L'INTERVISTA

Ripartenza Serie A, la rabbia dei fotografi esclusi: "Prevaricazione dei nostri diritti"

Mauro Chierico di IPP: "Disposizioni ipocrite e illegittime, senza nemmeno ascoltarci. Vogliamo tutelare il diritto di cronaca"

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Il calcio italiano è pronto a tornare in campo con Coppa Italia e Serie A, ma non tutte le parti in causa potranno ripartire. In riferimento alla bozza delle Linee Guida per la ripartenza del calcio in Italia, rimangono però alcuni punti da chiarire soprattutto riguardo all'effettivo esercizio del diritto di cronaca. Al tavolo delle decisioni prese da Lega Serie A, Figc, Ministro dello Sport e i rappresentanti di calciatori e allenatori, mancavano gli esponenti di chi, come giornalisti e fotografi, allo stadio assicurano la pluralità dell'informazione con diverse realtà che si sono trovate escluse dallo stadio nel giorno dell'evento con tutti i risvolti economici e lavorativi che ne conseguono. Fra questi ci sono i fotografi, una delle categorie professionali sicuramente più danneggiate dalle linee guida e che -assieme ai giornalisti- si sono visti ridurre drasticamente il numero di accessi ad ogni partita.

Il "tema degli accrediti ai fotografi autorizzati ad operare presso le strutture sportive nelle quali si terranno le competizioni" è un punto caldissimo della questione e ha scatenato le reazioni di tutti gli operatori che saranno esclusi dalle decisioni prese dalla Lega Serie A. Solo 10 fotografi, infatti, potranno essere accreditati: due fotografi ufficiali delle squadre impegnate in campo, il fotografo di lega e quelli delle maggiori agenzie internazionali. Per tutti gli altri è negato l'ingresso, indicando nella sicurezza sanitaria la motivazione per tale decisione. "Così facendo le agenzie di stampa medio-piccole, a respiro regionale o provinciale e la selva di freelance a cui si affidano sono esclusi da ogni possibilità di guadagno su un servizio commissionato - si legge in una lettera scritta da un nutrito numero di fotografi -. Sono dunque centinaia di famiglie che, già provate dai tre mesi di lockdown, si trovano drammaticamente preclusa la possibilità di riprendere a lavorare, fatturare, incassare e, quindi, vivere.

"Qui c'è di mezzo qualcosa di più importante, che penso si possa definire prevaricazione di un diritto - ha spiegato in esclusiva a SportMediaset.it Mauro Chierico di Italy Photo Press (IPP) -. Queste disposizioni non sono soltanto ipocrite ma sono soprattutto illegittime. Non è accettabile che questa decisione sia stata presa senza interlocutori della nostra categoria, decidendo di fatto chi possa o non possa lavorare".

Al tavolo decisionale i fotografi non hanno avuto modo di dire la loro e adesso chiedono un chiarimento urgente a tutela del "diritto di cronaca" e del "pluralismo dell'informazione": "La grandissima parte dei fotografi accreditati presso la Lega Serie A (circa 460 in totale), con tutto l'iter burocratico da portare avanti a inizio stagione, non potranno svolgere il proprio lavoro per via di questa decisione che per me è una prevaricazione dei diritti - ha continuato Chierico -. La motivazione sanitaria non sta in piedi, in uno stadio di calcio c'è spazio per avere ben più fotografi dei 10 ammessi rispettando comunque la distanza di sicurezza. Ma non ci hanno interpellato".

Il timore di Mauro Chierico di IPP, così come quello di molte altre agenzie più piccole nel panorama calcistico italiano, è quello di avere il destino segnato - non riuscendo a fornire il servizio - senza aver potuto far valere le proprie proposte. Colpa anche dell'assenza di un'associazione di categoria, con un pensiero sulle motivazioni che hanno portato a questo protocollo di accredito: "Ci sentiamo prevaricati, hanno cancellato la nostra voce. Non possiamo perdere questa possibilità lavorativa per una decisione prepotente mascherata da motivazioni sanitarie. Sono disposizioni ipocrite e soprattutto illegittime".

La richiesta di chi, come IPP, è rimasta tagliata fuori è di poter proporre delle alternative volte a garantire il lavoro di tutti: "Di soluzioni ce ne sarebbero molte, siamo disposti a fare proposte e ad ascoltare l'interlocutore se ce lo permettessero - ha continuato Chierico -. In uno stadio di spazio ce n'è in abbondanza per assicurare le distanze a tutti, al limite utilizzando anche gli spalti vuoti se si volesse. Si potrebbe entrare due minuti prima del fischio d'inizio scortati dagli steward, stare fermi per tutti i novanta minuti nello stesso punto senza andare nemmeno in bagno o al bar che peraltro sarebbero chiusi, e al fischio finale essere accompagnati all'uscita senza conferenze o altro. Questo garantirebbe il diritto al lavoro di tutti. Questo vorremmo poter dire".

Al momento però le disposizioni sono altre e prevedono l'accredito per i fotografi delle società, uno per quello della lega - figura istituita da poco - e poi la presenza delle maggiori agenzie internazionali. "Ma chi ha preso questa decisione? - si chiede Chierico - Perché anche prima delle disposizioni, per le partite a porte chiuse dell'ultimo turno ci era stato impedito di entrare allo stadio, se non parte in causa, adducendo motivazioni sanitarie che però non erano mai state scritte da nessuna parte? Perché Juventus e Milan ci hanno negato l'accesso mentre la Sampdoria ce lo ha dato accomodandoci in tribuna?".

Domande a cui Chierico di IPP e altre agenzie vorrebbero una risposta con un confronto con la Lega Serie A: "Vorremmo chiarimenti urgenti, ma anche poter discutere le nostre ragioni e le nostre idee - ha concluso Chierico -. Vogliamo la possibilità di far valere i nostri diritti, ma per ora nessuno ci ha preso in considerazione in un contesto che è profondamente cambiato negli ultimi anni, a partire dalle conferenze stampa a cui non possono accedere altri fotografi rispetto a quelli ufficiali. Tranne nelle competizioni europee, lì la Uefa ha imposto alle società l'ingresso anche ad entità esterne".

Presa di posizione portata avanti anche dall'agenzia LaPresse che ha inviato una lettera al Ministero dello Sport, Lega Serie A e Autorità garante della concorrenza e del mercato, chiedendo di chiarire "come sarà effettivamente assicurato l'esercizio del diritto di cronaca da parte delle testate (Non riconducibili alla stessa Lega e/o ai fotografi ufficiali delle squadre)". Nel caso in cui non venisse garantita una effettiva 'par condicio', secondo LaPresse si configurerebbe "una illecita violazione delle regole della concorrenza".

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