubblico può avere conseguenze gravi, Taremi ha scelto di usare la sua visibilità per denunciare le ingiustizie, pur navigando con cautela in un contesto politico repressivo. Come nell'ottobre dell'anno scorso, quando con storie grafiche su Instagram scrisse: "La mia vita è l'Iran" con anche una preghiera a proteggere il suo paese da chi lo attacca: Israele. 

Le prime critiche pubbliche

La svolta di Taremi come voce critica è emersa con forza durante le proteste iraniane del 2022, innescate dalla morte di Mahsa Amini, la giovane curda uccisa dalla polizia morale per non aver indossato correttamente il velo. In quel periodo di grande tensione, Taremi si è espresso con chiarezza contro la brutale repressione del regime. L’8 gennaio 2023, in un post su Twitter, ha scritto: “La giustizia non si fa con il cappio. Quale società troverà pace con spargimento quotidiano di sangue ed esecuzioni?”. Il messaggio si riferiva all’impiccagione di due manifestanti, Mohammad Mehdi Karami e Seyed Mohammad Hosseini, e rappresentava una condanna diretta alla violenza di Stato.

Non si è fermato lì. Il 30 gennaio 2023, Taremi ha utilizzato Instagram per chiedere il rilascio dei prigionieri arrestati durante le proteste, dichiarando: “Come iraniano, chiedo il rilascio dei prigionieri arrestati e imprigionati in questi recenti eventi”. Queste parole, pronunciate mentre era al culmine della sua carriera con il Porto, hanno avuto un impatto significativo, amplificate dalla sua popolarità come uno dei calciatori iraniani più noti al mondo.

Il Silenzio dell’Inno e le Pressioni del Regime

Durante i Mondiali di calcio 2022 in Qatar, Taremi e i suoi compagni della nazionale iraniana hanno compiuto un gesto simbolico di grande risonanza: hanno rifiutato di cantare l’inno nazionale nella partita d’esordio contro l’Inghilterra, un atto di protesta contro la repressione delle manifestazioni in Iran. Questo gesto, lodato da molti come un segno di solidarietà con i manifestanti, ha attirato l’attenzione globale, ma ha anche messo la squadra sotto pressione. Secondo alcune fonti, il regime avrebbe minacciato ritorsioni contro i giocatori e le loro famiglie, spingendo la nazionale a cantare l’inno nelle partite successive. Taremi, in questo contesto, non ha rilasciato dichiarazioni esplicite sul gesto, ma la sua partecipazione ha contribuito a cementare la sua immagine di atleta sensibile alle questioni sociali.

Un’ambivalenza strategica?

Nonostante le sue prese di posizione, alcuni critici hanno evidenziato un’apparente ambivalenza nel rapporto di Taremi con il regime. Ad esempio, non ha mai difeso pubblicamente Voria Ghafouri, il calciatore curdo arrestato per il suo sostegno alle proteste, né ha preso una posizione netta contro la Guida Suprema Ali Khamenei. In passato, Taremi ha dichiarato di voler tenere la politica fuori dallo sport, una posizione che, secondo il giornalista Valerio Moggia, potrebbe riflettere un “equilibrismo” per evitare conflitti diretti con il regime. Inoltre, alcuni utenti su X, come @szamanzadeh, lo hanno accusato di aver condiviso messaggi in linea con la retorica del governo iraniano, come post anti-Israele, anche se tali accuse mancano di prove concrete e potrebbero essere frutto della polarizzazione politica.
Questa cautela è comprensibile. In Iran, esprimere dissenso pubblico comporta rischi enormi, incluse minacce alla sicurezza personale e familiare. Taremi, pur vivendo all’estero, rimane legato al suo Paese e alla sua famiglia, il che potrebbe spiegare la sua tendenza a concentrarsi su critiche specifiche, come la gestione economica del governo o le esecuzioni, piuttosto che un’opposizione frontale al sistema.

Un Grido di Speranza

Più recentemente, il 15 febbraio 2025, Taremi è tornato a esprimersi contro il regime, scrivendo su X: “Paghiamo il prezzo di un governo fallito che cerca di distrarci. Ma la gente sa”. Questo messaggio, breve ma potente, riflette una crescente frustrazione per le condizioni in Iran e un rinnovato impegno nel denunciare le responsabilità del governo. Taremi si trova in una posizione unica: è un eroe sportivo per milioni di iraniani, ma anche un uomo che deve bilanciare il suo ruolo pubblico con i pericoli di opporsi a un regime autoritario. Le sue critiche, pur misurate, lo hanno reso un simbolo per chi in Iran sogna un futuro più giusto. Ogni suo post, ogni suo silenzio calcolato, racconta la storia di un atleta che, pur dribblando tra le pressioni del regime, non ha smesso di dare voce alla sofferenza del suo popolo.

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