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NFL, Trump fa marcia indietro: "Kaepernick merita un'altra chance"

Il presidente USA torna sui suoi passi mentre l'America è in piazza per gli stessi motivi dell'inginocchiarsi dell'ex quarterback

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Un piccolo gesto può cambiare il mondo, e se è quello di uno sportivo è più facile che ci riesca. È la storia di Colin Kaepernick, il giocatore di colore di football americano che quattro anni fa si inginocchiò all'Inno Usa prima di tutte le sue partite, in difesa del Black Lives Matter. Questo gesto gli costò la fine di ogni contratto professionistico, ma lo rese un simbolo mondiale della protesta che è ri-esplosa dopo l'uccisione di George Floyd, spingendo anche le massime istituzioni dello sport mondiale - sempre chiuse a qualsiasi gesto politico - a schierarsi da parte degli sportivi in ginocchio. 

"Merita un'altra chance", dice oggi di Kaepernick il presidente USA Donald Trump, che aveva sempre criticato con durezza l'ex quarterback dei San Francisco 49ers per aver dato il via alla protesta contro il razzismo inginocchiandosi durante l'inno nazionale, e ora cambia idea: "Se merita" una chance allora "dovrebbe averla. È partito alla grande, ma non ha finito molto bene come giocatore", ha detto Trump in un'intervista a Sinclair Broadcasting riportata dai media americani. 

Trump dunque torna sui propri passi mentre l'America è in piazza per gli stessi motivi che hanno portato ad inginocchiarsi Kaepernick, ovvero per combattere contro il razzismo e l'uso eccessivo della forza da parte della polizia. Dopo le scuse della NFL della scorsa settimana, con il numero uno della lega professionistica del football americano, Roger Godell, che in un video postato su Twitter ha fatto le sue condoglianze alle famiglie vittime della brutalità della polizia ammettendo di non aver ascoltato abbastanza i campioni che protestavano pacificamente come Colin Kaepernick, ora anche Trump fa marcia indietro. 

Eppure, quel gesto di protesta durante l'Inno americano, e la scomunica presidenziale, costarono a Kaepernick il lavoro e la carriera. Il football americano e la NFL gli negarono un contratto, e da allora è diventato un disoccupato simbolo del Black Lives Matter. Kaepernick è stato il primo a inginocchiarsi durante l'Inno nella stagione 2016 e sono tre anni che non gioca. Trump all'epoca disse che il protagonista di un affronto come inginocchiarsi davanti alla bandiera a stelle e strisce avrebbe dovuto essere cacciato. E i proprietari delle franchigie si allinearono: Kaepernick non fu confermato dai 49ers, né messo sotto contratto da nessun altro club. 

L'anno scorso fu organizzato un open-day dalla NFL per farlo ingaggiare, ma nessuno gli offrì un contratto. "Nella sua protesta ho rivisto la mia", ha raccontato di recente Tommie Smith, il pugno chiuso del podio olimpico di Città del Messico '68 che pagò la sua protesta venendo espulso dall'atletica USA. "La NFL ha fatto bene a riabilitarlo, ma avrebbe dovuto farlo prima: Kaepernick ha perso il posto". Ora forse lo ritroverà, e nessuno più potrà aver paura di dire la sua. 

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