ALPINISMO

“Esiste una sola opzione, e deve essere quella giusta”, da Cortina d’Ampezzo la versione di Nirmal Purja  

La nostra esperienza con l’alpinista nepalese che lo scorso mese di gennaio ha messo a segno la storica "prima" invernale del K2 con nove connazionali.

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“Giving up is not in the blood”, arrendersi non è contemplato. Per quanto ci riguarda, il mantra ribadito da Nirmal Purja sul palco di Piazza Dibona a Cortina d’Ampezzo è stato il momento più significativo ed al tempo stesso enigmatico della “tre giorni” sulle tracce del team leader del successo nepalese in prima invernale sul K2 organizzata da Scarpa, che dell’alpinista più “in” del momento è sponsor tecnico. Ma il talk serale è stato solo il momento culminante del nostro viaggio - breve appunto ma intenso - alla scoperta del "pianeta Nirmal" che ha bisogno di essere ripreso dall’inizio.

La conca nella quale è adagiata Cortina ci accoglie come dentro una culla confortevole e suggestiva le cui sponde sono le pareti rocciose delle Tofane, del Pomagagnon e del Cristallo, del Faloria e del Sorapiss, del Becco di Mezzodì, della Croda da Lago: le Dolomiti Ampezzane, insomma. Ci avviamo sotto acquazzoni intermittenti verso il Dolomiti Lodge Alverà che ospita il primo momento “corporate” di un viaggio appunto che simbolicamente ci porterà dalle Alpi al Karakorum. Ed eccolo, Nirmal “Nimsdai” Purja, l’alpinista nepalese - ammiratissimo e controverso, soprattutto nel giudizio di parte dei suoi colleghi - che da un paio d’anni a questa parte ha contribuito ad aprire un nuovo capitolo (anzi due) nella storia dell’alpinismo d’alta ed altissima quota: quello di spedizione. Prima stabilendo uno straordinario record di velocità nella collezione di tutti i quattordici “ottomila” della Terra nell’arco temporale di 189 giorni (sei mesi e sei giorni), tra il 23 aprile (Annapurna)ed il 29 ottobre del 2019 (Shishapangma), poi mettendo a segno sabato 16 gennaio 2021 la “prima” invernale assoluta del K2 (con i suoi 8611 metri il gigante pakistano è la seconda montagna del pianeta e l’ultimo ottomila a “cadere” nella stagione fredda) insieme a cinque compagni di squadra e ad altri quattro connazionali appartenenti a due spedizioni diverse: i dieci nepalesi appunto (nove di etnia sherpa ed uno di etnia gurkha, lo stesso Nirmal), autori di una performance straordinaria e storica, capaci di aggiornare la storia dell’alpinismo che – sulle montagne di Himalaya e Karakorum - era stata nei cento anni precedenti scritta e firmata da alpinisti occidentali, con i locali lungamente confinati al ruolo di portatori d’alta quota e solo più recentemente guide.

Dal primo contatto con Nirmal emergono subito la sua personalità ma soprattutto un certo qual magnetismo: siamo di fronte ad un uomo che - prima ancora che dalle montagne – è stato formato (nel vero senso della parola) e meglio ancora addestrato dalla sua formazione nei Gurkha (il corpo speciale delle Forze Armate Britanniche composto da soldati nepalesi) e poi dall’appartenenza allo SBS (Special Boat Service), un corpo d’elite della Royal Navy britannica. Esperienze che, se da un lato hanno allungato il percorso di Nirmal verso l’alpinismo, dall’altro gli hanno permesso di farlo in una condizionale fisica e mentale di altissimo livello, nel pieno del vigore fisico e della maturità, in un certo senso bruciando le tappe. Non bisogna infatti dimenticare che all’alpinismo una volta si sarebbe detto “di punta” il nostro è arrivato nemmeno dieci anni fa, nel 2012, largamente sprovvisto di esperienza specifica e già alla soglia dei trent’anni (ne ha compiuti trentotto lo scorso 25 luglio).

Il benvenuto di Nims all’esclusiva platea che ha di fronte è accattivante e, come detto, magnetico: ci mette l’acquolina in bocca per il secondo atto. Per il quale, l’indomani mattina, ci presentiamo di buon’ora al Passo Falzarego (il valico a 2019 metri di quota che collega l’Ampezzo con l’Agordino e la Val Badia), raggiunto in auto insieme alle Guide Alpine di Cortina Paolo Tassi e Franco Gaspari. In programma una “experience” ad alto tasso panoramico verso i 2778 metri del Piccolo Lagazuoi ed al sottostante Rifugio omonimo, dove ad attenderci sarà proprio Nimsdai (che significa “fratello Nims”). La via di salita percorre il Sentiero Kaierjager, un facile ma non per questo banale itinerario da seicento metri di dislivello, attrezzato nei punti più esposti verticali, che ci porta nel cuore della montagna e - guidati dalla prosa enfatica e coinvolgente della guida storica Franz Pozzi - alla riscoperta di alcuni degli episodi più significativi e tragici della guerra d’alta quota che proprio in questi luoghi, appena più di un secolo fa nel primo conflitto mondiale mise alla prova il coraggio, lo spirito di sacrificio, la fratellanza e soprattutto l’amore per la patria dei nostri Alpini e dei Kaiserjaeger imperiali.

Il racconto di Franz non ci lascia emotivamente indifferenti (tutt’altro!) ma alla lunga, sentendoci “ferrati” sull’argomento (scusate il gioco di parole), preferiamo accelerare la marcia verso il tratto attrezzato appunto ed unirci al “fast group” affidato alle cure della Guida Franco Gaspari, approfittandone per mettere alla frusta le nostre nuovissime Scarpa Rapid da avvicinamento. Un modello hiking progettato per muoversi velocemente su terreni montani, ideale per trail tecnici, in fase di avvicinamento alla parete da scalare (e per quanto ci riguarda al secondo momento del nostro incontro con Nirmal!), facile da attaccare all’imbrago e prestante nelle discese ripide e veloci, la cui nuova suola Agility, in mescola Vibram, presenta un'intersuola in EVA con densità differenziate per attutire gli impatti e aumentare il comfort. L’arrivo sull’ampia vetta ci dischiude (no, ci spalanca proprio davanti) un panorama “mondialmente” senza confronti e che, oltre che sulle montagne incombenti su Cortina, spazia dal Pelmo alla Marmolada, dall’imponente ed infinita bastionata del Gruppo di Fanes al massiccio… in miniatura delle Cinque Torri, dall’Antelao al Civetta, dal vicinissimo Sass de Stria alle lontanissime Odle, che fanno capolino alle spalle del Gruppo del Sella e del Piz Boè.

Raggiungiamo quindi il Rifugio Lagazuoi (come detto solo pochi metri sotto l’omonima vetta) per un pranzo che già pregustiamo al tavolo di Nirmal, faccia a faccia: un’occasione imperdibile e forse irripetibile per confrontarci con lui, per provare ad approfondirne la conoscenza. Anche se non siamo sicuri di esserci riusciti più di tanto, perché un personaggio così di aspetti da scoprire ne ha proprio tanti, quasi quante le pareti di un gigante himlayano di roccia e ghiaccio e - più ancora - quante le sfaccettature che una montagna offre nelle diverse ore della giornate e nell’alternarsi delle stagioni. Dobbiamo quindi ammetterlo: di Nims avremmo voluto capire di più, conoscerlo ancora meglio ma facciamo intanto tesoro di quanto abbiamo intuito e che ci aiuterà sicuramente a raccontarlo meglio nei progetti alpinistici del suo futuro. Che non è poi così lontano, visto che Nirmal ci ha rivelato la “scaletta” di massima dei mesi che portano alla fine dell’anno. Con la sua agenzia Elite Exped l'alpinista nepalese (che ha qui fin qui guidato ventidue spedizioni sulle montagne più alte della Tera, sarà a settembre il Manaslu (con i suoi 8163 metri l’ottava vetta del pianeta), ancora in Nepal il Dhaulagiri (8167 metri, la settima) e lo splendido Ama Dablam (6812 metri) tra ottobre e novembre. Poi una spedizione in Antartide a dicembre e - nel mese di gennaio 2022 - l'Aconcagua sulle Ande, con i suoi 6962 metri il punto culminante delle Americhe e dell'intero emisfero australe e, in quanto tale, uno dei Seven Summits del nostro pianeta, l'esclusivo "club" delle vette più alte dei sette continenti.

Intanto, come si dice oggi “condividiamo” la sensazione di trovarci di fronte ad un uomo perfettamente consapevole del proprio ruolo-guida e del proprio carisma, nel pieno delle proprie forze, che nei suoi anni da soldato ha evidentemente appreso l’attitudine al comando e con ogni probabilità vicino, vicinissimo al culmine delle proprie possibilità ma non per questo propenso a rallentare, ad accontentarsi, a riposare sul proprio successo. A metterlo a frutto questo sì, ma non ad accontentarsi. Ciò che ne fa un campione d’alpinismo, un esploratore, un self manager fatto e finito, arrivato “in punta” per le proprie doti innate, però ben incanalate dalla “fame” e da un addestramento alla portata appunto solo dei più forti di chi non teme nulla e di chi - sono parole sue - nei momenti delle scelte senza ritorno ha appunto “una sola opzione e deve essere quella giusta”. Anche un uomo in qualche modo prigioniero del proprio successo e del proprio destino, Nirmal? Non lo sappiamo, ed è forse questo l’enigma cui abbiamo accennato all’inizio, la voglia che ci è rimasta ci incontrarlo di nuovo. Adesso però è (purtroppo) tempo di liberarlo dai nostri dubbi e dalla nostra curiosità: è impaziente di uscire all’aperto e di tornare a Cortina per prepararsi al “talk” serale. Per farlo, snobba la comoda funivia e… (per dirla con uno dei suoi principali sostenitori), mette letteralmente le ali e plana a valle con la vela del parapendio! A noi non resta che la comoda e “digestiva” discesa con la funivia stessa. Il tempo di fare rientro nella conca ampezzana, ripulirci e prepararci, poi sarà tempo di raggiungere piazza Dibona per la… fase tre!

“Stasera fa freddo come a settembre inoltrato”: la saggezza popolare dei locals non ci scalda più di tanto ma non importa. Sembra quasi che la tarda estate alpina abbia deciso di “apparecchiarci” un clima… consono al "talk" (moderato da Daniele Bossari) ma soprattutto al racconto che Nirmal farà della sua collezione-record del 2019 e della “prima” invernale assoluta dei dieci alpinisti nepalesi sul K2. Un paio d’ore ad altissima intensità nella location che - agli... antipodi della stagione calda rispetto ad ora - ospita linea di partenza ed arrivo della Lavaredo Ultratrail, l'ormai mitica LUT. Meglio però non divagare e tornare sul palco dove campeggiano gli scarponi con i quali il "nostro" ha raggiunto la vetta del K2: i fantascientifici Scarpa Phantom 8000 HD che lo stesso Nirmal ha contribuito a sviluppare, con il suo feedback (direttamente dal campo... base!) agli uomini dell'azienda veneta di Asolo.

Il racconto è puntuale e concreto, non concede troppo gli aspetti facilmente emotivi ma sottolinea il valore che il nostro assegna al lavoro di squadra nelle sue spedizioni, al rispetto per i compagni, al dovere di prestare soccorso ai colleghi in difficoltà, al rispetto per le montagne ed il pianeta, all’imprescindibilità del “teamwork” di tutti noi per dare alla Terra un futuro che al momento appare compromesso. Ma, dice Nirmal, “Giving up is not in the blood”: la resa non è contemplata.  Ha naturamente a che fare con lui, Nims, ma è un suggerimento per noi, una via possibile. In prima fila - con il suo maglione rosso - lo ascolta attentamente, tra gli altri, Mario Lacedelli, nipote di  quel Lino, alpinista cortinese del gruppo degli “Scoiattoli” che il 31 luglio del 1954, insieme al valtellinese Achille Compagnoni, fu uno dei due componenti della squadra di vetta della spedizione italiana che per prima raggiunse la cima del K2.

Come dire il trait d’union, Mario Lacedelli (lui pure al K2 nel 2004 con la spedizione degli Scoiattoli che celebrava il cinquantenario della "prima" italiana) tra Cortina e Nims ed un buon motivo per il fortissimo nepalese di concludere a Cortina il proprio tour europeo che lo in precedenza visto onorare i propri impegni commerciali nella sede austriaca Red Bull e che lo vede altrettanto impegnato a promuovere “Beyond Possible”, il libro dedicato all’assonante "Project Possible 14/7" (la collezione dei quattordici ottomila in sette mesi) ed il docufilm in uscita a novembre. Del quale a fin serata - dopo aver chiesto, anzi “ordinato” di spegnere telecamere e smartphones – Purja ha offerto alla platea un esclusivo e coinvolgente trailer, dalle sequenze a tratti drammatiche. La degna conclusione della serata appunto ma anche una porta aperta sui progetti futuri di Nirmal e – più appropriatamente – la zip di una tendina d’alta quota che scorre nelle sue guide e ci lascia intravvedere il suo mondo… beyond possible, quello di pochi altri come lui, pochissimi. E forse la loro stessa anima.

 

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