LA RICORRENZA

Accadde oggi: Lazio-Roma, nel 2010 un derby da film e... pollici all'ingiù

Rimonta, illusione, decisioni clamorose e sfottò in una stracittadina che ha fatto la storia

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Il derby è la rappresentazione di mondi contrapposti, il bianco e il nero che non si troveranno mai nel grigio. È un piatto speziato a cui non serve aggiungere altro pepe: qualche volta, però, i pianeti si allineano per dare al pubblico una stracittadina fondamentale per la classifica finale. È il caso di Lazio-Roma del 18 aprile 2010, esattamente dieci anni fa. È la 34esima giornata del campionato più combattuto dell'ultima decade: si tratta dell'unico scudetto, infatti, assegnato nei 90 minuti finali. L'Inter si era portata in vetta con il 2-0 alla Juventus, la Roma deve vincere per andare di nuovo a +1 sui nerazzurri e consolidare le speranze di primato. Lo scudetto avrebbe del miracoloso, considerata la partenza ad handicap (due sconfitte nelle prime gare sotto la gestione-Spalletti). Ma con Claudio Ranieri in panchina i giallorossi vengono da 23 risultati utili consecutivi in campionato. Poi la Lazio, un derby delicatissimo. Anche i biancocelesti, guidati da Edy Reja, si giocano molto: perdere significherebbe avere solo tre punti di margine sulla zona retrocessione. Alla vigilia si fa pretattica, Ranieri addirittura dice che la Lazio sia favorita, Reja lo “accusa” di piangere.
 

Piccole scaramucce ai microfoni, mentre in campo è battaglia vera. Nove ammoniti e un espulso, un naso rotto dopo cinque minuti. Va in vantaggio la Lazio grazie alla freddezza di Rocchi sotto porta (14') ma i fuochi di artificio devono ancora esplodere. Nell'intervallo Ranieri lascia a bocca aperta i 70.000 dell'Olimpico togliendo dal campo le due bandiere, Totti e De Rossi: “Sentivano troppo la partita”, dirà poi in conferenza stampa. Un azzardo per cui, a seconda dell'esito della gara, si viene riconosciuti come geni o presuntuosi. Chi ha un curriculum come Ranieri non ha bisogno di una singola partita per prendersi i favori della critica, certo è che l'allenatore testaccino con questa mossa capovolge il derby insieme al rigore parato da Julio Sergio in apertura di ripresa: Cassetti stende Kolarov, dal dischetto Floccari si fa ipnotizzare dal brasiliano. E a questo punto l'1-0 della Lazio è solo una grafica sul tabellone dell'Olimpico, perché sul campo si vede tutta un'altra gara. La Roma trova linfa vitale dal rigore e ne conquista uno per sé: protagonista ancora il futuro giallorosso Kolarov, stavolta in negativo per un fallo su Taddei. Vucinic al 53' trasforma per l'1-1. Passano solo dieci minuti e il montenegrino lascia partire un missile su punizione che Muslera fatica persino a vedere: la Roma si porta in testa al campionato

La festa giallorossa esplode, a menare la danza è Totti. Già all'andata il capitano aveva fatto il gesto del pollice all'ingiù per “augurare” la Serie B ai biancocelesti. Criticato, si era difeso. Cinque mesi dopo, eccolo sotto la Curva Sud: stavolta i pollici sono due, perché per i cugini il baratro è realmente vicino. Poi si salveranno, ma a Totti non sarà dispiaciuto incontrare due volte in più i rivali di sempre: nella stracittadina romana ha segnato 11 reti, alcune delle quali spettacolari, condite da esultanze storiche e provocazioni che in un derby ci stanno, purché basate su ironia e rispetto umano. Rispetto che gli stessi laziali gli hanno tributato quando il capitano giallorosso salutò il calcio. Perché i derby saranno anche bianco e nero, ma se un giocatore è grande annulla ogni schieramento.

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