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Cristiano l'egoista e la "mini" Inter...

Campionato Settebellezze tra i nerazzurri che si avvicinano allo scudetto e gli equilibri in chiave qualificazione europea

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È un campionato Settebellezze. Vincono tutte le prime sette in classifica e mentre l’Inter si avvicina sempre di più al suo scudetto numero 19 rimangono invece inalterati gli equilibri in chiave Champions ed Europa League.

Getty Images

EGOISMO – Avanti così! #finoallafine. Certo, su Instagram il dopo partita di Cristiano Ronaldo è tutto miele, ma al 91esimo la sua sceneggiata (maglia gettata a terra con stizza) era tutto… fiele. La difesa di Pirlo è… d’ufficio: “Fa parte dei campioni, vogliono sempre dare il meglio. Sono cose normali, che capitano.” Eh no, caro mister. Sono cose anormali che non dovrebbero capitare. Semmai pare strano stupirsi adesso dell’egocentrismo di un Cristiano Ronaldo ormai al suo terzo anno in Italia. Uno che preferirebbe di sicuro perdere 3-2 segnando due gol che vincere 2-0 (o, nello specifico di ieri, 3-1…) rimanendo a secco.

MINIMAL – La sofferta vittoria contro il Cagliari (gol di Darmian, tornato a giocare esterno destro) allunga a 11 la serie di successi consecutivi dei nerazzurri. Lo scudetto si avvicina anche se il “piccolo triplete” di Conte (titolo, miglior attacco e miglior difesa) rischia di sfumare proprio per la frenata offensiva delle ultime partite (secondo 1-0 di fila; solo 9 reti realizzate nelle ultime 6 gare). I due gol di Zapata e il rigore di Ilicic a Firenze hanno provocato il sorpasso: Atalanta 71, Inter 69. La squadra di Conte, approfittando del gol genoano di Scamacca alla Juve, raggiunge i bianconeri nella corsa alla miglior difesa (27 le reti incassate). In ogni caso, in attesa di vedere il calcio-spettacolo, i tifosi della Beneamata si fregano le mani. Il Milan rimane a -11, il resto… mancia. Un’altra piccola annotazione: in questa serie di 11 vittorie nerazzurre, le ultime sei (da Parma-Inter 1-2 a Inter-Cagliari 1-0) sono arrivate con un solo gol di scarto (tre volte 2-1 e tre volte 1-0).

IMMUNITÀ – A leggere certi giornali sembra che Ibrahimovic goda di una immunità speciale. “Forse fraintesa la sua frase”, “Ha solo detto: mi sembra strano” (che quel cattivone di Maresca avrebbe interpretato come “bastardo”). Maresca a nostro avviso non è un grande arbitro. Ma pensare a un rosso diretto estratto così, a cuor leggero, per aver magari travisato una frase non sembra troppo credibile. Forse è meglio dire: Ibra ha sbagliato. Succede. Anche a un campione di quasi 40 anni. Dopo di che, certi atteggiamenti in campo - se si vuole davvero vestire i panni di leader - meglio evitarli.

RITARDO – Il Toro che vince a Udine ha fatto forse lo strappo decisivo per la salvezza. Bravo Nicola, che da quando si è insediato sulla panchina granata ha ottenuto una media di 1,27 punti a partita. Praticamente il doppio del bottino di Giampaolo (0,72). I numeri non mentono mai. Ma in questo caso non rendono comunque merito alla bravura di un allenatore come Giampaolo e allo spessore (tecnico e umano) del suo braccio destro, Francesco Conti. Ecco, se la società si fosse mossa per tempo alla ricerca di un regista “vero” (quale Mandragora) e di un attaccante affidabile da affiancare a Belotti (quale Sanabria) la classifica del “suo” Torino – al netto delle sfighe (tante) e dei blocchi emotivi che sono costati rimonte e punti – sarebbe di sicuro stata migliore. Alla fine, Davide Nicola può quasi ritenersi fortunato: visto il passato, Mandragora e Sanabria, anche se sul filo del gong di chiusura del mercato invernale, almeno sono arrivati…

DOPPIETTA – Festa grande nel week end in casa Milinkovic-Savic. Il portiere Vanja (classe ’97) alla sua quarta presenza in A ha mantenuto per la prima volta la porta inviolata contribuendo al successo del Toro a Udine. Il centrocampista offensivo Sergei (classe ’95) segna a Verona il gol decisivo in pieno recupero firmando il suo settimo centro in questo campionato (solo nel 2017-18, con 12 reti, ha fatto meglio). Famiglia unita… nella vittoria.

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