Mitico centravanti brasiliano dei Mondiali 1934 e 1938, convenzionalmente fu lui a inventare il gol in acrobazia divenuto simbolo del calcio. Ma in Cile non sono d'accordo...
Chi ha eseguito la prima rovesciata della storia? Una domanda per la quale esistono diverse risposte, che inevitabilmente vedono l'effettiva veridicità superata dal mito che le accompagna. Ma se le imprese dei cileni Ramon Unzaga e David Arellano non hanno l'ausilio di una data certa, colui che perfezionò la prodezza divenuta simbolo del calcio è il brasiliano Leônidas. Che la sfornò per la prima volta il 25 aprile 1932.
Difficile fissare una data precisa per l'invenzione di un gesto tecnico. Specie se nell'immaginario collettivo è diventato con gli anni quasi il simbolo stesso del calcio, come nel caso della rovesciata. Eppure convenzionalmente una data esiste: il 25 aprile 1932. La leggenda narra che proprio in quel giorno Leônidas da Silva, uno dei primi centravanti a far sognare il Brasile pallonaro, si librò nell'aria colpendo il pallone in acrobazia e fissando nuovi parametri nell'immaginario collettivo degli amanti dello sport più amato al mondo. Da quel momento in poi chi voleva mettere la propria firma nel mito ultracentenario della sfera di cuoio, facilmente lo poteva fare colpendolo con quel gesto plastico tanto semplice da immaginare quanto complicato da realizzare in maniera corretta.
Leônidas non è un semplice mito, è un campione. Vero e realmente esistito. Brevilineo (era alto 173 cm), vestì le maglie di Peñarol (in Uruguay), Vasco da Gama, Botafogo, Flamengo, San Paolo e ovviamente quella del Brasile. Bianca, non ancora verdeoro (lo divenne dopo il tragico Maracanazo del 1950), ma indossata da titolare dal "Diamante negro" sia nel 1934 che soprattutto nel 1938. Quando già Leônidas era diventato per tutti anche "Uomo di gomma", proprio per le sue acrobazie, all'epoca incredibili.
Questa la storia, che però si mischia come il mito e inevitabilmente presenta qualche buco di trama. La rovesciata è infatti nota in tutto il Sudamerica anche come "chilena", ma Leônidas con il Cile non c'entra nulla. Come si spiega? Per rispondere dobbiamo riesumare Ramon Unzaga, che secondo l'immenso Eduardo Galeano la utilizzò per la prima volta addirittura nel 1914 ("Con il corpo sospeso nell'aria, di spalle al suolo, le gambe lanciavano il pallone all'indietro nel repentino andirivieni delle lame di una forbice"). Ma anche David Arellano, che giocava nel Colo Colo e secondo le cronache fu il primo a effettuarla in Europa, dove era arrivato dal Cile in una tournée. E l'anno in questione risulta essere addirittura il 1927.
Difficile avere certezze in tal senso, mancando documenti certi. Ma trattandosi del simbolo stesso della bellezza del calcio, sono diversi i Paesi che si attribuiscono la paternità della rovesciata. Vale anche per il Perù, dove un anonimo fuoriclasse l'avrebbe inventata nel 1892 al porto di Callao. In Italia è divenuta invece leggendaria quella del 1950 di Carlo Parola, finito per sempre nelle figurine Panini dopo aver allontanato (lui era difensore) un pallone diretto a Egisto Pandolfini.
Tale gesto vide poi nei decenni moltissimi altri interpreti: Gigi Riva, Zico, Hugo Sanchez, Marco van Basten, Maradona, Djorkaeff, Vialli, Rivaldo, Ronaldinho, Ibrahimovic. E anche eroi proletari del pallone come Simone Loria o Riccardo Zampagna.
Ma nell'immaginario collettivo la rovesciata rimane un gesto riconducibile a un altro brasiliano: Pelé, che la portò anche al cinema nel film "Fuga per la vittoria". Un destro volante semplicemente perfetto, che una quindicina di anni dopo provò a emulare anche un "campioncino" di casa nostra: era Giovanni Storti, in "Tre Uomini e una gamba" (lui, però, era e ancora è mancino).
Tutti profeti del calcio come arte, tutti all'inseguimento della gloria tramite un colpo leggendario. Che, secondo la leggenda, compie oggi i suoi primi 88 anni.