ALPINISMO

Non ci sono più speranze per i tre alpinisti dispersi, operazioni di ricerca ostacolate dal maltempo

A vuoto anche il terzo giorno di ricerche con gli elicotteri dei tre alpinisti dispersi venerdì scorso sul K2. La spedizione di Seven Summits Treks lascia la montagna.

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Scarsa visibilità lungo l'intera parete e nuvole nella zona della vetta del K2 continuano a vanificare i voli degli elicotteri dell'Aviazione Militare pakistana che da sabato scorso stanno cercando tracce di John Snorri, Muhammad Ali Sadpara e Juan Pablo Mohr, dispersi proprio nella zona sommitale della seconda vetta del pianeta, mentre cercavano di portarne a termine la prima ripetizione invernale, a venti giorni esatti dal successo degli Sherpa nepalesi.

"Oggi siamo riusciti a compiere alcuni voli intorno ai settemila metri di quota con due elicotteri dello squadrone Aviation 5 dell'Esercito. I piloti, Lakpa Dendi (lo Sherpa che - sempre venerdì scorso - ha assistito alla caduta fatale al bulgaro Atanas Skatov, ndr) ed io stesso abbiamo perlustrato dall'alto le aree oggetto delle ricerche per cercare di localizzare Ali Sadpara, John Snorri e Juan Pablo Mohr. C'era poca visibilità e la parte alta della montagna era coperta di nuvole. Negli ultimi tre giorni i piloti hanno fatto un grande lavoro, oltre i loro limiti operativi, ma non siamo riusciti a trovare indizi sull'accaduto. Aspettiamo un miglioramento del tempo per riprendere le ricerche".

Così riassume lo stato attuale delle operazioni di soccorso (solo ricerca, ormai) Chhang Dawa Sherpa, il gran capo della spedizione Seven Summits Treks, di gran lunga la più numerosa - anzi, mastodontica - spedizione (nonchè la prima nel suo genere, commerciale, sul K2 nella stagione fredda) , ormai ufficialmente conclusa ed in procinto di lasciare il campo base di Chogori. Le operazioni di soccorso però riprenderanno, alla ricerca quantomeno dei cadaveri dei tre sfortunati alpinisti, del loro recupero (se possibile) ed eventualmente della natura dell'incidente e delle sue cause. Perchè solo di un incidente che ha coinvolto contemporaneamente Snorri, Sadpara e Mohr può essersi trattato, visto che nessuno dei tre ha avuto modo di lanciare un SOS. Ricordiamo anche che, nell'inverno di due anni fa, le ricerche di Daniele Nardi e Tom Ballard (dispersi sul Nanga Parbat e deceduti, con ogni probabilità travolti da blocchi di ghiaccio) si protrassero per quasi due settimane - da lunedì 25 febbraio a sabato 9 marzo - e si conclusero con l'avvistamento sul difficile Sperone Mummery  dell'alpinista laziale e di quello britannico, che però vennero lasciati in parete (dove si trovano tuttora) per le troppo elevate difficoltà delle operazioni di recupero e per la volontà delle rispettive famiglie.

Alle ricerche dei tre dispersi continueranno a prendere parte Imtiaz ed Akbar, cugino e nipote di Ali Sadpara, che hanno perlustrato la parte bassa della parete,. dove però i tre dispersi non possono trovarsi. Il figlio di Ali, Sajid, unico superstite del team che aveva lanciato il tentativo di vetta (rientrando al Campo 3 a causa di un problema tecnico al respiratore), nel fine settimana è tornato in quota partecipando ad uno dei voli di ricerca e poi - rientrato a Skardu - in un'intervista alla tv pakistana si è detto convinto (per via della sucessione oraria degli eventi) che il genitore ed i suoi compagni di cordata siano rimasti vittime di un incidente sulla via del ritorno, quindi dopo aver toccato la vetta del K2. 

Intanto, tra gli alpinisti che stanno per lasciare il K2 c'è anche l'altoatesina Tamara Lunger che - lo scorso 16 gennaio - era stata tra i primi a prestare soccorso a  Sergi Mingote (vittima di una caduta dall'esito fatale nella parte bassa della via lungo lo Sperone Abruzzi)  e si era poi legata in cordata con JP Mohr, rinunciando però venerdì scorso a proseguire il tentativo di vetta, mentre il cileno si univa a Snorri e Sadpara. A Juan Pablo ed alle altre vittime della stagione invernale al K2 Tamara (qui sotto in un momento di spensieratezza con lo stesso Mohr e - in secondo piano - con Mingote nelle fasi iniziali della spedizione), ha dedicato la toccante lettera d'addio che riportiamo.

"Manchi JP! Oggi è il tuo compleanno e il nostro piano era di festeggiare, ma invece sono qui senza parole, con le lacrime agli occhi e un sacco di domande. Sapendo che le possibilità di rivederti sono vicine allo zero. Sono grata di aver avuto la fortuna di conoscerti con il tuo sorriso, la tua energia e tutta la passione e l’amore dentro di te. Che tutto questo era di cosi poca durata non me lo aspettavo e mi spacca il cuore, tantissimo!!! Che gli angeli ti portino dove stai bene, sei protetto e felice. Grazie mille per questo periodo intenso, era un enorme aiuto di averti vicino a me con tutte queste tragedie. Sto soffrendo anche per la tua famiglia e mando tutta la forza che posso! Mi piange anche il cuore per Ali e John, la montagna questa volta mi ha tolto tanto, in questo momento mi pare anche la passione. Questa spedizione per me è stata la più brutale che ho vissuto. Un’esperienza che ho cominciato come un sogno ed é finito in un incubo che mi rincorrerà per tanto tempo! Guardare avanti adesso sarà la cosa da fare! Sarà difficile ma farò del mio meglio. Partirò da qui: proverò a girare le spalle al K2 per cercare un po’ di pace! JP, Ali, John, Sergi e Atanas vi porterò nel mio cuore per sempre Grazie a tutti voi che mi state vicino". 

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