IL CASO

La crisi è vicina: il calcio non vuole sanzioni ma il governo è inflessibile

I 480 milioni di tasse non pagate scuotono il mondo del pallone italiano. L'esecutivo non ha intenzione di concedere deroghe 

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C'è quasi mezzo miliardo di tasse da pagare da parte del calcio professionistico e la data della scadenza è vicina: 22 dicembre. La Lega di Serie A vuole versare la quota rateizzata senza interessi e sanzioni, mentre il governo non ci sta: lo sport non può fare eccezione e deve essere trattato come tutti gli altri ambiti nazionali. Si va, insomma, verso il tre per cento di multa per accedere al meccanismo delle rate in 5 anni. 

Secondo La Stampa di oggi ci sarebbe un retroscena: a novembre il governo Meloni aveva dato disponibilità a inserire la rateizzazione nel Dl Aiuti a patto che le società di calcio si impegnassero a un mercato dei cartellini "a saldo zero, perché non si può permettere che i soldi non pagati al fisco vengano utilizzati per comprare nuovi calciatori". Norma, questa, preparata dalla Federcalcio. Poi il governo ha cambiato idea e un altro emendamento, condiviso dalle società, intende invece allungare da 3 a 5 anni i contratti sui diritti televisivi, con una stretta sulla pirateria tv e l’abolizione del divieto di sponsorizzare per le società di scommesse.

Claudio Lotito, senatore di Forza Italia e presidente della Lazio, ha dichiarato: "Noi facciamo gli interessi dello Stato. Viceversa, se una società fallisce, sfumano sia i crediti pregressi, sia quelli futuri. Quando sono fallite Napoli e, tanto per fare un nome, Fiorentina, dopo aver sperperato soldi dei contribuenti, lo Stato non ha incassato nulla. Riflettete". E' certo, quindi, che si continua a trattare, anche a oltranza. 

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