Due allenatori così riconoscibili nelle loro idee di calcio si sfidano in uno scontro che vale di più di una semplice partita
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Un derby non è mai una partita come le altre e, forse, quello tra Lazio e Roma ha un impatto ancora più forte nell'economia di una stagione, tra tifoserie, ambiente, bilanci e valutazioni finali. Quest'anno, poi, si aggiunge anche la suggestione di vedere di fronte due filosofie molto marcate, come quelle di due allenatori che "firmano" le loro squadre come Sarri e Gasp. Due idee molto forti, simili nella ricerca di un calcio offensivo ma differenti nelle loro interpretazioni.
Il problema è che si ritrovano di fronte alla quarta giornata di campionato, quando ancora i meccanismi non sono stati del tutto perfezionati e ci vorrebbe quel famoso "tempo", che in Italia non viene mai concesso da tifosi che vogliono un esonero al primo pareggio. In più, Lazio e Roma si affrontano dopo due sanguinose sconfitte, come quella di Sassuolo da una parte e i tre punti lasciati in casa contro il Torino, dall'altra. Sarri ha solo tre punti, avendo vinto una partita (in casa con il Verona), mentre Gasp ne ha tre in più. L'allenatore biancoceleste ha due vantaggi (oltre a quello teorico di giocare in casa): conosce il derby di Roma, in cui ha un bilancio positivo, e la maggior parte dei suoi calciatori ha già avuto modo di apprendere le sue lezioni negli anni in cui ha guidato la Lazio prima delle dimissioni che hanno portato all'interregno Tudor e alla stagione di Baroni.
Vantaggi che, goleada al Verona a parte, non si sono però visti nelle altre due uscite stagionali. A Como è stato un massacro, contro il Sassuolo è andata un po' meglio ma i problemi nella tenuta difensiva e nello sviluppo del gioco sono ancora da rivedere. Dall'altra parte c'è chi si ritrova a dover resettare molte conoscenze per impiantare un'idea non facile da recepire in poco tempo. Gasperini sta provando a dare la sua impronta alla Roma e, per certi momenti delle prime tre gare, si è vista la sua mano.
Il fatto che entrambi gli allenatori non siano stati certo felici della campagna acquisti (per Sarri, addirittura, il mercato non è esistito), rende ancora più complicato il cammino verso il traguardo di vedere realizzata, almeno in una buona percentuale, l'idea di calcio che li caratterizza. Sarri vuole movimenti sincronizzati della linea difensiva, un pressing a zona, modulabile su varie zone del campo, e una manovra fatta di passaggi veloci a sfruttare le catene laterali, il terzo uomo, e tocchi di prima avanti e indietro. Gasp ha fatto scuola con l'aggressione feroce a tutto campo, con scalate anche complesse per non rischiare di lasciare troppi spazi dietro, e una manovra che sfrutti gli scambi e le rotazioni sui quadrilateri laterali, in cui hanno grande importanza gli inserimenti dei cosiddetti "braccetti" di difesa.
Sulla carta, una sfida tattica particolarmente intrigante anche se poi, senza un risultato positivo, gli allenatori si ritroveranno sulla graticola e la giustificazione del "abbiamo fatto passi avanti nell'assimilazione delle nostre idee" non basterà a calmare il chiacchiericcio costante di chi è convinto di saperne più di loro.