Everest 2019, problemi certi e soluzioni possibili

Dal campo base, il bilancio della stagione alpinistica dal punto di vista di uno degli elisoccorritori più esperti: l'italiano Maurizio Folini

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Bianco, rosso e blu sono i colori della bandiera del Nepal (l'unica al mondo formata dalla combinazione di due bandierine triangolari) e sono anche i colori degli elicotteri di Kailash Helicopter Services, la società per la quale Maurizio Folini ha operato negli ultimi due mesi al campo base dell'Everest. Pilota ed elisoccorritore tra i più esperti (e quindi richiesti) a livello mondiale, Folini è appena rientrato nella sua Valtellina. Prima che lasciasse il Nepal, lo abbiamo intervistato chiedendogli di farci un bilancio della stagione alpinistica sul “tetto del mondo”, con particolare riguardo agli aspetti logistico-organizzativi piuutosto problematici legati alla sua attività ed alla presenza al campo base di numerose spedizioni commerciali. La stagione ormai giunta al suo termine è stata infatti segnata - ancora una volta - dalle polemiche sull'elevato numero di permessi di scalata concessi agli alpinisti ed a quello degli incidenti sulla montagna: undici i decessi registrati sull'Everest. Eventi che, a migliaia di chilometri di distanza, hanno alimentato dibattiti e polemiche, generando giudizi non di rado avventati. Giusto quindi chiedere un parere a chi ha testimoniato gli eventi direttamente sul campo e, dall'alto della sua esperienza, è in grado di offrire un quadro generale “di prima mano”, sicuramente equilibrato e fedele alla realtà.

Maurizio, una stagione ancora una volta piuttosto controversa all'Everest. Qual è il tuo giudizio dal punto di vista alpinistico e organizzativo?
"Il problema quest'anno è stato la finestra di bel tempo molto breve: solo quattro-cinque giorni contro i dieci-dodici che rappresentano invece la “norma”. Il freddo poi è stato più intenso ed il vento spesso impetuoso. A tutto questo va aggiunto il maggior numero di persone non proprio preparate a questo tipo di avventura.

Abbiamo visto foto di code impressionanti sulla montagna. Siamo giunti ad un punto di non ritorno?
"L'immagine che è circolata sui media di tutto il mondo inquadra il tratto compreso tra la Cima Sud e quella principale, dove si trova l'Hillary Step (o quello che ne rimane): un passaggio obbligato, praticamente “a senso unico. L'ingorgo si è protratto per circa tre ore nell'arco della giornata di giovedì 23 maggio. Per il resto di quella giornata e nelle altre il flusso degli alpinisti è stato abbastanza regolare. Il team incaricato di mettere le corde fisse quest'anno è salito in ritardo a causa del meteo instabile e del forte vento. Tutto questo ha reso la salita particolarmente complicata e concentrata appunto in pochi giorni. Quindi gli aspiranti alla vetta (il cui numero era pari a quello dell'anno scorso) si sono dovuti dividere i pochi giorni utili".

Come si può disciplinare?
"Qualcosa è già stato fatto, come assegnare uno sherpa ad ogni cliente e poi regolare il flusso di ossigeno delle bombole ad un certo livello. Ne stiamo discutendo molto fra addetti ai lavori, agenzie ed organi di governo. Non è facile trovare un compromesso che vada bene a tutti e che rispetti la montagna".

Quale è stata giornata più difficile per quanto riguarda il tuo lavoro?
"Le giornate più difficili sono quelle nelle quali viene richiesto il mio intervento ed io a causa delle condizioni meteo non mi posso alzare in volo. A quel punto prego che il paziente riesca a superare la notte, in modo da poter intervenire il giorno seguente".

Quale invece il tuo ricordo personale più bello di questa stagione?
"Dopo un recupero in “long line” (una corda appesa sotto all'elicottero, lungo la quale i soccorritori si calano ed alla quale agganciano la barella senza che la macchina debba posarsi a terra, ndr) di una persona colpita da cecità d'alta quota mi è stato riferito che anche il suo sherpa era in difficoltà nella discesa a causa di congelamenti alle mani. Senza attendere il benestare dell'assicurazione ho concordato con i miei responsabili di Kailash Helicopter Services andare a recuperarlo ugualmente, togliendo quel giovane sherpa da una situazione di pericolo. Alla parte burocratica abbiamo pensato dopo".

Si possono migliorare ancora le tecniche di soccorso ad alta e altissima quota?
"Siamo già ad un livello altissimo. Si può sempre migliorare, ma abbiamo un ottimo sistema per gli interventi di soccorso sia in elicottero sia con le squadre a terra che sono composte da sherpa molto qualificati".

Come ci si "riposa" da un periodo di lavoro così importante e quali sono i tuoi programmi per i prossimi mesi per quanto riguarda la montagna ed il tuo lavoro?
"Mi riposo passando qualche giornata a casa con la mia famiglia che mi appoggia e mi dà la forza di affrontare questo periodo di lavoro molto intenso. Poi riprendo il mio lavoro come pilota e come guida alpina, questa volta però tra le nostre bellissime montagne delle Alpi".

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