Pepito Rossi, che sollievo: solo una nota di biasimo. "Giustizia è fatta"

Per il caso-doping la Procura aveva chiesto un anno. Il suo agente aveva detto: "E' un caso di contaminazione involontaria"

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Per l'uso della sostanza dopante dorzolamide, Giuseppe Rossi se la cava con una nota di biasimo da parte della I Sezione del Tribunale nazionale antidoping di Nado Italia, presieduta da Adele Rando. Ad annunciare la sentenza è stato l'avvocato del giocatore, Sergio Puglisi Maraja, al termine dell'udienza durata circa un'ora. La Procura di Nado Italia chiedeva per l'attaccante una squalifica di un anno.

Al termine dell'udienza, lo stesso avvocato ha confermato che per Pepito non c'è "nessun pericolo di sospensione o squalifica". "È vero che è stata accertata una colpevolezza - ha rivelato il legale - ma è stata inflitta solo una nota di biasimo, una sanzione equa. È vero che è stato rinvenuto l'uso di un prodotto dopante ma è anche vero che da tutti gli accertamenti non è emersa intenzionalità e l'utilizzo è stato di una dose minima". "Quindi - ha concluso Puglisi Maraja - parliamo di una colpa minima, tanto che il Tribunale ha ragionato con equità e giustizia. È stato un richiamo: che stia più attento, ma lui ancora non si rende conto dove può aver assunto quel prodotto".

Subito dopo il deferimento e l'avvio della procedura prevista dalla legge, il procuratore di Rossi, Pastorello, aveva detto: “E' un chiaro caso di contaminazione involontaria, alla quale non sappiamo dare una spiegazione. E' indubbio che siano state rilevate minime tracce di dorzolamide nel suo corpo al controllo antidoping dopo Benevento-Genoa dello scorso campionato ma anche che la settimana precedente in un ulteriore controllo casuale era risultato negativo. La sostanza non è di per sé dopante né a quei quantitativi mascherante, parliamo di una presenza ai limiti della misurabilità. Perché assumerla senza dichiararla visto che dichiarandola non sarebbe doping? Dopo l'uscita della notizia abbiamo ricevuto attestati di solidarietà da moltissime persone che conoscono l'uomo e siamo stati contattati da un paio di persone che possono farci comprendere cosa sia accaduto”.
Per i giudici, tanto è bastato per evitare la sanzione della squalifica, "retrocessa" a nota di biasimo.

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