Inglese "canta" Napoli: "Ma lì non si può stonare"

L'attaccante del Chievo aspetta la chiamata di Sarri. Perché quella musichetta...

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Il suo nome ogni tanto torna di moda perché a Napoli, dopo averlo acquistato in estate e lasciato in prestito al Chievo, lo aspettano con ansia. Un'ansia alimentata dall'infortunio di Milik prima e, adesso, dalla necessità di far respire in attacco Mertens, Insigne e Callejon. Lo ha detto Sarri, nel suo modo sempre molto diretto: "Quelli davanti sono stanchi".

Già, e quindi perdono brillantezza. E quindi il Napoli fa più fatica del solito, segna meno e, di conseguenza, diventa più vulnerabile. Per questo Roberto Inglese è diventato il centro di gravità attorno al quale ruotano i pensieri del popolo napoletano. Ci fosse stato lui, magari, con la Juve sarebbe finita in un altro modo. Lui, Roberto Inglese, è come se guardasse la Terra da un pianeta distante. Il suo pianeta è il Chievo. Ed è del Chievo che vuole continuare a preoccuparsi.

"Il mio Napoli - dice alla Gazzetta dello Sport - è iniziato correndo in sede al Chievo alle 7 di sera, il mercato chiudeva alle 11 e bisognava fare in fretta. Dal giorno dopo non ci ho pensato più, sono stato bravo. Solo lavoro, come a Carpi, e credo che Giuntoli abbia scommesso un po' su quello. Ci penserò se ci andrò".

Però Napoli è sempre lì, fissa sull'orizzonte, come uno di quei poster che ritraggono posti esotici. Lo appendi sopra il letto e sai che prima o dopo ci andrai. E' solo un modo di sognare. O un bel modo di vivere, per dirla in altro modo: "La gente la fa facile: 'Lì ti mettono la palla sui piedi, vedrai', ma devi saperti allenare con loro. Quando mi sono allenato con Insigne in Nazionale, ho capito un po' di cose. Lì c'è un'orchestra e se stoni tu, stona tutta la musica: stop e passaggio in 11 allo stesso modo e per questo ti rubano il tempo. Per vedere quel calcio lì accendi solo quando c'è il Napoli o il City. Ci saprò stare? Non so, devo trovarmici. Pronto a provarci, poi prenderò atto. Con coraggio e serenità".

"Prima di studiarlo avevo ascoltato l'inno Champions un milione di volte. È più forte di me, la sento e alzo il volume della tv. Una sera l'ho fatto che c'era Elena, la mia fidanzata e lei: "Cosa sai di questa musica?. Niente, ovviamente adesso tutto. Inno composto da Britten, testo in inglese, francese e tedesco, controcanto nella lingua del paese ospitante quando c'è la finale. Sì che ci penso: sentirla in campo dev'essere esagerato. Al San Paolo? Tremano i quartieri vicini, no? La prossima settimana tiferò molto Napoli. E anche City...". Già, perché se il Napoli dovesse passare il turno, potrebbe anche toccare a lui. La Champions, in fondo, è sempre quella cosa lì: un posto esotico dove, prima o dopo, andare.

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