INCHIESTA GINNASTICA

"Magre e grasse divise a tavola": così lo scandalo si allarga all'aerobica

Davide Donati, tre volte campione del Mondo, parla a Repubblica. Una ragazzina scrive in un tema della sua insegnante di ginnastica: "Mi chiamava porchetta e ippopotamo"

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Dalla ginnastica all'aerobica, il fil rouge è sempre quello e fa accapponare la pelle. Lo scandalo si allarga a macchia d'olio, perché gli atleti disposti a parlare aumentano di giorno in giorno e svelano nuovi particolari su un "metodo", chiamiamolo così, che con lo sport e tutti i suoi valori non ha nulla a che vedere. A scoperchiare il vaso di Pandora ci ha pensato, questa volta, Davide Donati, tre volte campione del Mondo con la nazionale di aerobica: "Durante ogni pasto le ragazze venivano divise in base al peso: c'erano due tavoli, uno per le magre e l'altro per le grasse, come venivano definite dai tecnici - racconta a Repubblica -. La separazione fisica era per loro un'umiliazione quotidiana. Il menu ovviamente cambiava in base ai tavoli: quelle considerate magre potevano mangiare qualcosa in più delle altre".

E ancora: "Noi maschi, che potevamo mangiare anche il pane, spesso lo nascondevamo dentro il cappuccio della felpa e lo portavamo alle ragazze che avevano fame dopo il pranzo. Non sono casi isolati. Le loro parole hanno aperto una ferita dolorosa in tutti noi e vogliamo sostenerle. E che non si dica che la Federazione non era a conoscenza di questi atteggiamenti".

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Ancora più inquietante, se possibile, il racconto di Verdiana Serafini, madre di Ilaria, una ragazzina che, qualche mese fa, ha manifestato tutto il suo profondo disagio in un tema di terza media: "Durante l'esercizio - ha scritto Ilaria - l'istruttrice di ginnastica ritmica di una società sportiva romana comincia a urlare di tutto e di più. Mi chiama maiale, porchetta, ippopotamo". 

"Sono dispiaciuta, molto dispiaciuta - ha detto invece Verdiana Serafini -. Ci siamo passati, ne abbiamo fatto i conti, abbiamo reagito. Altre ragazze che non ne hanno avuto invece la forza. Com'è andata nel nostro caso? Ci siamo rivolti alla Procura federale e dopo un complicato iter burocratico si è arrivati a una condanna, una sospensione di appena un mese e mezzo per l'allenatrice. La sospensione è scattata durante i mesi estivi, quando non ci sono gare federali. Una presa in giro. A settembre l'abbiamo ritrovata in giuria in una gara regionale. E poi è tornata ad allenare nei centri tecnici federali per i quali era stata convocata anche nostra figlia. Ci siamo rivolti al safe guarding officer (un organo di garanzia nominato dalla Fgi, ndr ). Da allora non abbiamo saputo nulla. Credo che anche questo silenzio, questa mancanza di empatia siano profondamente ingiusti nei confronti di ciò che abbiamo sofferto".  

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