CHAMPIONS LEAGUE

Calzona merita fiducia al Napoli, lui resta cauto: "Se arriva un'offerta decido con la Slovacchia"

Senza l'apporto di Osimhen e Kvarataskhelia, la squadra ha giocato per oltre mezz'ora il miglior calcio della stagione

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Se è vero che il concetto di casting perfettamente si addice a un grande produttore cinematografico come Aurelio De Laurentiis, la sua applicazione al calcio per una volta potrebbe essere sospesa. Il Napoli sta cercando da tempo un allenatore per la prossima stagione ma forse questa ricerca è già arrivata a un punto decisivo. Francesco Calzona nonostante l'eliminazione ha dimostrato di meritare una possibilità. Proprio del futuro ha parlato lo stesso tecnico calabrese dal ritiro della Slovacchia: "Se dal Napoli arriverà una proposta deciderò insieme alla federazione slovacca il da farsi - ha detto -. Ma al momento non è arrivata alcuna proposta". 

Era il 19 febbraio quando si consumava il triste epilogo del Mazzarri-bis. Sulle macerie lasciate da Rudi Garcia, l'allenatore toscano non era riuscito a riproporre nemmeno lontanamente il calcio del suo Napoli che fu, quello dei tre tenori. Sono passate tre settimane, ma dal punto di vista del gioco sembra trascorsa un'era geologica. Arrivato in punta di piedi, Francesco Calzona ha ridato forma e anima a una squadra che a metà stagione era praticamente già fuori da tutto. Si è trovato catapultato in una realtà che conosceva, sì, ma per averla vista da tutt'altra angolazione. Il Napoli dell'immediato post-scudetto era una squadra che sperava nelle giocate dei singoli e spesso ne rimaneva delusa. Quella vista a Barcellona è una squadra che non ha potuto contare sui presunti fenomeni Osimhen e Kvaratskhelia, ma che è uscita a testa alta da una sfida ad altissimo coefficiente di difficoltà. 

Per almeno mezz'ora, forse per quarantacinque minuti, si è visto un grande Napoli. Vero che sono stati necessari due gol del Barça, ma in quel momento gli stessi uomini, qualche mese fa, sarebbero miseramente crollati. Invece è arrivata una reazione collettiva, si sono viste combinazioni che hanno ricordato il Napoli di Spalletti, sempre con i gregari in primo piano. Non a caso il gol che ha accorciato le distanze è stato segnato da Rrahmani con un inserimento e sorpresa e al termine di una combinazione a cui Osi e Kvara non hanno partecipato attivamente. Non a caso Xavi ha detto di essere rimasto molto colpito dal gioco offensivo degli avversari, capaci di creare molte occasioni da gol. 

Soprattutto mentale è stato il salto di qualità che la squadra azzurra ha mostrato dal 19 febbraio a oggi. Proprio da questa risorsa è scaturita la parte migliore della gara di Barcellona. I giocatori hanno capito di avere sbagliato l'approccio iniziale, di aver perso troppe palle regalando ripartenze, ma a quel punto hanno creato moltissimo, hanno avuto più di una occasione per mettere a segno il 2-2, soprattutto a dieci minuti dal novantesimo quando Lindstrom ha avuto sulla testa un pallone delizioso che ha spedito fuori. Alla fine il risultato non ha premiato Calzona e i suoi, ma quello che va sottolineato è il coraggio con cui il Napoli ha reagito, oltre all'impressione che adesso ci sia un gioco di squadra completamente dimenticato nei mesi precedenti. 

Come inciso va detto anche che il Napoli non è stato fortunato su alcuni episodi e non solo tecnici. Nella partita sostanzialmente anonima di Osimhen c'è stato un episodio che poteva far svoltare la partita e che in Italia avrebbe avuto sorte diversa, quell'intervento fuori tempo del giovane Cubarsì in area sul nigeriano. Poteva starci - come ha chiarito Graziano Cesari nel postpartita di "Champions League Live" - un cartellino rosso a Christensen per l'intervento scomposto su Lobotka nel primo tempo. Certo non bastano un paio di episodi per giustificare un'eliminazione (peraltro onorevole), ma in una serata vissuta all'insegna del coraggio anche questi piccoli particolari possono fare una grande differenza. 

Da Barcellona, il Napoli porta a casa la consapevolezza di aver ritrovato un'idea di gioco precisa. Un impianto che passa necessariamente per Lobotka, protagonista di una lectio magistralis sul centrocampista perfetto più che di una partita di calcio, ma anche per la furia di Anguissa e la sua predisposizione alla lotta al servizio del governo dello slovacco. Adesso il compito di Calzona è ritrovare per l'immediato Osimhen e per il futuro Kvatatskhelia (il georgiano nella prossima stagione ci sarà di sicuro, il nigeriano difficilmente). Un compito che per i suoi predecessori sarebbe stato complicato, per Calzona - osservando i progressi di questa prime tre settimane - sembra molto più semplice. Poi arriverà il momento delle decisioni e un pensiero alla conferma di Calzona andrebbe fatto. 

 

 

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