Il perdurare del maltempo costringe l’alpinista bergamasco ed i suoi compagni d'avventura ad annunciare la fine anticipata della spedizione.
di Stefano Gatti
"Ho dedicato oltre un anno di vita al Manaslu, esercitato l’arte dell’attesa e della pazienza, investito risorse a cinque zeri ma - nonostante tutto questo - la montagna più facile tra i giganti della Terra mi ha respinto anche questa quarta volta. Dovrei parlare al plurale visto che in quattro tentativi ho avuto compagni diversi, ma ho imparato sin da piccolo a condividere solo i successi e a non farlo mai nei fallimenti". Così Simone Moro ha annunciato la rinuncia a proseguire il suo tentativo di salita invernale agli 8153 metri dell'ottava vetta del pianeta.
Insieme a tutto il loro team, Simone Moro ed Alex Txicon annunciano la conclusione anticipata della spedizione che prevedeva anche la salita del Manaslu Pinnacle, con i 7992 metri della sua vetta considerato… l’ottomila "mancato" più alto del pianeta.
“Oggi utilizziamo questo giorno di sole per impacchettare tutto perché già da stasera inizia a nevicare e continuerà poi domani e dopodomani” dichiara Simone Moro. “Il problema è che non si riesce veramente ad andare oltre Campo 1. Fino a lì si può tranquillamente perché è riparato ma oltre, quando comincia la scalata vera e propria, il pericolo di valanghe è alto e il vento un vero problema. Se il meteo rimanesse stabile potremmo anche tentare, ma continua a nevicare. Oggi tutti insieme, con gli sherpa, i compagni con cui abbiamo condiviso questa esperienza, abbiamo guardato in faccia la realtà e abbiamo deciso di chiudere qui. Neanche questo mio quarto tentativo è bastato, e oggi posso dire di aver passato un anno esatto della mia vita qui sul Manaslu”.
"Ho sempre detto 'abbiamo vinto' e 'ho perso'. Usare il singolare nelle sconfitte serve a non cercare alibi o a non attenuare il peso della delusione e a non trovare responsabilità all’infuori di sé. Dunque non lo faccio neanche stavolta e mi carico tutto il peso di questa quarta rinuncia che è ovviamente anche una sconfitta. Ho cercato di cambiare strategia di acclimatamento e approccio alla montagna partendo il 1 dicembre. Ho salito due montagne, una di 6100 metri ed un’altra di quasi 7000. nei giorni precedenti al Manaslu, ma ho voluto mantenere la coerenza di aspettare il 21 dicembre prima di raggiungere il campo base di questo ottomila nepalese. C’era un tempo fantastico prima dell’inizio dell’inverno astronomico, avremmo potuto raggiungere la vetta del Manaslu se avessimo scalato i primi 21 gg di dicembre, ma le regole non le si adatta alle proprie opinioni o convenienze e dunque l’inverno astronomico (che inizia dopo il 21 dicembre) ci ha letteralmente martoriati con almeno quattro metri abbondanti di nevicate e tempeste di vento gelido".
"Ho provato anche a cambiare modo di attendere le finestre di bel tempo e mi sono fatto carico di spostamenti e spese per mantenermi attivo e allenato anziché fermo e bloccato al campo base per settimane. Non è servito neppure questo: l’inverno al Manaslu, in tutte le mie spedizioni del 2015, 2019, 2021 e 2022 si è dimostrato più forte e più nevoso di qualsiasi altra montagna che ho affrontato nelle mie 23 spedizioni invernali. Insieme ad Alex, Iñaki e Oswald abbiamo capito che anche quest’anno non c’era nulla da fare a parte rischiare oltre ogni logica per sperare di andare più in alto dei 6000 metri di campo 1".
"Allora abbiamo chiuso questo nostro tentativo e impacchettato tutta la nostra attrezzatura e iniziato il rientro a casa. Le previsioni meteo erano ancora brutte e il tempo a disposizione ormai vicino al termine. Saper perdere è una cosa che si impara e bisogna saper fare e purtroppo tra ogni mio successo ci sono state anche sonore sconfitte e le critiche annesse. Non amo celebrare e fare inni alla rinuncia o ai fallimenti. Non è, e non sarà mai bello o entusiasmante come un successo ma il dover vivere una sconfitta anche se frutto di una ponderata rinuncia, ti permette di capire quanto si è disposti a dare e sacrificare in una avventura, sia che essa rappresenti il tuo limite o il limite assoluto. Torno a casa dal Manaslu consapevole di aver fatto quello che ho potuto e che con molta evidenza non è bastato".
"La natura vince sempre su tutto e tutti e io non faccio certamente eccezione. Le persone che sono state con me prima di partire e in questi oltre due mesi di spedizione sono state fantastiche, la montagna bellissima e l’esperienza altrettanto. Torno a casa felice e perdente, ancora vivo e ancora motivato, perché dopo il perdurare del brutto arriva sempre il bello e con esso a volte giungono le sorprese e nuove decisioni. Grazie a tutti quelli che hanno voluto seguirmi e incoraggiarmi, vi sono grato e sono sicuro che con il passare del tempo ci stiamo avvicinando a un prossimo e diverso epilogo delle mie future esplorazioni".
Dunque a presto e buon cammino.
Simone Moro
Simone ha al suo attivo 23 spedizioni invernali su diverse montagne e in diverse regioni del pianeta, ed ha contribuito in modo sostanziale a rilanciare l’attenzione e l’esplorazione invernale sugli 8000, dopo la fantastica stagione delle prime scalate effettuate dai polacchi negli anni Ottanta. Solo l'alpinista bergamasco hafin qui ha raggiunto quattro cime di 8000 metri in completa stagione invernale: Shisha Pangma (m. 8027) nel 2005, Makalu (m. 8463) nel 2009, Gasherbrum 2 (m. 8035) nel 2011, Nanga Parbat (m. 8126) nel 2016.
Nella spedizione, Simone Moro è stato accompagnato dai suoi sponsors: The North Face, La Sportiva, Camp-Cassin, Garmin, Gruppo Autotorino Spa, DF-Sport Specialist, Acerbis Sport, Somain Italia, Intermatica, Altitude Helicopters, La Manta Foods e Fra.Mar.