Gli allenatori di Serie A si schierano a favore di Ancelotti e Koulibaly: "Giusto fermarsi contro il razzismo"

Tutti hanno mostrato solidarietà al Napoli dopo i fatti di San Siro

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"È giusto fermarsi", questa l'opinione di quasi tutti gli allenatori di Serie A che hanno mostrato la loro solidarietà a Koulibaly dopo i fatti di Inter-Napoli. La Serie A tenta di ergere un muro contro il razzismo e di ripartire compatta, dando un segnale forte.

Le parole di Spalletti sono chiare: "La mia è una posizione di condanna, senza se e senza ma. Poi è giunto il momento di dire basta, basta a quelli che sono cori di razzismo, cori discriminatori, a quello che può essere l'inneggiare alla tragedia dell'Heysel o di Superga, basta andare a fischiare per sempre un allenatore o un giocatore per tutti i novanta minuti. Basta all'odio nel calcio, in generale". Il tecnico di Certaldo ha rincarato la dose commentando così la pesante sanzione riguardante la chiusura dello stadio: "Il dispiacere è tanto, ma se significa impegnarsi per vincere la battaglia con il razzismo lo accettiamo volentieri".

Sull'altra sponda del Naviglio anche Gattuso ha detto la sua sul caso Koulibaly: "È giusto fermarsi, uno deve avere il coraggio di farlo. Se un allenatore ha il coraggio diventa tutto più facile". Il tecnico del Milan ha pero' sottolineato anche: "Non diamo martellate solo al nostro paese, in altri paesi civili ho visto lanciare banane. Se 50.000 persone applaudono non si sentono quei 4 o 5 imbecilli. Koulibaly è un armadio, è fortissimo, i versi vengono fatti anche per paura. Non si deve fare, io gli do anche questa lettura".
Di Francesco a Trigoria esprime concetti simili: "Sto con Ancelotti, se lo Stato non riesce a regolamentare le problematiche esterne dobbiamo essere noi a dare una risposta importante. Un segnale è quello di fermarsi. Condivido quello che ha detto Carletto". È questa l'opinione del tecnico della Roma alla vigilia della trasferta di Parma. "Noi ci dobbiamo fermare, tutte e due le squadre non devono accettare determinati cori e situazioni - ha ribadito in conferenza stampa - In Italia spesso si va allo stadio più per offendere che per tifare la propria squadra, questo concettualmente non cambia, neanche a Roma dove spesso si è presi di mira. Bisogna essere duri e decisi perchè determinati comportamenti non possono esser lasciati andare".

I fratelli Inzaghi e Pioli riprendono le parole di Ancelotti e si trovano tutti d'accordo per quanto riguarda il blocco delle partite, il tecnico del Bologna, ex giocatore di Ancelotti spende qualche parole in più: "Bisogna garantire serenità alle famiglie che vengono allo stadio, altrimenti si allontanano e vedremo impianti sempre più vuoti e questo non è affatto bello".
Il neo tecnico del Genoa Prandelli commenta gli ululati nei confronti di Koulibaly: "La gente deve indignarsi per questi fenomeni di razzismo e violenza. Dovesse accadere a me andrei ad abbracciare il calciatore vittima di questi insulti razziali. Provo grande amarezza e tristezza per i fatti che sono accaduti nel calcio italiano".

Mazzarri commenta così la chiusura di San Siro: "È un discorso sociale, bisogna partire educando i bimbi a scuola. Molti portano le frustrazioni della vita dentro lo stadio: ci sono delle regole, ma in Italia purtroppo non si applicano con fermezza. In Inghilterra il razzismo viene punito dagli steward: non si può penalizzare uno stadio per colpa di qualcuno". Simili alle parole del tecnico del Torino quelle di Gian Piero Gasperini, che però non è d'accordo con la sospensione delle partite: "L'idea di sospendere le partite e mandare le persone a casa è una grandissima stupidata. A San Siro vanno 60mila spettatori: chiudere gli stadi è una decisione che mi costerna. Non è il modo di prendere provvedimenti. Tutto quello che è contro il calcio a me fa male".
Anche Allegri la pensa come l'allenatore della Dea: "Non tollero nessuna forma di razzismo e di insulto, anche nei confronti dei morti e delle tragedie che sono successe. Ma purtroppo in Italia abbiamo perso un po' di quella che era la nostra educazione e il rispetto. Fermarsi? Chiudere gli stadi? Non compete a noi decidere. Io sono per andare avanti, il problema va risolto a monte. La tecnologia negli stadi può andare a prendere chi fa casino".

Alla vigilia della sfida con la Roma, Roberto D'Aversa parla di razzismo come di problema culturale: "In Italia c'è un problema di cultura, abbiamo molto da imparare rispetto all'Inghilterra. Il calcio deve essere un evento sportivo e purtroppo esistono gli stupidi. Credo vadano fatte delle leggi anti-razzismo anche se si deve parlare di problema culturale e servirebbe operare sul campo educativo sin dalle scuole materne". A Udine Davide Nicola esprime i suoi dubbi su un possibile stop del campionato: "Quanto accaduto è una vergogna è indubbio. Il campionato non lo fermano, sicuramente è un motore grandissimo, in cui ci sono interessi grandissimi".
L'unico a non fare proclami è Marco Giampaolo, che sfiderà la Juventus con la sua Sampdoria: "Gli scontri di Milano? Il mio commento si andrebbe ad aggiungere a tantissimi altri e così non si va da nessuna parte: non voglio accordarmi. Ci vogliono le regole e il rispetto. Altrimenti tra un mese sarà tutto dimenticato e se ne riparlerà soltanto quando accadrà di nuovo".

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