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Questa salvezza vale come uno scudetto, ma non è merito mio. Abbiamo anteposto il 'noi' all'ego". Cristian Chivu commenta così la salvezza del suo Parma passata dal 3-2 in rimonta di Bergamo: "Perdere subito Keita ha comportato delle scelte con un paio di giocatori che non erano al massimo. All'intervallo Valeri, che risentiva della botta presa a Napoli ed era sotto antinfiammatori, sentiva male - la disamina della partita -. Andati sotto due zero, avevamo comunque avuto le nostre opportunità. Con l'Atalanta abbiamo avuto il coraggio di andare a uomo e di essere propositivi senza speculare sui risultati degli altri campi. Sapevamo che una vittoria avrebbe significato raggiungere l'obiettivo". "Ci siamo adattati ai pregi e ai difetti dell'Atalanta, alla fine i giocatori subentrati come Hainaut e Ondrejka hanno fatto la differenza. Antoine e Jakub hanno capito quello che volevo da loro, non è certo merito dell'allenatore - rimarca Chivu, squalificato e sostituito da Antonio Gagliardi in panchina -. Non siamo al bar o a un podcast, spesso in una partita si decidono i destini di una società. Sono contento per la città. Parma non ha altri obiettivi che la permanenza in serie A. Quanto a me, allenare una Primavera o una prima squadra è lo stesso". Il tecnico rumeno commenta le 13 partite dirette da subentrato a Fabio Pecchia. "Ho sempre pensato di dover soffrire fino alla fine. Non pensavo di salvarmi facilmente, qualcuno potrà dirmi che avremmo potuto chiuderla in casa della Lazio, col Como e ad Empoli, ma la realtà è un'altra cosa. E le cose bisogna meritarsele. Noi abbiamo dato tutto quello che avevamo - chiude -. A disposizione avevamo tredici finali: io, arrivato da inesperto con sei anni di una Primavera alle spalle, devo ringraziare la società per la fiducia che ho ripagato con senso di responsabilità. Non mi vedo da altre parti, ho visto a fine partita spogliatoio, società e tifosi felici. E mi basta".