ALPINISMO

Precipita per millecinquecento metri lungo la parete: dopo Mingote, sul K2 perde la vita Skatov

Il quarantaduenne alpinista bulgaro stava tentando di scalare il suo undicesimo "ottomila". Quasi certamente un errore di manovra alla base della tragedia.

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A tre settimane dalla prima ascensione del K2 nella stagione fredda da parte degli Sherpa nepalesi, l'alpinista bulgaro Atanas Skatov perde la vita precipitando durante il rientro al campo base della seconda vetta del pianeta. Si tratta della terza vittima di questa stagione dopo lo spagnolo Sergi Mingote, vittima di un incidente lo scorso 16 gennaio - proprio nelle ore in cui dieci alpinisti del Nepal raggiungevano gli 8611 metri della vetta di Chogori - e dopo lo statunitense di origini israeliane Alex Goldfarb, scomparso lo stesso giorno sul Pastore Peak, sempre nel Karakorum.

"Venerdì 5 febbraio verso le 10:30 del mattino il nostro compagno di spedizione Atanas Skatov è  precipitato da una corda fissa vicino al Campo 3 giapponese. Stava arrampicando in discesa e precedeva di qualche metro il suo Sherpa che ha quindi assistito alla caduta. Probabilmente Atanas ha commesso un errore mentre spostava la propria sicurezza da un tratto di corda fissa a quello successivo ed è precipitato. La nostra squadra aveva attrezzato il percorso con corde nuove che sono risultate integre. Il suo corpo è stato recuperato dall'elicottero dell'esercito intorno ai 5500 metri di quota alle tre del pomeriggio (le undici in Italia, ndr). Sona, Pechhumbe ed io stesso abbiamo raggiunto la posizione ed abbiamo recuperato il corpo. L'intervento dei militari è stato estremamente rapido ed efficace. Il mio buon amico Atanas aveva salito dieci "ottomila" ed era  un membro molto apprezzato della nostra spedizione. Le mie più sentite condoglianze alla famiglia e agli amici. Oggi abbiamo perso un meraviglioso amico della montagna. Riposa in pace, Atanas".

Questo il comunicato con il quale Chhang Dawa Sherpa, grande capo della spedizione al K2 dell'agenzia nepalese Seven Summits Treks ha dato notizia della scomparsa di Skatov e delle circostanze nelle quali l'incidente è avvenuto. La differenza (millecinquecento metri circa) tra la quota alla quale l'incidente è avvenuto (approssimativamente i 7000 metri del Campo 3 basso, cosiddetto "giapponese", quello alto si trova a 7350 metri) ed i 5550 metri del luogo in cui è stato possibile solo constatare il decesso di Skatov, da sola spiega l'esito fatale dell'incidente stesso. Il cadavere del quarantaduenne alpinista bulgaro, nativo di Sliven è stato poi evacuato in elicottero verso Skardu accompagnato dalla fidanzata, che in queste settimane sul Karakorum seguiva ed assisteva lo sfortunato alpinista dal campo base. Agronomo, entomologo, vgano ed ed ecologista molto noto nel suo Paese, Dr. Skatov aveva salito dieci dei quattordici "ottomila" della Terra in soli cinque anni, raggiungendo tra l'altro per due volte la vetta del Gasherbrum II, quella del Dhaulagiri e quella dell'Everest. La montagna più alta del pianeta era stata addirittura il primo "ottomila" di Atanas in assoluto, nel 2014, per di più lungo il difficile versante nord, quello tibetano. Skatov vi era poi ritornato nel 2017, questa volta dal versante sud, quello nepalese. Sempre quattro anni fa, con la scalata del Denali (in Alaska), il bulgaro aveva completato la "collezione" dei Seven Summits, le sette montagne più alte dei sette continenti (con l'Antartide e distinguendo America del Nord e America del Sud).

Pochissimi dubbi sull'innesco della tragedia nei pressi appunto del C3 "basso" (ormai sopra la Piramide Nera ma appena all'inizio della "Spalla") e sull'errore umano, probabilmente dovuto alla stanchezza. Altri alpinisti (molti quelli impegnati negli ultimi due giorni nel tentativo di vetta finora che finora a nessuno è riuscito) avevano superato senza problemi il punto dell'incidente e lo stesso Lakpa Dendi (lo Sherpa di Skatov e testimone oculare della tragedia) ha poi verificato l'integrità della corda per gli alpinisti che seguivano nella discesa verso il CB ai piedi della montagna.

Membro come detto della grande spedizione di Seven Summits Treks, Atanas è la terza vittima di questa stagione di scalate invernali sul K2 e la terza nel Karakorum pakistano. Sabato 16 gennaio, nelle ore in cui gli Sherpa del Nepal toccavano la vetta del secondo "ottomila" della Terra in "prima assoluta invernale", due incidenti provocavano la morte di altrettanti colleghi di Skatov. Alex Goldfarb perdeva la vita sul Pastore Peak, (una vetta di seimiladuecento metri) nel corso di una scalata di acclimatamento in vista di un tentativo sugli 8047 metri del ben più impegnativo Broad Peak. Proprio sul K2 invece, una caduta nella parte bassa della grande montagna aveva esiti fatali per il catalano cinquantenne Sergi Mingote, che proprio della spedizione SST era uno dei responsabili per la parte alpinistica. Nell'immagine qui sotto, riuniti sotto la tenda in un momento sereno al campo base, da sinistra a destra sono ritratti Mingote, Skatov e Nirmal Purja, l'alpinista gurkha nepalese, il più conosciuto e carismatico tra i "summiters", i componenti del team di vetta dello scorso 16 gennaio.

Culminata appunto tre settimane fa con lo storico successo nepalese, la stagione invernale al K2 era poi proseguita nella seconda metà di gennaio con  una fase interlocutoria (ma ugualmente intensa) segnata dal maltempo e dalla successiva ripresa delle "rotazioni" in quota da parte delle spedizioni presenti al campo base, per permettere agli alpinisti di innalzarsi gradualmente in quota ed acclimatarsi in vista del "summit push", trascorrendo delle notti ai campi alti. Fino ad ora però nessuno degli alpinisti presenti è riuscito ad approfittare della "finestra" di tempo stabile (anche se con temperature fino a sessanta gradi sotto lo zero) che, apertasi nei giorni scorsi, si sta però inesorabilmente chiudendo. Hanno così rinunciato molti dei membri di Seven Summits Treks, l'alpinista milanese Mattia Conte (che scala da solo) e l'altoatesina Tamar Lunger che - dopo la rinuncia del suo compagno, il rumeno Alex Gavan ("provato" dalla tragedia di Mingote) - aveva unito le forze con il cileno Juan Pablo Mohr, a sua volta inizialmente compagno di cordata di Mingote. Proprio Mohr e l'islandese John Snorri (insieme al pakistano Ali Sadpara ed al figlio Sajid) sono gli unici al momento di scrivere ancora impegnati nel tentativo di raggiungere la vetta del K2.

 

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