Logo SportMediaset
In evidenza

Seguici anche su

Euro U19 donne, Italia domani affronta Spagna per un posto in finale

23 Giu 2025 - 19:01

 Prima la qualificazione al Mondiale Under 20 del prossimo anno, poi quella alle semifinali dell'Europeo in corso in Polonia. Più alto è il traguardo da raggiungere, più forte l'emozione nel vivere sensazioni mai provate prima. La Nazionale Under 19 Femminile è pronta per scrivere un altro capitolo della sua straordinaria avventura: martedì alle 17 a Mielec (diretta RaiSport, arbitra la finlandese Vuorio) le Azzurrine affrontano la Spagna campione d'Europa in carica con l'obiettivo di accedere alla finale in programma venerdì 27 a Rszezow contro la vincente dell'altra semifinale tra Francia e Portogallo. Novanta minuti che potrebbero diventare 120 (in caso di parità si andrebbe infatti ai tempi supplementari) in cui la squadra di Nicola Matteucci dovrà trovare i gol con le sue attaccanti e non solo: fino a questo momento ne sono stati segnati tre, due da Giada Pellegrino Cimò e uno da Manuela Sciabica, con un'Italia che in tre partite ha schierato titolari ben 19 giocatrici sulle 20 della rosa e tirato complessivamente 42 volte verso le porte avversarie, contro i 39 della Spagna, allenata da Javi Lerga. Un allenatore che ha fatto parte dello staff della nazionale maggiore guidata da Montse Tomé e che schiera tante protagoniste del secondo posto all'Europeo Under 17 del 2023 (quando le spagnole persero in finale contro la Francia) e del trionfo dello scorso anno in Lituania con l'Under 19: da Daniela Agote (nominata miglior giocatrice della competizione) a Marisa, a segno nella finale contro i Paesi Bassi, mentre la 'stellina' Vicky Lopez (5 gol due anni fa nell'Europeo Under 17) è tra le convocate per l'Europeo in Svizzera. Due precedenti recenti tra Italia e Spagna, a livello di Nazionali femminili, sono benauguranti: nel dicembre del 2023, a Pontevedra, la Nazionale maggiore ha battuto 3-2 le campionesse del mondo in una gara di Nations League, mentre l'11 maggio scorso l'Under 17 con il 2-1 alla Spagna si è garantita la qualificazione alle semifinali dell'Europeo e l'accesso al Mondiale.

Serviranno i gol, ma servirà anche non prenderne. Elena Belli ed Emma Mustafic, i due portieri dell'Italia, si sono alternate nel corso dei due Round di qualificazione e nelle prime tre partite di questo Europeo. Una squadra nella squadra, quella 'capitanata' dal preparatore Mattia Volpi ('il mister dei portieri', così lo chiama simpaticamente tutto il gruppo azzurro), con Belli e Mustafic che lavorano per alzare il muro anche contro la Spagna. Elena, di proprietà dell'Inter, nell'ultima stagione ha giocato in prestito con la maglia del Cesena. 'Un campionato altamente formativo, che consiglierei a tutte di provare - sottolinea -. A livello di esperienza, un anno di Serie B mi ha dato tantissimo: ci sono punti in palio, ogni partita conta tanto, e in eventi come l'Europeo ti trovi a gestire situazioni già vissute'. ' Elena iniziò a fare il portiere per...un viaggio di papà Roberto in Costarica. In quel mese di assenza, Belli - di Rodano, in provincia di Milano - ha messo i guanti per la prima volta nella scuola calcio della Rodanese dopo aver iniziato a parare nel giardino di casa, e poi si è ritrovata a essere allenata proprio da papà, che è ingegnere ma anche preparatore dei portieri, attualmente nelle giovanili del Monza. 'In campo, papà era 'mister', voleva un rapporto tra allenatore e giocatrice, anche se da bambina non era facile dividere le cose'. Fanfulla, Milan e adesso Inter per Elena, che ha Donnarumma come idolo e che da papà riceve su Whatsapp una relazione dettagliata sulle sue prestazioni. Indicazioni tecniche con tanto di screenshot, ma anche complimenti: 'Quelle che sto vivendo sono emozioni forti perché non te le aspetti - racconta -. Non siamo abituate a raggiungere certi traguardi, e riuscirci con le stesse ragazze con cui giochi da 4 anni è speciale. Il livello è altissimo: chiunque incontri puoi batterlo o puoi perderci. Ecco perché ci crediamo'.

Ci crede Elena, ci crede Emma Mustafic, che in questa stagione ha già vinto scudetto e Coppa Italia con la Primavera della Juventus. Emma è partita da Osteria Nuova, una frazione di Montelabbate (in provincia di Pesaro), dove papà Almir e mamma Adila (entrambi bosniaci) si sono trasferiti ancor prima della guerra. Emma si divideva tra il ruolo di terzino e quello di portiere ('In modo da poter giocare tutta la partita e non solo metà, quando eravamo bambini', ricorda), e dopo aver cominciato a giocare a Montelabbate ha sconfinato in Romagna per vestire la maglia del Riccione, debuttando in Serie C a 14 anni. 'Durante il Covid, il fatto di allenarmi con la prima squadra e non con le giovanili mi ha permesso di continuare l'attività'. Nel Riccione era passata anche Nicole Arcangeli - capocannoniera nell'Europeo Under 19 del 2022, l'ultimo disputato dall'Italia prima di questo -, e anche dopo il suo passaggio alla Juventus il papà continuava a seguire le vicende del Riccione, tanto da segnalare a un agente - diventato lo stesso di Mustafic - quel portierino così precoce. 'E il giorno che ho fatto il provino con la Juventus, nonostante avessero già scartato cinque portieri, mi sentivo che sarebbe andata bene'. E così è stato: il distacco da casa, tre anni di Primavera, una finale scudetto saltata per un infortunio alla caviglia nel riscaldamento prima della partita, il double di quest'anno e una crescita dentro e fuori dal campo. 'Ho vissuto a Torino da sola, con il mio fidanzato Dennis che ora ha intrapreso la carriera militare che è stato famiglia quando la mia era lontana - spiega -. Prima ero io quella che guardava Arcangeli, Pfattner, Beccari, ora sto vivendo tutto questo da protagonista, perché era quello che volevo già dai tempi di Pesaro'. Mustafic ammira i due numeri 16 della Francia, Mike Maignan e Pauline Peyraud-Magnin 'perché hanno una personalità fuori dal comune', si allena con la prima squadra e sa bene che quando si ha addosso la maglia o la tuta della Juve non succedono cose banali. 'Come un giorno che, in treno, un padre mi vide con la tuta della Juve e mi chiese un autografo. Non avevamo niente su cui scrivere, così la firma gliela feci su una banconota da 50 euro. Era per la figlia Alexandra. Sapere che le bimbe ci guardano e ci prendono come modello mi spinge a dare più del massimo'.

Davanti al portiere, e sulla linea difensiva accanto al capitano Azzurra Gallo, c'è l'unica giocatrice che nelle prime tre partite di questo Europeo non ha saltato un minuto. Martina Cocino, però, non sente la fatica: 'Sicuramente giocare a distanza così ravvicinata è stancante, a livello fisico e mentale, ma le energie si trovano sempre - racconta la torinese -. Stiamo vivendo qualcosa di meraviglioso, di cui forse ci renderemo conto soltanto quando l'Europeo sarà finito, speriamo il più tardi possibile'. Nelle prime partite della stagione, Cocino non era stata utilizzata: poi, però, nella terza partita del torneo amichevole giocato in Portogallo, Matteucci l'ha messa in campo e non l'ha più tolta. 'Sono felicissima che il mister mi abbia dato quell'opportunità, io sono stata brava a sfruttarla. Sono un difensore molto moderno, a cui piace far partire l'azione e iniziare la costruzione dal basso. Mapi Leon (spagnola, ndr) è il mio idolo, ma nella Juve ammiro tanto Cecilia Salvai e Viola Calligaris'. Tra i riti prepartita di Martina c'è il messaggio motivazionale di papà Maurizio, uno diverso prima di ogni gara; il fratello Luca, di due anni più grande, anche lui difensore, nell'ultima stagione ha giocato in Serie D con la Fermana. 'Luca è sempre stato la mia ispirazione - ammette Martina -, anche se io ho iniziato da centrocampista. Guarda tutte le partite, si interessa e sono felice di questo, anche se siamo distanti'. La famiglia Cocino ha potuto vedere tante partite e tante vittorie quest'anno, visto che Martina con la Juve ha vinto lo scudetto e la Coppa Italia con la Primavera, oltre alla Viareggio Cup: 'Sono 10 anni che sono lì e vincere questi trofei è stato il coronamento di un lungo percorso fatto di sacrifici miei e della mia famiglia. Da mamma che usciva di corsa dalla banca dove lavora, andava a fare la spesa e mi veniva a prendere, ai nonni che ci sono sempre quando c'è da darmi un passaggio. Indossare la maglia della Juventus è una grande responsabilità, ma una responsabilità bellissima'. Se sullo smartphone di Martina sono arrivati tanti messaggi anche dai compagni di classe, la famiglia non è potuta essere in Polonia, almeno finora: 'Domani seguiranno tutti la partita dalla tv, ma verrebbero in caso di finale'. Motivo in più per vincere ancora.

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri